Si sta sempre più diffondendo tra i ricercatori l’idea che sia esistita una Cultura originaria unica, che tutte le prime Civiltà a noi note siano figlie di un’unica tradizione ormai dimenticata nel tempo. Troviamo traccia di questa cultura nei monumenti megalitici, nei miti e in tutta la letteratura tramandata prima a voce e successivamente trascritta e arrivata fino a noi anche attraverso fonti più recenti.
Seguendo questa visione e abbracciando la tesi proposta da Felici Vinci e Marco Goti di una civiltà marinara posta a Nord del Mondo, forse in Groenlandia durante l’optimum climatico (vedi nostro articolo), proviamo qui di seguito a riesaminare parte dei Testi delle Piramidi, i più antichi testi egizi, istoriati sulle piramidi della V e della IV dinastia, presenti nella zona sacra di Saqqara a occidente del Nilo, che sono arrivati a noi dalle nebbie della Storia.
Non abbiamo alcuna pretesa, cerchiamo solo di leggere con mente scevra da pregiudizi, ciò che è scritto.
Iniziamo il viaggio insieme.
Cominciamo con il collocare geograficamente alcuni luoghi. La cartina riportata sopra dà la visione del mondo dal Polo Nord, territorio libero dai ghiacci durante l’optimum climatico, descritta mirabilmente da Platone e non solo. La Groenlandia è la più grande isola del nostro pianeta, facilmente raggiungibile, grazie a molte isole che ne facilitano la navigazione, sia dall’Europa che dall’America.
Ricordiamo che Felice Vinci, in Omero nel Baltico, dimostra che la collocazione di Atene primordiale era nella parte meridionale della Svezia e precisamente nella città che oggi chiamiamo Karlskrona; secondo il Timeo questa Atene arcaica sconfisse in guerra la città di Atlantide, salvando se stessa e molti altri popoli dall’assoggettamento, combattendo contro un grande esercito che invadeva l’Europa e l’America <<muovendo di fuor dell’oceano Atlantico>> (Platone, Timeo 24e)
“il Cielo e la Terra sono sotto la sua giurisdizione. Egli comandò gli uomini, gli spiriti, i mortali, gli Henmemet, l’Egitto, gli Ha-Nebu e il Cerchio. Sono sotto la sua autorità il Vento del Nord, il Nilo, le Acque celesti, il ramo della Lunga vita, ogni anno”
In un Inno a Osiride risalente alla XVIII dinastia
(Traduzione di Wallis Budge lievemente modificata da Massimo Barbetta)
In questo testo spiccano non solo momenti cronologici precisi, il primo retto dal verbo Sutu=nf, “comandò”, che si riferisce ad un lontano passato, ma anche popoli e luoghi su cui Osiride esercitava la sua autorità: sugli Henmemet, sull’Egitto, sugli Ha-nebu tradotti come “Signori del Nord” e sul “Cerchio” del disco Shenu Aton.
Osserviamo che compaiono in questo Inno a Osiride anche il Cerchio del Disco, Shenu Aton, le Acque Celesti del Mu e le Piante che danno la lunga vita, Khet en Ankh, che Wallis Budge ci dice associate al popolo degli Henmemet. Inoltre, nel testo dell’Inno vengono citati gli Ha-Nebu, “I Signori del Nord”, spesso citati nei Testi delle Piramidi, e identificati da molti autori come gli abitatori di un Mondo Primordiale nell’Oceano Atlantico, i potenti abitanti di Atlantide, considerata la sporadica presenza del determinativo di isola o il riferimento nel Papiro di Nu al Cerchio delle terre allagate di Quebbu che sembra proprio riferirsi agli Ha-Nebu.
Diodoro Siculo, ci ha fatto notare Cinzia Mele in una splendida conversazione telefonica, afferma nella sua Biblioteca Storica, cap. I dedicato all’Egitto, che Osiride dice esplicitamente:
Chi erano questi Henmemet?
Nei Testi delle Piramidi, i più antichi testi egizi, nei Testi dei Sarcofagi, così come nel Libro dei Morti troviamo frequenti riferimenti ad un misterioso popolo che veniva definito Henmemet, conosciuti dagli archeologi come “Sun folk”, “il Popolo del Sole” visto il determinativo con il “Sole che emana raggi” che accompagna il loro nome.
Per la tradizione ebraica e babilonese essi erano Gli Splendenti, e per Christian e Barbara O’Brien in The Shining Ones essi sarebbero alla base della radice etimologica del termine ebraico per Dèi o Elohim”
Il Dictionary di Wallis Budge, li identifica come “Uomini e donne di una età trascorsa”.
Essi divennero durante il Nuovo Regno, una delle misteriose tre classi sociali, insieme ai Pat e ai Rekhit in cui sembra fosse divisa la società egizia.
Carmela Betrò ci riferisce nel suo testo Geroglifici, come nel frammento glossario del Papiro Carlsberg nr. VII, il termine Henmemet venisse spiegato come Gente di Atum, il dio egizio con testa di ariete, connesso con la Creazione. Nel Libro dei Morti, Formula 3,1 si dice:
<<O Atum che provieni dal Grande Abisso dell’Acqua>> con probabile riferimento alle acque del Nu. Inoltre, Atum aveva creato il dio Ra, che sorse, secondo le leggende, dai petali di un fiore di Loto.
Nel IX libro dell’Odissea (vv. 82-102), si narra come Ulisse approdasse presso il popolo dei mangiatori di Loto dopo nove giorni di tempesta, che colse lui e i suoi uomini presso Capo Malea, spingendoli oltre l’isola di Citera. I Lotofagi accolsero bene i compagni di Ulisse e offrirono loro il dolce frutto del loto, unico loro alimento che però aveva la caratteristica di far perdere la memoria (oblio), per cui Ulisse dovette imbarcare i compagni a forza e prendere subito il largo per evitare che tutto l’equipaggio, cibandosi di loto, dimenticasse la patria e volesse fermarsi in quella terra (nell’Odissea si dice fosse su un’isola).
Omero ne parla, in verità, come pianta adatta al pascolo per i cavalli: loton ereptomenoi, “brucando il loto”, viene detto dei Lotofagi nell’Odissea e dei cavalli di Achille nell’Iliade. (Felice Vinci – Omero nel Baltico)
Oltre all’Odissea, Erodoto è la seconda fonte importante sui Lotofagi (Storie IV 177). Secondo Erodoto i Lotofagi abitano il promontorio davanti al paese di Gindani. Vivono del frutto del loto grande all’incirca quanto quello del lentisco, ma per dolcezza assai simile al frutto della palma. Va detto che Erodoto non fa alcun cenno agli effetti oblianti di cui parla Omero, ma ci informa che da tale frutto i lotofagi ricavano anche un vino inebriante, di sapore dolcissimo, che andava consumato nell’arco di due o tre giorni.
Loto o Trifoglino giallo o ginestrino, Bird’s Foot Trefoil
(Lotus corniculatus)
Il nome deriva dal greco løtós – in italiano loto – che indicava diversi tipi di vegetali, più spesso il Lotus corniculatus. È una piccola pianta dall’aspetto quasi prostrato, ubiquitaria in tutto l’emisfero settentrionale, abbondantemente rappresentata anche nella flora spontanea italiana con circa 15 specie. È invece un genere del tutto assente in America.
Il genere Lotus, della famiglia delle Leguminosae, comprende circa 60 specie di piante annuali o perenni, rappresentate da erbe o arbusti di piccole dimensioni, non volubili, con foglie composte tri-fogliate e con fiori papilionacei, gialli, molto usata anche come pianta foraggiera, poiché fornisce un ottimo fieno di cui sono molto ghiotti i cervi.
Queste piante non devono però essere confuse con alcune piante orientali, i cui fiori, sacri in quei paesi, vengono chiamati comunemente lotus o fior di loto e appartengono invece a un genere assolutamente diverso, Nelumbo, della famiglia Nymphaeaceae.
In un Inno ad Amun-Ra, quest’ultimo dio era definito fra le altre cose:
<<Creatore dell’erba verde che dà la vita a bestie e mucche, del bastone (ramo), delle erbe che danno la vita eterna (Khet en Ankh) e degli Henmemet>>
Inoltre, nel Libro dei Morti, lo stesso dio Ra era definito come Akeb-ur, il dio del Nu, colui che fa sì che gli uomini e gli dèi siano in pace, Colui che plasma gli dèi ed è alla guida degli Henmemet, come a creare una liaison fra questi misteriosi Henmemet e le acque cosmiche del Nu, luogo di provenienza dei primi déi!
Un’altra divinità dalle spiccate caratteristiche creatrici, nata dalla fusione degli dèi egizi Khnum e Atum, veniva correlata agli Henmemet, come traspare dall’Inno ad Amun e Aton (British Museum Stele nr. 475, rigo 9) :
<<Khnum Amun degli “Henmemet”, conquistatore delle due Terre>>
Ricordiamo che Amun la massima divinità egizia viene descritta nelle Formula 434 dei Testi delle Piramidi come il serpente primigenio ed era assimilato al dio solare Ra, per formare l’immanente e quasi eterno dio Amun-Ra.
Nella formula 101 dei Testi dei Sarcofagi leggiamo a proposito del dio Atum, il dio primigenio dalla testa di Ariete: <<Ciò fece il Signore di tutto, e gli Henmemet erano con lui>>
Mentre nella Formula 317 dello steso testo troviamo scritto: <<Quando Shu è a capo degli Henmemet…>>
Nella formula 960 leggiamo: <<Ra esclude gli Henmemet>>
Nella formula 305 troviamo: <<Ho radunato gli Henmemet e i Grandi Dèi mi vengano incontro inchinandosi>>
Nella Formula 1993 dei Testi delle Piramidi appare scritto: <<Le due Enneadi (di déi) vengano verso di te inchinandosi; tu dai ordini agli Henmemet come Min nella sua casa>>
Ma ancora nella Formula 1686 del medesimo libro si legge: <<O padre mio Osiride re, sopra il trono di Ra-Amun: che possa comandare gli Henmemet>>.
Nelle Formule 559 e 565, invece, abbiamo indirette conferme della correlazione con le acque cosmiche del Nu. <<Salve a te, Grande Diluvio, maggiordomo degli dèi, capo degli Henmemet>>, mentre nella Formula 134 del Libro dei Morti, annoveriamo:
<<Omaggio a Ra… al cui volere gli uomini a milioni sorgono, allorché rivolge il suo volto verso gli Henmemet>>. Nella stessa formula si assiste ad una associazione con Aton, il Disco in seguito caro ad Akhenaton: <<Possa essere concesso (al re) di far parte degli Henmemet… io brillo nell’Aton (disco) dei suoi Henmemet>>
Appare più che evidente dai testi citati, che gli Henmemet furono connessi, in varia misura, a tutti i principali dèi del pantheon egizio, da Atum, Amun, Ra, Shu, Khnum ad Aton, fino al Signore del Nu e alla Grande Enneade, questi esseri dovevano, dunque, intrattenere concrete relazioni di frequentazione e conoscenza con queste divinità, confermando un rapporto “elitario” con essi!!
Etimologia
L’etimologia del termine Henmemet, secondo José Serrano Delgrado (Origin and basic meaning of the word Hnmmt, the so-called sun-folk in Studien zur Alteaegyptoschen Kultur vol.27, 2000, pag. 353-368), e confermata dal Dictionary di Wallis Budge, sarebbe composta da due parole unite tra loro, il fonema H, dal senso di autonomo, o dal fonema Hen dal significato di dirigere, comandare, governare, oppure dal fonema geroglifico, graficamente omologo, ma dal significato di correre, affrettarsi.
La seconda parte del nome Henmemet, invece, sarebbe formata dalla radice verbale Nem, che significa spostarsi, camminare, viaggiare, attraversare, semanticamente di implicita ambientazione acquatica, ma che poi viene esteso significativamente al cielo (nell’espressione nmt pt),accompagnato, poi, dal determinativo delle “gambe in movimento”, erano dunque grandi viaggiatori per mare e terra?
La Formula 1766 recita: <<Gli Henmemet nelle loro Barche Celesti>>
Così sembrerebbe dai significati risultanti dall’etimologia del nome, SEMPRE improntata al tema di un viaggio, che gli Henmemet siano :
- Quelli che si spostano da soli
- Quelli che governano spostandosi
- Quelli che si spostano velocemente.
La Formula 2187 dei Testi delle Piramidi afferma: <<Gli Henmemet verranno da te…>>
Il tema dello spostamento, inteso come avanti e indietro da un posto, si evidenzia nella Formula 2147, dove compariva anche il Nu:
<<Coloro che sono in NU vengono da te, gli Henmemet vanno avanti e indietro per te>>
Gli Henmemet erano, dunque, molto vicini agli dèi e avevano una collocazione tra le stelle che Non tramontano, cioè a Nord e viaggiavano!
Nel Papiro di Berlino nr. 3024, conservato allo Staatliche Museum, leggiamo: <<Gli Henmemet ti salutano, ti accolgono nella costellazione del Palo d’Ormeggio (Menit)>>
Ricordiamo che la costellazione del Palo d’Ormeggio è vicina a quella dell’Ippopotamo femmina e della coscia del toro (Meskheti) o Orsa Maggiore.
Nella Formula della Piramide di Teti leggiamo: <<Teti è giunto nella parte alta del cielo e il popolo Henmemet lo ha visto>>, così come nella Formula 214 della Piramide di Unas, troviamo: <<Gli Henmemet ti reclamano perché le stelle che non tramontano ti hanno fatto salire in alto>>
Nel Libro dei Morti Formula 130,14 leggiamo: <<Omaggio a te che purifichi gli Henmemet e a cui questo gran quarto del cielo offre omaggio>>
Dalla Formula 876 possiamo dedurre una collocazione geografica: <<La costellazione del Palo d’Ormeggio (Menti) piange per te, gli Henmemet, ti chiamano, le stelle che non tramontano ti aspettano>>
Gli Henmemet connessi alla “Barca di Ra”
Gli Henmemet erano spesso connessi, nei Testi delle Piramidi, alla Barca di Ra.
La Formula 1126 dei Testi dei Sarcofagi specifica: <<Gli Henmemet l’equipaggio di Ra, il cui numero è sconosciuto>>
Nella Stele di Sobeksen (Londra BM 580) troviamo scritto: <<Che ti adorino gli Henmenmet quando tu viaggi nella barca degli Dèi>>.
Il linguaggio degli Henmemet
Vorremmo sottolineare che nei testi egizi è più volte specificato che gli Henmemet avevano un loro linguaggio che il Faraone doveva imparare, nella Formula 1168 dei Testi delle Piramidi leggiamo:
<<Mio padre ascende al cielo tra gli dèi. Si pone nella GRANDE REGIONE DEL POLO e impara IL DISCORSO (la lingua) degli Henmemet>>
Nella Formula 124 del Libro dei Morti, nella versione di Gay Rachet, leggiamo:
<<Io mi intrattengo con i seguaci delle divinità, io parlo di Aton, io parlo con gli Henmemet>>
Nel capitolo 74 del Libro dei Morti di Ani si ribadisce:
<<Lasciamo che la compagnia degli dèi mantenga la pace, mentre gli Henmemet fanno una conversazione con Osiride Ani… terrò una conversazione con gli Henmemet.>>
Chi erano gli Ha- Nebu (Ha-w-Nebwt)?
Etimologicamente, essi sarebbero i Signori delle Terre Basse o Signori delle Terre Allagate e alcuni autori suggeriscono i Signori delle Nebbie.
Sicuramente collegati alla pianta definita dagli egittologi Papiro, come si evince dal geroglifico, anche se sinceramente a noi non sembra affatto assomigliare ad una pianta di papiro di cui riportiamo alcune immagini.
Il geroglifico in questione viene usato parecchie volte e dimostra una costante presenza del concetto dai tempi predinastici fino al Nuovo Regno (Iscrizioni risalenti ai regni di Tuthmose III, Tuthankamon e Ramsete III).
Teniamo subito a precisare che con questo termine, nella tarda cultura egizia, s’intendono “le isole Egee” cioè le isole greche del Mediterraneo.
Tuttavia viene spontaneo chiedersi come sia possibile trovare questo geroglifico già negli antichi Testi delle Piramidi di Unas (V dinastia). “Dato che i Greci appaiono come Micenei (Achei) verso il 1.700 a.C com’è possibile che gli Egizi utilizzassero il termine Ha-w nebwt prima del 3.000 a.C”.
Secondo una traduzione di Màspero Ha-nebwt erano “coloro che vivevano nelle isole nel cuore del Grande Mare”.
Wad-wur era spesso tradotto come Grande Verde, il Grande Mare posto all’estremità Nord-Ovest del mondo, insomma il Mediterraneo, mentre Shin-wur era invece il Grande Circuito, identificato come il greco Fiume Oceano, sembra perciò che gli Egizi fossero pienamente consapevoli dell’Oceano Atlantico.
Ci informa Pietro Testa nel suo Testi delle Piramidi, che spesso con il termine Wad-Wur gli egizi designavano genericamente le distese liquide dalle varie sfumature come il mare e spesso metaforicamente il cielo, spazio in cui si muovono gli Dèi.
A Philae esiste esplicita affermazione che il Grande Mare circolare “porta agli Ha-w Nebwt”
Altri studiosi ritengono che il nome Ha-Nebu, nominato ben 160 volte nella letteratura egizia, provenisse dalla locuzione dietro le isole, oppure da Popolo del Pilastro, alludendo forse a Innu, la città del Pilastro, Heliopolis.
Altri ricercatori ancora pensano che questi Ha-Nebu risiedessero nella regione dell’Amenti, l’Occidente, luogo spesso correlato a Osiride e di conseguenza al Duat.
Wallis Budge ci riferisce di un dialogo fra gli dèi Ra e Thot, in cui il primo si rivolge al secondo, dicendo:
<<Vieni partiamo dal cielo al mio posto, perché devo creare una cosa di luce del dio della luce nel duat e nella terra di Babat… Thot tornò indietro e furono creati An , gli Ha-Nebu e il Babbuino del dio>>.
Gli Ha-Nebu quindi erano un popolo estremamente antico connesso direttamente al dio Thot, così come gli Henmemhet erano connessi al Dio Atum.
Il Grande Cerchio
Anche gli Ha-Nebu, come gli Henmemet, compaiono in alcune formule dei Testi delle Piramidi associati a concetti di “cerchio”, “circondare”. Nelle Formule 629 e 847 troviamo infatti:
<<Tu sei grande e rotondo nel tuo nome di Shin Ur (Grande Cerchi). Sei circolare e rotondo come il cerchio che circonda gli Ha-Nebu>>
Nella Formula 1631 leggiamo:
<<Possa tu racchiudere ogni cosa nel tuo abbraccio nel nome di “olui che circonda gli Ha-Nebu”> o di <<Teben Ha-Nebu>>” – “Circuito degli Ha-Nebu”
Inutile specificare che il nostro pensiero collega immediatamente queste formule con la città descritta da Platone, Atlantide. Inoltre siamo profondamente convinti che esista una correlazione tra questi due popoli persi nelle nebbie del passato che, con ogni probabilità era già lontanissimo, ai tempi dei vetusti Testi delle Piramidi.
Fonti:
Questa raccolta di formule è stata tratta da quella piccola perla di Massimo Barbetta, La porta degli dèi, un libro che riesce ogni volta a stupirci, riservandoci nuove informazioni ad ogni rilettura.
Un grazie anche alla preziosa traduzione dei Testi delle Piramidi di Pietro Testa, un altro testo per noi fondamentale per la ricerca diretta sulle fonti.