Il mito di Atlantide è prima di tutto la cronaca di un evento bellico, che ha visto coinvolti i guerrieri provenienti dall’isola contro quelli dell’Atene baltica, la primordiale patria dei Greci, con ipotesi di localizzazione, da parte di Felice Vinci, nell’area dell’attuale città svedese di Karlskrona.
Successivamente a questo tentativo d’invasione e occupazione, respinto vittoriosamente da Atene, una grande catastrofe planetaria, conosciuta oggi con il termine di “Impatto cosmico del Dryas Recente” https://it.wikipedia.org/wiki/Dryas_recente, si abbatte sul pianeta, distruggendo al contempo la patria degli atlanti e quella degli ateniesi.
Platone, ponendo l’accento sulla sorte toccata alla città di Atene, così descrive questo cataclisma di portata mondiale:
Ma nel tempo successivo [alla guerra contro Atlantide], accaduti grandi terremoti e inondazioni, nello spazio di un giorno e di una notte tremenda, tutti i vostri guerrieri sprofondarono insieme dentro terra, e similmente scomparve l’isola di Atlantide assorbita dal mare; perciò ancora quel mare è impraticabile ed inesplorabile, essendo d’impedimento i grandi bassifondi di fango, che formò l’isola nell’inabissarsi.
Timeo 25d
Questa pioggia di meteoriti, che impatta principalmente nell’emisfero nord del pianeta, manda letteralmente a fuoco il Nord America, la Groenlandia e la Scandinavia, i terremoti e le inondazioni che si generano fanno sprofondare i territori abitati dai Greci primordiali, e in egual misura (“similmente”) l’isola Atlantide, la quale viene letteralmente “assorbita dal mare”.
Per far comprendere al lettore la sorte toccata alla Scandinavia (i territori dei greci) e quindi anche alla Groenlandia (l’Atlantide), Platone – come vedremo – nel citare anche altre ricorrenti catastrofi, tra cui il famoso diluvio di Deucalione, utilizza una splendida e allo stesso tempo terribile analogia con il corpo umano:
Accadute dunque molte e grandi inondazioni per novemila anni (tanti ne sono corsi da quel tempo fino a ora), la terra, che in questi tempi e avvenimenti scendeva dalle alture, non si ammassò come altrove in monticelli degni di menzione, ma sempre scorrendo scomparve nel profondo del mare: pertanto, come avviene nelle piccole isole, son rimaste in confronto di quelle d’allora quest’ossa quasi di corpo infermo, essendo colata via la terra grassa e molle e restato il corpo magro della terra.
Crizia 111b
Questa descrizione, che è metà della risposta al quesito che ci siamo posti, ci fa comprendere come Atlantide, colpita in pieno da questo cataclisma, vede sprofondare e inabissare la sua terra morbida e fertile, travolta e trascinata in mare dalle acque fuse dei ghiacciai che circondavano la fertile pianura come un anello, lasciando di quest’isola, col passare del tempo, lo scheletro asciutto, come quando un corpo viene colpito da una malattia.
Ancora oggi infatti è possibile ammirare questo lugubre scenario, poiché sotto la calotta polare della Groenlandia è apparso il più vasto canyon esistente al mondo: la terra grassa e molle sprofondata nell’oceano, formando bassifondi di fango impenetrabili ai navigli, ha lasciato di quest’isola soltanto le “ossa”!
Adesso che abbiamo compreso le parole di Platone circa questa tremenda catastrofe, possiamo rispondere al quesito dell’inabissamento di Atlantide e della sua scomparsa, osservandone attentamente la morfologia riportata nell’immagine di seguito.
La Groenlandia difatti, è divenuta un’isola, grazie alla realizzazione da parte dei suoi antichi abitanti, dei quattro canali perimetrali, i quali avevano la funzione di regolare attentamente il livello delle acque interne, specialmente quelle che si riversavano in ogni stagione dalle imponenti catene montuose che circondavano la depressione al centro, bonificando quindi il terreno e facendo sorgere la splendida pianura che dava frutti in abbondanza anche due volte all’anno.
In conseguenza di quella catastrofe astronomica tuttavia, “nello spazio di un giorno e di una notte tremenda”, la meravigliosa pianura centrale viene travolta dalle acque, l’isola Atlantide sprofonda nell’Oceano, lasciando al suo posto un arcipelago di almeno quattro grandi isole https://it.wikipedia.org/wiki/Groenlandia, oggi ricoperte da una spessa calotta di ghiaccio.
Per quel che riguarda invece i territori dell’Atene baltica, Platone ci fornisce altre informazioni ancora più specifiche:
anzitutto l’Acropoli non era allora come adesso, perché in una sola notte piogge torrenziali, avendola liquefatta d’intorno, la spogliarono di tutta la terra, in mezzo a terremoti e ad un’enorme inondazione, che fu la terza innanzi al diluvio di Deucalione. Ma prima in altro tempo si estendeva per grandezza fino all’Eridano e all’Ilisso, e comprendeva la Pnice, e aveva per limite il Licabetto dal lato opposto alla Pnice, ed era tutta zollosa e piana di sopra, tranne pochi luoghi.
Crizia 112
L’Acropoli di Atene e i vasti territori limitrofi subiscono nell’arco di novemila anni tre grandi inondazioni più il diluvio di Deucalione (meglio conosciuto come Universale), perciò quattro grandi eventi catastrofici.
La scienza contemporanea conferma le parole del filosofo, poiché oltre al Dryas recente, che distrusse Atlantide, l’Europa nord occidentale ha subito in questo vasto arco temporale, altri tre devastanti eventi franosi sottomarini oggi conosciuti con il nome di Storegga Slide, i quali inabissarono a più riprese, quei ampi e fertili territori magistralmente descritti da Platone, e oggi conosciuti come Doggerland.
Complimenti per la ricerca, che prosegue… Ho letto l’ultimo lavoro di Vinci I MISTERI DELLA CIVILTA’ MEGALITICA in cui sposa la sua tesi su Atlantide anche se ci sono delle discrepanze su alcune localizzazioni, per esempio le Colonne d’Ercole. C’è poi il lavoro di Cinzia Mele e Mauro Biglino GLI DEI BALTICI DELLA BIBBIA (in lavorazione un secondo libro). Sarebbe oltremodo utile unire tutte queste ricerche in un’unica re-intrepretazione del passato, il più possibile coerente, anche per depurare le singole ricerche da inevitabili errori e contraddizioni. Questo darebbe all’intera ricerca un valore aggiunto complessivo.