Il dott. Mark Lehner e il suo team di 70 ricercatori hanno avuto un’occasione unica: misurare e registrare ogni strato storico e ogni ruga dell’icona del mistero. Hanno pazientemente dedicato mesi a girare in cerchio, arrampicarsi e misurare Horemakhet, The Guardian, The Terrifying One, Father of Dread, la Sfinge Egizia e i suoi templi.
Il loro lavoro ci offre oggi un’istantanea dei metodi archeologici di costruzione di un tempo.
il 15 gennaio 2018 tutte le fatiche fatte per prendere le misure, tutti gli studi e le riflessioni vengono svelate al mondo. Viene resa pubblica una versione digitale in espansione del progetto ARCE Sphinx 1979-83, condividendo così per la prima volta le mappe complesse, le misure precise e le risultanti rivelazioni di Lehner e del resto del team di ARCE.
Il rilascio online è arrivato 35 anni dopo la fine del progetto ARCE ma pochi hanno saputo di questi risultati, allora o dopo. Per più di 35 anni l’opera di Lehner è rimasta in gran parte inaccessibile al pubblico. Per vari motivi, la documentazione del team giaceva inedita e disponibile solo in una copia cartacea scadente e le mappe, i disegni, le foto, gli appunti e le registrazioni dietro quella dissertazione sono andati a finire in un archivio.
Questo studio è stata la prima descrizione sistematica della Grande Sfinge di Giza.
Obiettivo dello studio
L’obiettivo della mappatura era comprendere l’origine della Sfinge grazie ad osservazioni attente della sua struttura e della geologia, ma soprattutto scopo principale della ricerca era quello di preservare la statua.
Infatti, verso la fine degli anni ’60 molte parti delle zampe, sia anteriori che posteriori, erano crollate svelando ciò che c’era sotto. Anche il petto della Sfinge era fortemente degradato.
Grazie a questo degrado il gruppo di studiosi ebbe un’occasione unica nella storia che i successivi restauri per la conservazione della Sfinge hanno di nuovo nascosto:
la possibilità di “guardare all’interno del corpo della Sfinge!
L’idea degli studiosi era quella di leggere la storia dalle stratificazioni in muratura e osservare le condizioni del nucleo reale dell’uomo-leone. Se Lehner fosse riuscito nell’impresa avremmo potuto capire di più su come è stata costruita e soprattutto da chi.
Sottolineiamo che Il progetto 1979-83 è riuscito a svelare come fu costruita la Sfinge ma soprattutto grazie ad un approccio mutidisciplinare e tecnologico, la Sfinge, il suo sito e i due templi vicini sono stati ampiamente documentati per i posteri.
Tratto dalla presentazione dello studio The Archaeology of an Image: The Great Sphinx of Giza di Mark Edward Lehner
Questo studio è la prima descrizione sistematica della Grande Sfinge di Giza
Viene descritta l’impostazione e la disposizione del sito della Sfinge e viene rivista la storia delle precedenti ricerche e scavi. I risultati di otto anni di scavo degli anni ’20 e ’30 sono qui documentati per la prima volta.
Vengono esaminate le fonti pubblicate sulla storia e il significato della Sfinge.
Vengono descritte le caratteristiche della Sfinge e del suo sito sulla base del lavoro sul campo.
Questo lavoro ha portato alle seguenti conclusioni:
I costruttori, sotto il faraone della IV dinastia, Chefren (ca. 2.500 a.C.), estrassero dalle sabbie una serie di terrazze e un santuario a forma di U per la Sfinge.
Hanno estratto la pietra sotto forma di blocchi di diverse tonnellate che hanno usato per realizzare il Tempio della Valle di Chefren e il Tempio della Sfinge su una terrazza di fronte alla Sfinge. Il progetto faceva parte di un programma di costruzione di statue e templi che non aveva eguali fino ai tempi del Nuovo Regno. La Sfinge e il suo tempio associato non furono completati ed è dubbio che sia mai stato organizzato un servizio di culto specifico per la Sfinge.
La Sfinge è stata per lo più abbandonata e trascurata per quasi un millennio.
Una documentazione dettagliata della muratura stratificata della Sfinge indica che i sovrani della XVIII dinastia eseguirono la prima e più grande ricostruzione della statua. Allo stesso tempo, hanno estratto la piramide e i templi di Chefren per il granito e hanno portato via le sue colossali statue. Hanno eseguito la ricostruzione del corpo della Sfinge con lastre di calcare prelevate dalla strada rialzata della piramide di Chefren. Realizzarono una cappella reale alla base del petto della Sfinge e ripararono la barba divina, originaria della IV dinastia.
Ci sono prove che collocarono una colossale statua reale sopra la cappella e sotto la barba per incarnare la scelta del sovrano e la sua protezione da parte della Sfinge, ora conosciuta come il dio, Horemakhet.
I costruttori della XVIII dinastia aggiunsero scatole in muratura ai fianchi del corpo della Sfinge. Questi servivano da piedistalli per naoi. Il più grande potrebbe essere stato per una statua di Osiride, o una statua di Osiride di un re legata al culto di Osiride, Signore di Rosetau.
La Sfinge fu riparata di nuovo, probabilmente nella 26^ dinastia, e in epoca romana.
Lo studio si conclude con un modello della Sfinge come potrebbe essere apparso nella XVIII dinastia. I confronti con altre sfingi e le statue di Chefren della 4^ dinastia vengono utilizzati per creare il modello con l’aiuto dell’imaging del computer.
Per riassumere i ricercatori hanno scoperto che sul corpo originale della Sfinge sono stati effettuati una serie di rivestimenti per riparazioni in diversi periodi, lo si evince dai diversi strati di mattoni che ricoprono la Sfinge come tante pelli stratificate.
“Tali registrazioni saranno utili per valutare e documentare gli sforzi futuri per il restauro della statua. Inoltre, rivelano molto sulla storia della costruzione della Sfinge. Il rivestimento in muratura annesso al corpo del nucleo anticamente, e oggi spogliato a meno della metà dell’altezza del nucleo esistente a N e a circa tre quarti dell’altezza del nucleo a S, mostra almeno due periodi, indicati da strati sovrapposti. C’è anche un’interfasatura patchwork, probabilmente di epoche diverse, nello strato esterno.”
La loro scoperta combacia con quanto raccontato dai resoconti storici:
- Restauro al tempo di Cheope 2600 a.C.
- Restauro al tempo di Thutmose IV 1400 a.C. circa – XVIII dinastia
- Restauro XXVI dinastia 600 a.C. circa
- Restauri romani (particolarmente con l’imperatore Nerone verso 60 d.C.
Seguono restauri recenti del quale si conosce quello avvenuto al tempo di Emile Baraize tra il 1925 e il 1936 e i successivi da parte del Governo Egiziano nel 1940 e nel 1980.
Ma allora prima dell’intervento di Cheope che cosa c’era?
Studio della statua della Sfinge
La statua nota come la Grande Sfinge che emerge dallo studio è formata da un nucleo di roccia madre modellato dal “Gebel el-Achdar”, l’Altopiano circostante, da almeno due strati di blocchi di pietra rettangolari che formano una specie di “pelle” e da pietre più grandi, di dimensioni variabili, poste vicino al nucleo di roccia madre come riempimento e pietre più piccole delle dimensioni di un mattone che ricoprono in alcuni punti i blocchi più grandi.
Dallo studio è perciò emerso che nelle zampe posteriori ci sono tre strati di mattoni aggiunti in periodi diversi, fra il primo strato di mattoni e la roccia madre sottostante c’è del materiale di riempimento di grandezza variabile e casuale, posto al fine di creare il “rigonfiamento” delle cosce. Lo stesso fenomeno s’intravvede nelle zampe anteriori, fatte esclusivamente di mattoni, che non presentano traccia di roccia viva, ma solo materiale di “riempimento”.
Dallo studio ARCE è emerso anche un altro importante particolare:
la parte posteriore “originale” della Sfinge era stata allungata utilizzando la stessa tecnica usata per le zampe: materiale di riempimento ricoperto di mattoni per dargli la forma voluta. Infatti anche la coda è composta di soli mattoni!!
Quale era l’aspetto originale della Sfinge privata delle aggiunte successive?
Il lavoro del Gruppo di ricerca ARCE ha reso evidente che ciò che vediamo oggi è il risultato di manipolazioni stratificate, non una statua scolpita nella roccia.
L’attuale Sfinge posta davanti alle Piramidi è il frutto di opere stratificate in muratura, mattoni e rocce di riempimento, aggiunte ad un blocco di roccia originale, creando così, con l’aggiunta di zampe posteriori e anteriori, la zona della coda e il copricapo, un animale dal volto egizio.
È necessario inoltre sottolineare che in un successivo lavoro, nato dalla collaborazione tra Mark Lehner e Lal Gauri, direttore dello Stone Conservation Laboratory dell’Università di Louisville, non sono stati riscontrati segni di lavorazione sulle superfici del blocco originale, neppure sotto i mattoni di riempimento. Solo la parte frontale della Sfinge, il petto, risulta scolpita da mani umane.
Sono state attentamente studiate dal Progetto anche le erosioni della Sfinge, dal quale è emerso che la testa e il petto sono state “lavorate” molto tempo dopo rispetto al blocco roccioso originario che presenta forti erosioni.
A questo mistero si è trovata una soluzione studiando la combinazione della distribuzione rocciosa originale e la meccanica dei fluidi dell’acqua e dell’aria, unite ad una attenta lettura della Storia Naturalis di Plinio il Vecchio. Egli nel libro XXXVI, verso XVII dichiara con precisione che
“la Sfinge… sulla quale si tace, ritenuta dagli abitanti locali una divinità…è stata ricavata da una roccia naturale”
È stato così ipotizzato che “gli abitanti originali” dell’Altipiano di Gebel el-Achdar si trovarono davanti una Roccia Naturale che si stagliava solitaria dominando la pianura.
Se la adorarono così, come avviene ancora oggi dopo 30.000 anni in Australia con l’imponente monolite Uluru che emerge dalla piana visibile decine di chilometri di distanza, o lo lavorarono, non si può stabilire perché con il tempo gli agenti atmosferici potrebbero aver eroso ogni segno di lavorazione umana sul blocco originale. Perciò possiamo solo ipotizzare che uno spuntone avrebbe potuto essere facilmente lavorato dandogli la forma di testa umana di qualche dio o dea.
Secoli o millenni dopo arrivarono gli Egiziani che decisero di modificare la struttura originale adorata dal popolo conquistato, rendendola diciamo più Egizia.
Sarebbero così spiegati i segni di scalpello trovati dal Progetto ARCE sulla parte anteriore, probabilmente vennero eliminati gli spuntoni che potevano essere scambiati per i “seni” e fu anche modificato il volto.
Questo primo passaggio dalla “Sfinge primitiva” alla versione “Egizia” è stato confermato confrontando la composizione delle rocce della Sfinge con quelle del “Tempio della Sfinge”, situato di fronte.
Stratificazione della roccia originaria
Bisogna premettere che la roccia calcarea che compone la Sfinge, ci dicono i geologi del progetto ARCE, è composta da tre diverse stratificazioni.
- La testa è di un materiale molto duro che non si è eroso malgrado esposto alle intemperie di secoli
- Il corpo è composto da un tipo di calcare molto morbido e poroso che si è consumato malgrado la roccia fosse stata per la maggior parte del tempo sotto la sabbia
- La base della statua, invece, ha una composizione ancora diversa
Paragonando la composizione delle rocce del Tempio con quelle della Sfinge sono stati notati altri interessanti particolari.
Il Tempio è stato costruito esclusivamente con materiale proveniente dalla zona situata di fronte alla Sfinge. Questo conferma che all’epoca dell’inizio dei lavori la vasca intorno al Monolite originale c’era già, se l’avessero scavata artificialmente avrebbero sicuramente usato il materiale di scarto per costruire il tempio, cioè la base (roccia I).
Invece, ribadiamo, il materiale usato proviene esclusivamente dalla parte anteriore della statua.
Inoltre, mappando i blocchi, i ricercatori hanno notato che il Tempio che vediamo ora, non è originale perché la posizione dei mattoni non è ordinata, anzi è caotica sia nella dimensione che nella forma, come se il tempio fosse stato distrutto e poi ricostruito.
Da un’analisi delle rocce effettuata con il sistema OSL (Luminescenza stimolata otticamente) dal Dipartimento di Archeometria dell’Università dell’Egeo, in Grecia si evince che il pavimento prelevato dal Tempio della Sfinge ha una datazione media di 3.100 a.C., più o meno il periodo di unificazione dell’Egitto per mano del faraone Narmer.
Potremmo ipotizzare, osservando la Tavoletta di Narmer, che il Tempio e la Sfinge dedicati a qualche dio del Basso Egitto vennero conquistati e il Tempio distrutto a sfregio e ricostruito per un nuovo Dio.
Dimensioni della Sfinge
In Storia Naturalis Plinio il Vecchio prosegue dimostrando di essere molto preciso anche nelle dimensioni della Sfinge egli afferma:
La circonferenza del capo attraverso la fronte ammonta a 102 piedi (30,6 m),
la lunghezza di 143 piedi (42,9 m)
l’altezza dal ventre al sommo aspide sulla testa è di 61 e mezzo (18,3m)
Plinio sembrerebbe descrivere una Sfinge molto più piccola di quella che conosciamo, sia in altezza che in lunghezza. Egli sostiene che è lunga quasi 43 metri, oggi misura 73 metri. Un errore?!!
Confrontando le misure scritte da Plinio il Vecchio con quelle del monolite originale rilevato dal Progetto Sphinx, escludendo perciò le zampe anteriori e posteriori e il posteriore, non si può che constatare che le due misure sono molto vicine:
Plinio dice 43 m
ARCE rileva 48m
Probabilmente Plinio nel suo Naturalis Historia pubblicata nel 77 d.C riportò descrizioni e misure ricavate da antichi testi mai giunti a noi.
Per concludere
Siamo consapevoli di essere stati poco esaustivi, non siamo entrati in particolari tecnici per non annoiare il lettore ma speriamo di aver suscitato in voi la curiosità di approfondire lo studio di un importante documento che fornisce, a nostro avviso, tante risposte.
Fonti:
https://zenodo.org/record/1203621#.Yz7LKVzP3AU
Sphinx Arce Project 1978-83
https://www.arce.org/resource/long-hidden-arce-sphinx-mapping-project-unveiled
“Le macchine dell’immortalità” Parte I ed. Amazon di Carlos Alberto Bisceglia