Come scrive Luciana Percovich:
“…sono nei corpi di donna delle nostre oscure antenate: affondano nella profondità del tempo, ricoperte d’oblio forzato e da strati di macerie e sfruttamento. Riportarle alla luce significa uscire dal vicolo cieco dello sguardo dominante, liberare energie compresse e congelate, svelare gli inganni, osare immaginare nel presente un orizzonte possibile di una diversa civiltà.”
Un team dell’Istituto Nazionale di Ricerca di Archeologia Preventiva, durante una campagna di scavo nel nord della Francia, nel sito preistorico di Renancourt, uno dei pochi ad offrire testimonianze del primo Paleolitico superiore (35.000-15.000 anni fa), ha portato alla luce una rara statuina dall’inconfondibile stile “venere”, prima testimonianza di arte gravettiana in Europa nord-occidentale.
Esistono, infatti, solo circa 100 manufatti di questo tipo e periodo, ritrovati prevalentemente in Russia e nelle regioni centrali del vecchio continente.
Scolpita in gesso e alta 4 centimetri, questa “Venere” presenta prominenti attributi femminili ipertrofici (glutei, cosce, seno), braccia appena abbozzate e un viso senza linee incorniciato da uno straordinario cappello.
I suoi canoni estetici evocano altre statuette simili come la Venere di Lespugue (Alta Garonna), di Willendorf (Austria) e il bassorilievo di Laussel (Dordogna).
La sorprendente “acconciatura”, invece, che ricorda una cuffia di perline realizzata con sottili incisioni a griglia, è simile alla Venere di Willendorf, la Signora incappucciata, ritrovata a Brassempouy, in Austria, risalente al 23.000-19.000 a. C. o alla ricostruzione della nostra “donna di Ostuni” (circa 28.000 anni fa).
È possibile, ipotizzano i ricercatori, che la cuffia di perline fosse un segno distintivo delle sacerdotesse del culto.
Ricordiamo che l’attributo di “Venere” fu associato da Joseph Szombathy alla statuetta di Willendorf nel 1903, e poi fu esteso a tutti gli altri ritrovamenti di questo genere, nonostante le diverse fisionomie spesso affatto femminili.
La nuova statuetta è stata trovata in tre pezzi prima di essere ricostituita. Il luogo dove è stata fatta la scoperta è caratterizzato da una concentrazione di resti perfettamente conservati dal limo, 4 metri sotto il terreno attuale.
Il sito si trova vicino alla confluenza delle valli di Selle e Somme, in un distretto a sud-ovest di Amiens, sigillato in telai eolici della fine dell’ultima era glaciale, tra i 40.000 e i 10.000 anni fa.
Oltre alle statuette sono state rinvenute altre vestigia nel deposito: tra i resti sono presenti anche gioielli e originali rondelle di gesso forate.
Fonte: https://www.autricidicivilta.it/la-signora-di-amiens-eccola-dopo-21000-anni-tornare-alla-luce/