Prima dell’arrivo dei coloni europei, si riteneva che l’America meridionale fosse abitata da società evolute, organizzate, con usanze e culti molto solidi e praticati per millenni. Si parlava persino di un paesaggio pieno di città e villaggi, ma gli esploratori successivi e i missionari spagnoli nel XVI secolo non erano mai stati in grado di trovare questi siti. Si erano solo imbattuti in comunità isolate che vivevano lì.
Ma i risultati di uno studio pubblicati sulla rivista Nature del 25 Maggio 2022, Lidar reveals pre-Hispanic low-density urbanism in the Bolivian Amazon, confermano tali dicerie riportate dai missionari.
Bolivia, un aiuto dalla tecnologia Lidar
La scoperta ribalta completamente la nozione storicamente accettata dell’Amazzonia come un paesaggio incontaminato.
Utilizzando i dati LiDAR (Light Detection and Range Finder – Telerilevamento tramite luce laser) è stato possibile “trapassare” virtualmente la fitta vegetazione per visualizzare la terra e l’archeologia al di sotto della foresta e così il Prof. Iriarte e il suo team hanno documentato in dettaglio due grandi insediamenti e 24 siti più piccoli dimostrando così che l’Amazzonia potrebbe essere stata la patria del primo urbanismo creato e gestito da popolazioni indigene nel corso di millenni.
I risultati, raggiunti dagli archeologi dell’Istituto Archeologico Germanico di Bonn, hanno mostrato un tipo di urbanistica tropicale a bassa densità precedentemente sconosciuta in Amazzonia ed hanno suggerito che l’Amazzonia occidentale non fosse così scarsamente popolata in epoca preispanica come si pensava in precedenza.
Sotto gli occhi attoniti dei ricercatori sono apparse sotto la foresta, una serie senza precedenti di strutture complesse e intricate, diverse da qualsiasi altra scoperta precedentemente nella regione, terrazze alte 5 metri e piramidi coniche alte 21 metri.
La classificazione dei siti mostra una civiltà avanzata
I ricercatori sostengono che questi insediamenti sono stati costruiti e gestiti non contro natura, ma insieme ad essa, utilizzando strategie di vita sostenibile di successo che hanno contribuito alla conservazione della ricca biodiversità del paesaggio circostante.
L’architettura di questi insediamenti evidenziata dal LiDAR comprende colline artificiali alte cinque metri e fino a 22 ettari (come 30 campi da calcio) con piattaforme a gradini in cima alle quali giacciono strutture a forma di U, molte piattaforme rettangolari e piramidi coniche che raggiungono i 22 metri di altezza.
Antiche città erano i centri primari di una rete regionale di insediamenti, collegati da strade rettilinee ancora visibili, che si irradiavano da questi luoghi nel paesaggio per diversi chilometri.
I grandi siti di insediamento, infatti sono circondati da strutture poligonali concentriche, collegate a quelli di rango inferiore da strade rialzate, dritte ed elevate, che si estendevano per diversi chilometri.
Le grandi infrastrutture di gestione dell’acqua, composte da canali e bacini idrici, completavano il sistema di insediamento in un paesaggio sicuramente modificato dall’uomo.
Gli abitanti, spiegano i ricercatori, avrebbero utilizzato un vasto sistema di drenaggio del fiume, all’incirca della dimensione degli Stati Uniti continentali, per circa 10.000 anni.
Fonti:
https://www.nature.com/articles/s41586-022-04780-4
https://onanotiziarioamianto.it/bolivia-casarabe-resti-antica-civilta-lidar/amp/