La carta geografica comprendente la parte meridionale della Groenlandia (la mappa completa riporta anche le isole Fær Øer e l’Islanda) fu realizzata dal cartografo ed incisore inglese Emanuel Bowen nel 1747, sulla base dei resoconti delle esplorazioni effettuate da Hans Egede (1686-1758), missionario norvegese soprannominato l’apostolo della Groenlandia.
Questa mappa, oltre a mostrare il canale collegante la parte occidentale dell’isola sulla Baia di Disko con quella orientale sul Sermilik Fjord, di cui abbiamo già parlato, è interessante anche per un altro particolare.
All’interno della Baia di Disko, Bowen disegna un fiordo avente una caratteristica particolare ed unica nel suo genere, una biforcazione che da Nord-Est e da Sud-Est si unisce per poi sfociare in mare.
Questo fiordo, disegnato completamente sgombro dai ghiacci e quindi navigabile, corrisponde al Kangia fjord, dove oggi scorre il ghiacciaio più studiato e complesso del mondo, il Sermeq Kujalleq (Jakobshavn Isbræ in danese), il quale da solo, ogni anno, produce circa il 10% degli iceberg dell’isola e drena il 6,5% della sua calotta.
Il preciso posizionamento di questo fiordo nella mappa, nonché la sua accuratezza nel dettaglio della biforcazione, confermano non solo la veridicità delle informazioni ricevute da Bowen, ma ci forniscono la misura della professionalità e qualità del lavoro effettuato dal cartografo inglese.
Le attuali condizioni del Sermeq Kujalleq, nonché i ripetuti rilevamenti effettuati dalla scienza nell’ultimo secolo, se messi a confronto con la sua mappa, ci danno la conferma di come la Groenlandia sia particolarmente sensibile persino alle più piccole variazioni climatiche (geologicamente parlando), che si sono verificate dalla fine dell’ultima era glaciale, in maniera continuativa fino al presente.
D’altronde l’idea, attualmente in voga tra gli studiosi, che la calotta glaciale dell’isola si sia mantenuta intatta per centinaia di migliaia di anni fino ad oggi appare alquanto contraddittoria non solo rispetto alle varie fasi di glaciazione-deglaciazione che si sono susseguite nelle varie ere geologiche fino all’Olocene, la nostra attuale epoca.
Ma soprattutto a quella catastrofe astronomica, che la scienza moderna chiama “impatto cosmico del Dryas recente”, avvenuta precisamente “novemila anni dal tempo di Solone”, la quale causò la distruzione e lo sprofondamento dell’isola Atlantide, i cui effetti, anche se in misura minore li possiamo osservare ancora oggi.
Salve,
ho letto il libro di M. Goti su Atlantide con estremo interesse e proprio per questo sto cercando di dare una risposta ad una domanda che è la seguente: dato che dalla mappa di Bowen risulta che “in passato” il canale artificiale era navigabile, cioè nel “periodo caldo medievale” (quindi anche il sito di Atlantide doveva essere riemerso dai ghiacci), perché non ci sono riferimenti tangibili di questa scoperta nella cultura dei vichinghi che in quel periodo colonizzarono la Groenlandia? Ciò mi sembra strano anche considerando un certo sviluppo della cultura letteraria norrena (vedi ad esempio l’Edda) proprio in quello stesso periodo.
Grazie e un saluto.
Bowen a proposito di questo canale scrive: It is said these streights were formerly passable, but now they are shut up with ice (si dice che questi stretti in passato fossero transitabili, ma ora sono bloccati dal ghiaccio).
A quale “passato” si riferisce Emanuel Bowen? Lui non poteva saperlo, ma noi oggi siamo a conoscenza di almeno tre grandi fasi di riscaldamento climatico globale; il periodo caldo medievale (IX – XIV secolo d.C.), il periodo caldo romano (250 a.C. – 400 d.C.) e l’optimum climatico postglaciale (5500 a.C. – 2000 a.C.).
Il più breve è quello medievale, appena tre secoli, sufficienti a far nascere villaggi vichinghi con coltivazioni e allevamenti nella parte meridionale dell’isola, ma probabilmente non abbastanza da permettere lo scioglimento completo della calotta glaciale al suo interno – che oggi raggiunge anche i tremila metri s.l.m. – e rendere così di nuovo navigabile l’Ollumlengri Fjord nella sua interezza.
Anche il sito sulla bocca del Kangia Fjord dove potrebbe trovarsi la città capitale era probabilmente più un acquitrino difficilmente esplorabile, non dimentichiamo che il ghiacciaio Sermeq Kujalleq che vi scorre è il più grande del mondo e quello con la maggior portata d’acqua dopo l’Antartide.
A mio parere bisogna guardare all’Optimum climatico postglaciale, dove presumibilmente della calotta di ghiaccio groenlandese non era rimasta traccia, a tal punto da permettere ai navigatori del tempo di esplorare l’intera isola e il sito della città capitale di Atlantide, annotando con cura tutte le misure, le quali, col passare dei secoli sarebbero poi giunte a Platone e non solo.
L’Edda è stata trascritta in pieno periodo caldo medievale, ma poiché il suo contenuto è molto antico, tramandato oralmente di generazione in generazione, partendo dalla sua intuizione possiamo notare come proprio questi racconti – non soltanto norreni ma anche celti, greci e latini – sono stati la forza propulsiva per quei navigatori medievali, vichinghi in primis, i quali in quella fase di disgelo dei ghiacci atlantici, riuscirono ad aprire nuovamente la rotta verso Atlantide e da lì al continente opposto.
Questo perché la Groenlandia non è soltanto l’Atlantide di Platone, ma è il paradiso terrestre di ogni cultura e civiltà del passato; è Aztlan tra gli Aztechi, l’isola dei beati di Crono, il giardino delle Esperidi e i campi elisi tra i Greci e i Latini, il monte Meru, il Sambhala e Svetadvipa (l’isola bianca) nelle filosofie orientali, l’isola delle mele e Tir na hÓige per i Celti, il giardino di Eden nell’Antico Testamento, e soprattutto l’Asgardr nella mitologia Norrena (La Bibbia druidica). Tanti sono i racconti ma uno solo è lo scenario geografico.
Un saluto.
Avevo inviato qualche giorno fa un commento, ma non è stato pubblicato; lo riscrivo qui nel caso fosse andato perso.
Troppe cose non tornano nella teoria Atlantide/Groenlandia:
– La Groenlandia non si trova “dinanzi” alle Colonne d’Ercole, ma piuttosto lontana, indipendentemente da dove queste Colonne vengano localizzate (Gibilterra, Irlanda, Mar del Nord…);
– La Groenlandia si trova a un tiro di schioppo dal continente americano: gli antichi navigatori non avevano certo bisogno di fare scalo nell’arcipelago delle Nunavut per raggiungerlo;
– Se identifichiamo la regione Gadirica con l’Irlanda, anche in questo caso la Groenlandia si trova piuttosto lontana;
– La Groenlandia non è sommersa, né tantomeno al suo posto si trovano gli “insormontabili bassifondi” che rendevano perigliosa la navigazione;
– Platone descrive Atlantide come un’isola “chiara di sole”, con un clima relativamente mite e dove si avevano due raccolti l’anno: ma la Groenlandia è situata in larga parte oltre il Circolo Polare Artico, e durante il Dryas Recente (un periodo decisamente freddo) non doveva certo godere di un clima temperato;
– Vengono prese per buone le misure fornite da Platone in stadi; ma ci sono buone ragioni per ritenere che lo stadio greco debba essere inteso come khet egizio: in questo modo, le misure che perfino Platone stentava a credere vere risultano molto più credibili.
Queste incongruenze possono essere risolte identificando Atlantide con l’area, oggi sommersa, di Rockall. Infatti questa regione:
– Si trova dinanzi alle Colonne d’Ercole (che io identifico però nel Mar del Nord);
– Si trova in una posizione strategica tra il continente americano e quello europeo, e da lì gli antichi navigatori potevano far scalo in Islanda e Groenlandia;
– Si trova in prossimità della regione Gadirica (l’Irlanda);
– E’ sommersa, e in corrispondenza dell’isola di Rockall si sono verificati diversi naufragi;
– Se fosse stata subaerea, sarebbe stata “abbracciata” dalla calda Corrente del Golfo, che avrebbe notevolmente mitigato il clima;
– Una volta convertito lo stadio in khet, le misure che Platone fornisce possono adattarsi anche a quest’area.
E infine, Rockall è anche molto più vicina della Groenlandia all’Atene baltica ipotizzata dal Vinci. La collocazione di Atene nel sud della Svezia, peraltro, è in grado di spiegare anche i “numerosi e terribili cataclismi” di cui Platone parla, che furono causati verosimilmente dal progressivo scioglimento della calotta glaciale della Fennoscandia.
Questo il mio pensiero, sperando che presto l’archeologia possa dirimere definitivamente questo mistero millenario.
Un saluto
Poiché le domande sono molte e articolate vale sempre il consiglio di leggere il libro, qui proverò comunque a chiarire, spero nel modo più soddisfacente possibile, i dubbi sui quesiti posti.
Nelle traduzioni ai dialoghi platonici, l’isola Atlantide è posta “di fronte” oppure “innanzi” alle Colonne d’Ercole, ma va bene anche “dinanzi”, poiché sono tutti sinonimi di avanti, inteso come direzione frontale al soggetto di cui stiamo parlando.
Platone non aggiunge altro su questo argomento, non fornisce cioè nessuna misura che possa essere data in Stadi oppure in giorni di navigazione tra Atlantide e le Colonne, perciò giudicare la distanza (in linea d’aria? Come rotta nautica?) tra il Canale del Nord e la Groenlandia diventa un’opinione personale.
L’unico fatto certo, è che geograficamente parlando, un’imbarcazione in uscita dal Canale del Nord si trova effettivamente con la prua rivolta in direzione della Groenlandia.
Analoga faccenda anche per ciò che riguarda le isole tra Atlantide e “il continente opposto, che costeggia quel vero mare”, l’arcipelago delle Nunavut è composto da più di 36000 isole a ventaglio, tra la Groenlandia e la costa continentale canadese, perciò passaggio obbligato per tutte le navi, divenuto nel corso degli ultimi secoli famoso con il nome di Passaggio a Nord Ovest.
Il Dryas recente è la causa della distruzione di Atlantide (non del suo rigoglio!), l’evento catastrofico cioè, che ha distrutto quel clima mite e favorevole dell’isola e non solo, abbassando le temperature globali del pianeta di molti gradi per più di mille anni, esattamente nel periodo indicato da Platone, novemila anni dal tempo di Solone.
Platone ci fornisce delle misure dell’isola, della sua fertile pianura e della città, esprimendole logicamente nell’unità di misura in uso ai suoi tempi, lo Stadio greco, premesso che tali misure combaciano perfettamente solo e soltanto con la Groenlandia, è proprio anche grazie allo stupore del grande filosofo che possiamo fidarci dei suoi numeri.
D’altronde, a mio personale parere, le “buone ragioni” che tanto spesso vengono addotte per sostituire lo stadio greco con valori dieci o cento volte inferiori, sono utili soltanto a coloro i quali intendono collocare Atlantide in luoghi, isole o aree archeologiche che nulla hanno a che vedere con le precise e puntuali indicazioni geografiche e geometriche del filosofo.
Per quanto riguarda l’inabissamento dell’isola e la sua definitiva scomparsa, questo è argomento che verrà trattato nel prossimo post, qui posso comunque anticipare, come anche in questo caso, Platone nel Crizia spiega in maniera dettagliata cosa effettivamente sia sprofondato, non certo l’intera isola come erroneamente ancora oggi si tende a credere.
Concordo nell’identificare i ripetuti cataclismi citati da Platone con lo scioglimento dei ghiacci scandinavi, dovuti a quei fenomeni geologici identificati con il nome di Storegga Slide, a riprova della fiducia che dobbiamo riporre in tutte quante le informazione che ci ha tramandato.
Mi unisco anche io nella speranza che molto presto possa essere possibile risolvere la questione con prove archeologiche.
Un cordiale saluto.
La pianura di 2000 x 3000 stadi ovvero 356 x 534 Km, si trova proprio al centro della Groenlandia come si può vedere da recenti rilevamenti satellitari, allego dei link utili.
https://www.larazzodeltempo.it/2021/geometria-platonica2/
https://www.livescience.com/39298-under-the-greenland-ice-sheet.html https://www.earthdate.org/under-greenlands-ice-sheet
Il fiume perciò, è uno dei quattro canali scavati intorno alla pianura per regimarla e bonificarla (come riportato da Platone), precisamente il canale sud, e successivamente, si può ipotizzare, prolungato fino a sfociare nel Sermilik Fjord per regolare le enormi portate d’acqua che periodicamente si riversavano dalle catene montuose e non ultimo per agevolare la rotta europea, evitando alle navi in partenza dalla città capitale, la lunga circumnavigazione della parte meridionale dell’isola, qui può trovare il link.
https://www.larazzodeltempo.it/2020/ollumlengri-fjord/
Altre informazione può trovarle qui https://www.facebook.com/marcogoti.atlantide
Un cordiale saluto.
Dr. Goti vorrei sapere quale sarebbe la pianura 3000 stadi per 2000 descritta da Platone e cosa ci farebbe quel fiume enorme che ancora un pò taglia la Groenlandia in due raffigurata nella mappa di Bowen? Di quel fiume Platone non ne parla. Un saluto Antonio