Robert Bauval (Alessandria d’Egitto, 1948) ingegnere britannico di origine belga, nelle sue opere (Il Mistero di Orione del 1994, Custode della Genesi del 1996 e La Camera Segreta del 1999) avanza l’idea che le 3 piramidi maggiori, collocate sulla piana di Gizah (quelle attribuita ai faraoni Khufu, italianizzato in Cheope; Khafra italianizzato in Chefren e Menkaura, italianizzato in Micerino), fossero state intenzionalmente dislocate e costruite con questa disposizione, come specchio delle 3 stelle che costituiscono la cosiddetta Cintura di Orione: Zeta, Delta ed Epsilon di Orione.
Le 2 piramidi maggiori, quelle cosiddette di Cheope e di Chefren, hanno il lato di base, rispettivamente, di 230 e 215 metri, mentre quella cosiddetta di Micerino ha il lato di 103 metri. Quest’ultima piramide, inoltre, risulta collocata lievemente più a sud della diagonale ideale formata dalle altre 2 maggiori.
L’aspetto del tutto intenzionale di questo ambizioso progetto degli antichi egizi era partito, per Bauval, nel lontano 10.500 a.C., ma non si era concretamente realizzato fino al 2.500 a.C., perché gli allineamenti stellari, fondamentali per Bauval alla struttura stessa del progetto, non si verificarono fino a quella data.
Tale progetto prevedeva, inoltre, che le 3 piramidi maggiori rispettassero l’insolita correlazione geometrica: Dimensione degli edifici > Magnitudine o coefficiente di luminosità, delle 3 stelle della Cintura di Orione.
Le 3 stelle che compongono la Cintura di Orione, come detto, sono:
1) Zeta di Orione, chiamata Al-Nitak, della magnitudine apparente di 1,74, il cui nome deriva dall’arabo an-nitaq, Cintura.
2) Epsilon di Orione, appellata Al-Nilam, della magnitudine apparente di 1,69, il cui nome proviene dall’arabo an-nizam, Filo di perle.
3) Delta di Orione, definita Mintaka, della magnitudine apparente di 2,21, il cui nome viene dall’arabo mantaqah, Cintura.
Quest’ultima stella appare collocata lievemente più a nord della diagonale ideale formata dalle 2 stelle più luminose.
Le Piramidi e la magnitudine stellare
La magnitudine apparente di un corpo stellare è la misura della sua luminosità osservabile dalla Terra, rilevata mediante la fotometria. Maggiore è la luminosità di un oggetto celeste, minore è la sua magnitudine. Il coefficiente di differenza fra una magnitudine e l’altra è di 2,512. Questo vuol dire che la differenza fra una stella di magnitudine 1 ed una stella di magnitudine 2 è 2,512, in pratica, una è 2,5 volte più luminosa dell’altra.
Schemi, proposti da Robert Bauval, della posizione nel cielo della costellazione di Orione a seconda delle varie epoche, rispetto alla Grande Piramide, posta sulla piana di Gizah. Nel 10.500 a. C. , epoca dello “Zep Tepi”, il “Primo tempo”, la costellazione era molto bassa nel cielo, iniziando a salire sull’orizzonte man mano che trascorrevano gli anni, per raggiungere l’altezza di 45°, nel 2.500 a. C., periodo che gli egittologi ritengono fosse stato quella della costruzione delle Piramidi di Gizah. L’altezza nel cielo di Orione è continuata poi ad aumentare fino ai nostri giorni. Nell’immagine di destra, osservata da nord verso sud, vediamo l’unico momento in cui le 3 piramidi i Gizah sono poste con lo stesso andamento presente nella “Cintura di Orione”.
La Piramide di Cheope ha il lato di 230 metri, ed un’altezza di 139 metri, con una magnitudine della stella Al-Nitak, che, secondo Bauval, la rappresenterebbe nel cielo, di 1,74.
La Piramide di Chefren ha il lato di 215 metri (quindi lievemente minore della prima), ma la stella Al-Nilam, per Bauval la sua controparte celeste, possiede una magnitudine di 1,69, lievemente più luminosa della prima.
Infine, la Piramide di Micerino ha il lato di 103 metri, , ed un’altezza di 61 metri, con la sua controparte celeste, la stella Mintaka, che ha una magnitudine di 2,21.
Ora, se noi stabiliamo il rapporto fra il lato della Piramide Cheope rispetto a quella di Micerino, abbiamo un coefficiente di 2,22 (dato da 230 metri : 103 metri). Esso risulta del tutto analogo al rapporto fra le altezze dei due edifici (139 metri : 61 metri), poiché in due piramidi regolari aventi la stessa inclinazione, come è il caso delle Piramidi Cheope e di Micerino, il rapporto fra i due lati è uguale al rapporto tra le due altezze. Se calcoliamo poi la differenza di luminosità fra le stelle Al-Nitak (1,74) e Mintaka (2,21), vediamo come la loro reale differenza di luminosità sia di 0,47 magnitudine.
Poiché, come detto, la differenza di 1 magnitudine equivale sempre a 2,512, un rapporto lineare fra le corrispondenti dimensioni lineari dei lati delle due Piramidi, pari a 2,22, se correlata alla magnitudine stellare dovrebbe corrispondere a 0,8 magnitudine. Per tal motivo, seguendo l’ipotesi di Bauval, se la magnitudine della stella Al-Nitak è di 1,74, ci saremmo aspettati, per la stella Mintaka, una magnitudine di 2,54 (1,74 + 0,8) , ma invece essa è soltanto 2,21, avendo, come detto, una differenza di magnitudine di soli 0,47.
Questo significa che la stella Mintaka, correlata alla Piramide di Micerino, è più luminosa (avendo una magnitudine più bassa) di quanto ci saremmo aspettati seguendo, invece, la teoria di Bauval.
Non a caso, lo stesso Bauval si accorge di questa disparità di luminosità, ed in molti suoi diagrammi, posti a corredo esplicativo dei propri testi, disegna la stella Mintaka come molto più piccola rispetto alle altre due (Al-Nitak ed Al-Nilam), rispetto a quanto essa appaia realmente nel cielo. Questo per rendere verosimile una differenza di magnitudine di 0,8, quando essa è, in realtà, solo di 0,47.
Diagramma di Bauval che mostra la planimetria della piana di Gizah con le 3 piramidi di Khufu, Khafra e Menkaura, con le mastabe funerarie ad esse annesse e la Sfinge, interfacciata con l’orizzonte orientale del cielo, nel momento in cui la “Cintura di Orione” diviene visibile, a breve intervallo od in concomitanza del sorgere del Sole, identificando, così, la sua “levata eliaca”. Come possiamo vedere, le tre piramidi di Giza se osservate da ovest verso est non hanno affatto l’assetto reale celeste della stelle della “Cintura”. Le frecce rosse identificano, poi, la stella Mintaka, Delta di Orione, la più orientale delle tre, che appare decisamente più piccola di Al-Nitak ed Al-Nilam.
Fotografia celeste delle 3 stelle che compongono la “Cintura di Orione”, che mostra, fra l’altro, la magnitudine reale della stella Mintaka (2,21), che non appare così poco luminosa (e piccola) rispetto alle altre due stelle.
Gli allineamenti dei condotti della Camera del Re e della Camera della Regina
Ma lo stesso Bauval prosegue nelle sue teorie parlando dei condotti che partono dalla Camera del Re e da quella della Regina.
Rammentiamo che i condotti che fuoriescono dalla Camera del Re terminano all’aperto, mentre quelli che escono dalla Camera della Regina erano chiusi da diaframmi interni, aperti da Waynman Dixon nel 1872, e, all’altra estremità, da lastre munite di maniglie (esterne), come avevamo dimostrato essere presenti con la porta di Gantembrink, rinforzata, a 25-30 cm di distanza, dalla porta di Hawass.
L’inclinazione dei condotti che partono dalle stanze interne della Grande Piramide, dopo un breve tratto che decorre in orizzontale, è di 45° per il Condotto Sud della Camera del Re, 39° 30’ per il Condotto Sud della Camera della Regina, 32° 28’ per il Condotto Nord della Camera del Re, e di 39° per il Condotto Nord della Camera della Regina. Entrambi questi condotti diretti verso nord descrivevano un decorso curvilineo per aggirare la presenza della Grande Galleria.
Già il grande egittologo Petrie aveva misurato l’inclinazione di questi condotti (The Pyramids and Temples of Gizeh, cap 7, par. 44 e 56), ottenendo questi risultati medi, abbastanza vicini a quelli prima descritti, ottenuti, invece, con moderne tecnologie: Camera della Regina: Condotto Nord = 37° 28’, Condotto Sud = 38° 28’. Camera del Re = Condotto Nord = 31° 33’, Condotto Sud = 45° 13’,
Partendo dal presupposto della reale e sostanziale correlazione fra Grande Piramide e cielo, Bauval osserva che ognuno di questi condotti mirava una ben precisa stella. Esse erano: la stella Sirio, Alfa del Cane Maggiore, per il Condotto Sud della Camera della Regina, la già citata Al-Nitak, Zeta di Orione, per il Condotto Sud della Camera del Re, la stella Kochab, Beta dell’Orsa Minore, per il Condotto Nord della Camera della Regina e Thuban, Alfa del Dragone, per il Condotto Nord della Camera del Re.
Il ricercatore ribadisce come alcune di queste stelle avessero un’importanza particolare nel cielo degli antichi egizi.
Sirio (Sopedet, l’Acuta, la Penetrante in geroglifico), abbinata già dal Nuovo Regno, alla dea Iside (Aset in geroglifico), era un importantissimo punto di rèpere nel cielo, strettamente connessa ai cicli dell’agricoltura.
Thuban, invece, aveva avuto la funzione di segnalatore del polo nord celeste, svolta oggi dalla stella Polare, Alfa dell’Orsa Minore, a causa della Precessione degli Equinozi, ‘reggendo’ questa particolare funzione dal 3.942 a. C. fino al 1.793 a. C..
Questo multiplo assetto stellare, connesso ai 4 condotti che partivano dalle Camere del Re e della Regina (di cui questi ultimi ermeticamente murati da entrambi i lati!), era presente all’interno della Grande Piramide, ma si realizzava solo nel 2.500 a. C., pur essendo stato progettato ben 8.000 (!!) anni prima, nel 10.500 a. C.. Soltanto nel 2.500 a. C., infatti, i 4 condotti inquadravano queste stelle, a causa di un progressivo loro innalzamento sull’orizzonte terrestre, fino a raggiungere l’altezza desiderata (da Bauval!).
La possibile motivazione di questo quadruplice allineamento stellare era connessa a motivazione religiose ed astronomico-teologiche. Essa, infatti, risiedeva nel fatto che l’anima del faraone defunto, ammesso che la Grande Piramide avesse avuto la funzione di tomba (ipotesi ultimamente un po’ ridimensionata), poteva essere ‘lanciata’ attraverso i condotti realmente aperti (quelli della Camera del Re), verso la zona della Cintura di Orione, collocata all’interno della regione celeste del Duat e verso la regione celeste delle Stelle che non tramontano od Infaticabili, nella zona del polo nord celeste.
Ma la motivazione poteva anche essere connessa ad una situazione di mantenimento di una sorta di Maat (dea egiza e simbolo dell’Armonia), in ambito cosmico. Tuttavia, un’evidenza empirica che, di solito, non viene quasi mai considerata, anche dagli appassionati di Archeo-Astronomia, è che questi 4 condotti, anche nel lontano 2.500 a. C. non inquadravano queste 4 stelle in forma stabile e permanente.
Vi sono, infatti, 2 andamenti variabili che alterano questo sistema in maniera sostanziale.
Il primo, di minore entità, appare legato al ritmo giorno/notte. Nel corso dell’anno solare, infatti, le 4 stelle, inquadrate dai 4 condotti (Camera del Re e della Regina) ben visibili durante la notte della stagione autunno-invernale, non lo sono affatto durante la stagione primaverile-estiva. In questo caso, infatti esse sono collocate nel cielo, ma durante le ore diurne, quando il Sole, con la sua massiva attività di luminosità, rende invisibile qualsiasi stella, restano, però, sotto l’orizzonte durante le ore notturne.
Il secondo, ben più sostanziale e presente sia durante le ore diurne, che quelle notturne, è applicabile da qualsiasi osservatore si soffermi, per almeno 1 ora, a guardare il cielo stellato durante la notte. In conseguenza della rotazione terrestre, la volta celeste esegue un movimento apparente da est verso ovest, in realtà dovuto al movimento reale che la terra compie da ovest verso est.
Tenuto conto che il diametro dei condotti che fuoriescono dalle Camere del Re e della Regina è di circa 20 cm x 20 cm, l’allineamento su questo 4 stelle è perfetto solamente per circa 30 minuti, estendibile, in forma parziale ed incompleta, a 10 minuti prima e 10 minuti dopo. Questo fatto fa capire che l’allineamento descritto con precisione da Bauval, e per lui così significativo, è valido, quindi, soltanto per 50 minuti su 24 ore. Nelle altre 23 ore del giorno e della notte, infatti, i 4 condotti possono inquadrare altre stelle, lungo il decorrere dei secoli, magari importanti e significative per gli antichi egizi, compiendo un intero angolo giro. Appare così evidente che questi condotti inquadravano, come un potenziale telescopio fisso, elementi del cielo stellato soggetti a due tipi di varianti.
La prima, di tipo lento e verticale, connessa all’innalzamento progressivo sull’orizzonte dell’osservatore potenziale di costellazioni, nel corso di migliaia di anni, vista la non breve età della Piramide.
La seconda, di tipo rapido ed orizzontale, correlata al continuo movimento di rotazione della Terra sul suo asse, che inquadra un determinato piccolo settore di cielo solamente per 50 minuti ogni 24 ore, descrivendo un angolo giro.
Appare, così, evidente come, grazie a questo duplice variante stereoscopica, siano davvero molte le stelle che possono essere traguardate da questi 4 condotti.
Gli Egizi e la Costellazione di Orione
Abbiamo visto che Bauval ritiene estremamente importante, per la sua articolata teoria, la Cintura di Orione, ma per gli antichi egizi essa era realmente importante?
Gli antichi egizi chiamavano la costellazione di Orione con il nome di Sah, parola egizia di senso compiuto che significa Dita del piede od, in generale, Dita, come ci mostrano gli egittologi Wallis Budge (Egyptian Hiroglyphic Dictionary, pag. 638 B e 638 A), Alan Gardiner (Egyptian Grammar, pag. 458) e Carmela Betrò (Geroglifici, pag. 66).
Il dio Sah/Orione, a conferma del significato concreto del suo nome, in qualche modo connesso al piede, veniva identificato fin dai tempi antichi, come il Dio camminatore od il Dio dal lungo passo, coerente con le raffigurazioni di Orione in varie epoche e presso vari popoli, che gli conferivano un tipico aspetto a clessidra virtuale. Noi sappiamo che la prima stella più importante della costellazione di Orione è la calda stella bianca Rigel (Beta di Orione, magnitudine 0,13), collocata nel piede sinistro della costellazione di Orione, raffigurato dagli antichi egizi, usualmente, (ma in modo simile alle rappresentazioni allegoriche odierne del gigante celeste) con le gambe e le braccia divaricate. Tale astro ricorreva, presso la mitologia di altre popolazioni, come emblema della divinità, collegata a leggende cosmogoniche. Ma l’altra stella rilevante nella costellazione di Orione è la gigante rossa Betelgeuse (Alfa di Orione, magnitudine 0,58), posta nella spalla destra della costellazione.
Spesso, poi, gli antichi egizi raffiguravano il dio Sah/Orione con il braccio sinistro proteso in alto, quasi all’altezza della testa, a reggere, con il palmo della mano aperta, una stella, che poteva raffigurare la stella Bellatrix (Gamma di Orione, magnitudine 1,64), ma, forse più verosimilmente, la vicina gigante rossa Aldebaran (Alfa del Toro, magnitudine 0,98), nella costellazione del Toro.
Non appare un caso che le raffigurazioni astronomiche egizie di Sah/Orione in ambito decanale (i Decani sono le 36 fasce verticali parallele adiacenti, di settori di cielo in tutta la volta celeste) ci mostrino due Decani adiacenti. Come ho evidenziato in Stargate: il cielo degli egizi e La porta degli dei: Stargate 2, il primo di questi, che riguardava la parte sinistra del corpo del gigante celeste, veniva denominato in geroglifico Kher A Sah, Sotto il braccio (sinistro) di Sah, mentre il secondo di questi, che concerneva la parte destra del corpo di Sah/Orione, veniva appellato Her A Sah, Sopra il braccio (destro) di Sah.
Due raffigurazioni del dio “Sah”/Orione, la prima, proveniente dalla tomba di Sen-en-Mut, la seconda da un sarcofago rinvenuto ad Asyut risalente al 2.060 a.C. Le frecce rosse identificano la direzione della stelle più rappresentative del Decano “Her A Sah”, “Sopra il braccio (destro) di Orione”, che contiene la stella Betelgeuse, Alfa di Orione e del Decano “Kher A Sah”, “Sotto il braccio (sinistro) di Orione”, che contiene la stella Rigel.
Appare molto verosimile, tenendo conto della permanente raffigurazione del dio Sah/Orione, con gli arti superiori ed inferiori divaricati, che il punto del cielo denominato“Sotto il braccio (sinistro) di Orione, possa rappresentare la stella Rigel, tracciando un’ideale linea verticale che scende dal braccio verso il piede sinistro. Il punto del cielo appellato Sopra il braccio (destro) di Orione, tracciando un’ideale linea verticale che sale verso la spalla destra, può, invece, raffigurare Betelgeuse.
Come possiamo notare, la Cintura di Orione, rappresentando il vertice al centro della clessidra ideale della rappresentazione della costellazione di Orione, veniva ben poco presa in considerazione dagli stessi egizi.
Altre strane incongruenze
Se osserviamo una qualsiasi mappa stellare, od osserviamo direttamente il cielo, notiamo come la Cintura di Orione, ha le 3 stelle che la compongono poste in diagonale secondo la direzione nord-est (verso l’alto) o sud-ovest (verso il basso). Se noi prolunghiamo idealmente questa linea verso l’alto andiamo ad incontrare la stella Aldebaran, Alfa del Toro collocata nell’Ammasso stellare delle Iadi, nella costellazione del Toro. Questo utile fenomeno è correntemente utilizzato dagli astrofili per trovare facilmente nel cielo, sia Aldebaran, seguendo la direzione della Cintura verso nord-est, che Sirio, seguendola, al contrario, verso sud-ovest.
Questa evidenza è verificata anche da Bauval, che la ripropone quasi in forma analoga alla realtà, a pag. 161 di Il Mistero di Orione, anche se con un moderato spostamento verso ovest.
Ma se noi proseguiamo la lettura dello stesso testo di Bauval, troviamo, a pagina 248, un’altra mappa stellare proposta dall’autore, dove le Iadi sono, invece, incredibilmente nettamente spostate ad ovest, snaturando completamente quella che è la direzione proposta dalla Cintura di Orione. Perché?
La spiegazione ci giunge dall’adiacente pagina 249, di Il Mistero di Orione, che mostra le Piramidi di Gizah, che costituiscono l’ormai nota Cintura di Orione, con una piramide posta in alto, a sinistra, corrispondente alle due Piramidi (a strati ed incompleta) di Zawyet el-Aryan, potenzialmente connessa alla stella Bellatrix, Gamma di Orione, ed una collocata in basso, connessa ai resti della Piramide di Abu Ruwash, correlata alla stella Saiph, Kappa di Orione.
In alto a sinistra troviamo, invece, le due piramidi che sorgevano a Dahshur, a 40 km a sud di Gizah, la Piramide Rossa e quella Romboidale, entrambe connesse al faraone Sneferu, che per Bauval, corrisponderebbero, come controparte celeste, proprio alle Iadi, con la stella Aldebaran.
Per forzare il collegamento, da lui stesso ipotizzato, Piramidi di Dahshur – Iadi, Bauval altera in maniera davvero vistosa e sostanziale la reale posizione celeste delle Iadi, spostandole cospicuamente verso sinistra (est).
Inoltre, lo stesso Bauval fa vedere, nel suo diagramma di pag. 249, il corso del Nilo come si presenta ora, molto lontano dalle Piramidi di Gizah. Questo fatto si sposerebbe molto bene con la sua teoria, nell’ambito della correlazione che lega l’assetto del territorio vicino a Gizah con il relativo settore di cielo. Infatti il Nilo era chiamato spesso nei Testi delle Piramidi con la locuzione di Tortuosa via d’acqua e veniva associato, nella sua variante celeste, alla Via Lattea.
Tuttavia, per creare la connessione Nilo + Piramidi di Gizah = Via Lattea + Cintura di Orione, occorre che il Nilo scorra ad una certa significativa distanza dalle Piramidi di Gizah. Questo è attualmente effettivamente così, ai tempi nostri in piena corrispondenza con la teoria di Bauval.
Ma era così anche al tempo delle Piramidi, il periodo fondamentale per l’ipotesi di Bauval?
In realtà, come testimonia il recente ritrovamento, nel 2013, nei pressi del porto di Wadi Al Jarf, di un papiro di Merer, sovrintendente ai lavori di trasporto delle pietre del faraone Cheope, vi era un canale del Nilo, sufficientemente profondo, ma ora scomparso, munito di banchine di attracco, documentato anche da Mark Lehner, in base a ritrovamenti archeologici, che giungeva molto vicino alla base delle Piramidi di Gizah.
Lo stesso Bauval, è consapevole dell’esistenza di questo profondo canale del Nilo, che arrivava a brevissima distanza dalle Piramidi, munito di una banchina per far attraccare le barche che portavano le pietre da inserire nella compagine della Piramide.
Egli, infatti, a pagina 216 del suo Il Mistero di Orione, mostra un diagramma, ripreso da nord verso sud, che mostra le Piramidi di Gizah davvero molto vicine al Nilo, con un molo per l’attracco delle barche da carico, che si spinge all’interno del canale.
Tuttavia, per lo sviluppo della sua variegata teoria, Bauval, ha invece, necessità che le Piramidi si trovino ad una certa distanza dal fiume.
Ma se questo era il decorso del Nilo, in quest’epoca cruciale per la costruzione delle Piramidi, la connessione con il Nilo celeste, la via Lattea, ipotizzata da Bauval, salta, in quanta la Cintura di Orione, connessa alle 3 Piramidi di Gizah, non può risultare così vicina alla Via Lattea od Equatore Galattico, a meno di sconvolgere del tutto l’architettura celeste.
Se consideriamo la potenziale struttura degli edifici che, secondo Bauval, riproducevano a terra, l’assetto della costellazione di Orione troviamo che le Piramidi di Gizah, corrispondevano all’ormai nota Cintura di Orione, il complesso di Zawyet el-Aryan, che equivaleva alla stella Bellatrix, mentre la Piramide di Abu-Ruwash corrispondeva alla stella Saiph.
Come si può notare mancano (inspiegabilmente) le correlazioni con le stelle più significative e luminose dell’intera costellazione di Orione: Betelgeuse, Alfa di Orione, e Rigel, Beta di Orione, quando queste sono le uniche di cui abbiamo, peraltro, una chiara menzione indiretta che ci arriva dagli antichi egizi: il decano Kher A Sah, Sotto il braccio (sinistro) di Orione, per la stella Rigel e Her A Sah, Sopra il braccio (destro) di Orione, per la stella Betelgeuse.
Anzi, stante l’antica posizione del canale del Nilo, la stella Betelgeuse, avrebbe la sua controparte terrestre in un edificio collocato….a mollo nel Nilo!!
Robert Bauval e l’establishment egittologico
Dopo una certa fase di moderato ed inevitabile scetticismo verso una teoria così innovativa, la comunità archeo-astronomica e, soprattutto, quella egittologica, complice l’enorme lavoro di ricerca compito dallo stesso Bauval, ha iniziato sempre di più ad apprezzare ed a considerare questa teoria fino a renderla quasi dominante su qualsiasi altro pensiero alternativo.
Appare chiaro che, i risultati proposti da Bauval, che collocano la costruzione effettiva della Grande Piramide nel 2.500 a.C. (a ben 8.000 anni distanza dal progetto originario!), seguendo le sue complesse e strutturate teorie di allineamenti archeo-astronomici, non possono che essere risultati davvero molto graditi, visto che gli egittologi collocavano la costruzione delle Piramidi di Gizah, e, più in generale, della 4a dinastia, proprio in quel periodo.
Ricordiamo che la datazione al radio-carbonio, svolta alcuni anni prima dell’uscita del primo libro di Bauval, sui molteplici campioni di malta, prelevati dalla Grande Piramide, effettuata a cura della A.R.E., afferente alla Cayce Foundation, aveva retrodatato di 400-500 anni la costruzione delle Piramidi di Gizah. Senza contare che era sempre maggiore il numero di ricercatori di confine od Acquariani o New Age che collocavano la costruzione in epoche molto precedenti all’egittologia ufficiale.
La teoria di Bauval, invece, dava loro una grossa mano a ri-collocare e rinsaldare la costruzione delle Piramidi in un’epoca, quella da loro stabilita, che avrebbe potuto iniziato a vacillare pericolosamente.