Il concetto di porta era davvero basilare per le culture dei popoli antichi, ed era strettamente connesso agli dèi e all’aldilà, per esempio il nome stesso della città mesopotamica Babilonia era letteralmente “Porta degli Dèi”.
Il tema della “soglia” o del “varco” per consentire il passaggio verso “altri mondi” o “zone sacre”, inteso come “riservate”, era presente anche nella cultura Egizia, dove addirittura troviamo “Il libro delle Porte”, e molti accenni sono contenuti in tutta la corposa letteratura egizia come nei “Testi delle Piramidi”, “Testi dei sarcofagi ” o nel “Libro dei Morti” o “Libro dell’Amduat”. Tutti questi testi parlano del viaggio della “Barca di Ra” attraverso questa “Porta del Cielo”, ma è soprattutto il Libro dell’Amduat a fornirci spunti e chiarificazioni quando racconta della Barca di Ra che dopo un pericoloso e lungo viaggio giungeva agli estremi limiti dello spazio conosciuto, in direzione della mitica “Isola del Fuoco” o “Isola delle fiamme”.
Troviamo porte che connettono agli déi o a zone sacre ovunque nel mondo antico.
Nella cultura Ebraica troviamo le “Sharim” e “Petachim, citate nel Salmo 24, versetto 7.
Nella cultura latina con le “Ianuae caeli” o “Porta del Paradiso”.
Ricordiamo a tale proposito l’importanza delle Porte anche nella religione cattolica in occasione del Giubileo: la porta santa è quella porta di una basilica che viene murata per essere aperta solo in occasione di un giubileo, l’anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale, che riprende il nome dal Giubileo ebraico, più precisamente la parola deriva dall’ebraico Jobel (caprone, in riferimento al corno di montone utilizzato nelle cerimonie sacre).
In realtà in origine, tale porta, inserita a pieno, con gli stipiti e l’architrave superiore, nella muratura laterale di una basilica romana, veniva abbattuta dal papa all’inizio dell’anno Giubilare con una cerimonia. Tuttavia in tempi successivi l’intera porta fu sostituita con una in metallo, murata all’interno con un sottile diaframma di mattoni. L’abbattimento del diaframma di muratura era portato a termine velocemente dai muratori che aprivano così di fatto, il varco della porta stessa. I frammenti di tale muro venivano poi presi e conservati, quasi fossero una reliquia. Interessante sottolineare che tutta l’intelaiatura, i due stipiti e l’architrave del vano della Porta, corrispondente all’ebraico “Ail”, veniva cosparsa con acqua benedetta.
Anche dalle Surah del Corano emerge una struttura del Cosmo Arabo con Soglie, Porte, Varchi, la cui descrizione è particolarmente chiara e dettagliata .
Da La Mecca partono due tipologie di “Asbab” o “Corridoi, condotti” ognuno munito di “Abwab”, “soglie o varchi”, collocati all’inizio e alla fine dei due corridoi.
I misteri celati dietro i termini delle “Porte”
Dal libro Le porte degli Elohim di Massimo Barbetta apprendiamo:
Dal punto di vista lessicale molti termini inerenti elementi architettonici di un “portale” siano connessi agli “Elohim”.
Il primo di questi termini è “Eilam”, talora fonetizzato come “Ulam” che ha il significato di “Portico, porticato”, talora abbinato al Tempio di Salomone, come mostrato dalla figura qui sotto tratta dal Brown-Driver-Briggs.
Dall’Ariete adulto alle parti di un Portale
“Ail” in ebraico, derivato dall’assiro “Ailu”, era citato più volte nella Bibbia e connesso a numerosi rituali sacrificali in onore di Yaweh.
Per le indiscusse qualità di capo del gregge di pecore, il vocabolo “Ail”, “ariete”, viene abbinato in senso figurato e in sfera antropologica al concetto di “Comandante Capo”.
Inoltre interessante scoprire, che il vocabolo “Aial” fonetizzato in modo diverso dal precedente ha il significato di “Cervo”, o di tutti gli animali che gli Ebrei definivano “Casher” ossia ” Puri”, caratterizzati da ruminanti che hanno lo zoccolo spezzato con un’unghia divisa in due e in cui l’elemento anatomico più qualificante ed esteticamente più visibile, come accadeva nel caso delle corna dell’Ariete, è costituito da un ampio palco di “Corna”. Queste indiscusse caratteristiche di “forza” e “ potenza” erano abbinate al vocabolo “El” .
Ma il termine “Ail” oltre ad avere il significato di “Ariete” adulto maschio, è usato anche come “pilastro sporgente, stipite della porta” o “proiezione posta nel muro da ognuno dei due lati dell’entrata”, in pratica una specie di intelaiatura del vano della porta, conosciuta dai latini come “Crepido portae”.
Thomas Sharp, a proposito di “Eilam” o portale, in piena assonanza con le affermazioni del Gesenius, scrive:
<< Rabbi David afferma che esso era una “testudo” (costruzione a volta con quattro parti convergenti al centro) o “Fornix “ (volta, arco” che i francesi chiamano “Voute” (volta) e noi “un’intelaiatura” o un “Arco di volta “ connessi al termine “Eilam”>>
Egli poi chiarifica:
<< Si tratta di una prominenza sopra un varco (soglia), come un ariete (chiamato anche Ail) che possiede corna prominenti, mediante le quali esso respinge gli assalti. >>
La presenza di corna perciò su questi capitelli non sarebbe, pertanto, solamente decorativa, ma avrebbe una funzione di Parafulmine o scudo protettivo o schermo deflettore.
Lo stesso Sharp riporta i commenti di alcuni esegeti, suoi contemporanei, su queste affermazioni di Rabbi David:
<<Qualcosa che è simile a un “pilastro”, un “portico”, una “volta”, un “arco”, una “intelaiatura sopra una porta risulta “interposta” per occuparsi di ciò che, comunque, è posto o cade sopra un’altra e che, mediante questa interposizione, cambia la condizione della persona o della cosa, essendo persino connesso al rischio del cambiamento della sua stessa condizione… Da qui il significato di Ezechiele 40,8, che gli interpreti rendono “limen” ( in latino “Soglia, Ingresso”) o “super-liminare” ( in latino, “relativo all’architrave )>>
Un’occhiata alle Domus de Janas in Sardegna
Come non notare le stesse caratteristiche sopra elencate. Ecco alcuni esempi fotografici.
Curioso notare che sopra molte porte o finte porte nelle Domus de Janas Sarde, troviamo le doppie corna taurine, che ricordano tanto i portali Torii Giapponesi, il colore rosso è spesso ancora presente
Il Passaggio marchiato di Rosso
Secondo uno studio condotto da Deligia, Giovanni Gustavo, M. Fernandez Ruiz, e Liliana Spanedda, che ha utilizzato un’applicazione del programma DStretch del software ImageJ, si è ricostruito come si presentava in origine “La decorazione dell’ingresso della domus de janas di Perdonighéddu (Sorgono, NU), evidenziando l’intelaiatura dipinta di rosso.
Torii giapponese o portale
Un torii (鳥居) è il tradizionale portale d’accesso giapponese che porta ad un santuario o, più semplicemente, ad un’area sacra.
La sua struttura elementare è formata da due colonne di supporto verticali e un palo orizzontale sulla cima che richiama gli stipiti e l’architrave, frequentemente viene dipinto in colore vermiglio.
Tradizionalmente sono fatti di pietra o legno, ma in tempi recenti i costruttori hanno iniziato ad usare anche l’acciaio o il cemento armato.
Generalmente i torii si trovano a gruppi di tre e fuori dai templi o dai luoghi di culto non mancano mai. Il numero è tuttavia variabile. Ad esempio, i santuari dedicati al dio Inari possiedono tipicamente molti torii, mentre il santuario di Fushimi Inari-taisha a Kyoto ha addirittura migliaia di torii.
Secondo la tradizione Shintoista il passaggio sotto questo portale era “purificatorio” .
Dolmen e Menir
Molto simili a portali potrebbero apparire i Dolmen, presenti un po’ ovunque, quasi fossero “portali“ ante litteram.
La porta del Sole di Tiahuanaco
Inuksuit – I portali del mondo circumpolare
Un inuksuk (plurale Inuksuit) (dal Inuktitut: ᐃᓄᒃᓱᒃ , plurale ᐃᓄᒃᓱᐃᑦ, in alternativa inukhuk in Inuinnaqtun, Inuksuk in Inupiak, inussuk in groenlandese, e talvolta Inukshuk in inglese) è un limite artificiale, pietra o tumulo, costruito per essere utilizzato come riferimento dagli Inuit, Iñupiat, Kalaallit, Yupik e altri popoli della Regione artica del Nord America.
Queste strutture si trovano nel nord del Canada, Groenlandia e Alaska (Stati Uniti) e nelle regioni sopra il circolo polare artico.
Storicamente l’inuksuk era utilizzato fin dall’antichità come punto di riferimento per la navigazione, come indicatore di percorsi di viaggio, luoghi di pesca, campi, campi di caccia, luoghi di venerazione o recinti sacri. Per questo motivo sono di varie tipologie, a seconda di quello che volevano comunicare.
Altri portali nel mondo
Siamo certi ci siano sparsi per il mondo moltissimi altri portali, questo breve articolo ha solo lo scopo di puntare una luce su una possibile origine comune di tutte le grandi culture del nostro pianeta, guidate nel loro sviluppo da superstiti di una grande civiltà marinara precedente, che portò chiare tracce del loro passato.
Questo articolo vuole essere semplicemente un suggerimento per ricostruire attraverso piccoli tasselli sostenuti da scoperte archeologiche e prove scientifiche che forse la nostra storia andrebbe riscritta.