Durante il ritrovamento di 20.000 tavolette presso Tell Hariri in Siria, negli scavi del palazzo reale di Zimri-Lim del potente stato di Mari, la traduzione di una tavoletta rivela una lettera inviata dal re di Mari (Shamsi-Adat) a suo figlio (Yasmakh) per informarlo dell’ottimo stato delle poderose fortificazioni di Alatri. Da questa informazione gli studiosi fanno derivare l’ipotesi che una città con il nome di Alatri esistesse già in terra mesopotamica e che popolazioni originarie di questa città possano poi essersi spostate in varie tappe fino a giungere tra i monti della Ciociaria e costruirvi un’acropoli simile a quella da cui erano partiti.
Mari (ora in arabo: تل حريري, Tell Hariri) è stata un importante centro sumerico tra il 2.900 e il 1.761 a.C. e arrivò al massimo splendore agli inizi del II millennio a.C., finché non fu distrutta dal re Hammurabi di Babilonia appunto nel 1761 a.C.
Fu fondata intorno alla fine del IV millennio a.C. in una zona nevralgica situata nella confluenza di importanti vie commerciali fluviali, lungo l’Eufrate, e carovaniere.
Il sito archeologico della città forma una collina che si trova oggi in Siria, a circa 11 km dalla cittadina di Abou Kemal sulla riva ovest del tratto intermedio del fiume Eufrate, a circa 120 km sud-est di Deir ez-Zor e a circa 30 km dalla frontiera con l’Iraq, costituisce uno fra i più importanti siti archeologici mesopotamici.
Sito archeologico
Gli scavi delle rovine di Mari sono stati intrapresi a partire dal 1933 dall’archeologo francese André Parrot che, durante oltre vent’anni di ricerche e scavi, portò alla luce anche l’archivio reale con circa ventimila tavolette d’argilla, contenenti iscrizioni su argomenti amministrativi, economici e politici.
Gli scavi furono poi ripresi in vari periodi, ma nel corso di circa 40 campagne di scavo è stato esplorato solo un quindicesimo dell’estensione totale del sito, di circa 14 ettari.
Dal sito che è stato scavato fino ad una profondità di circa 14,5 metri, è emerso che si distinguono chiaramente tre livelli di occupazione, dei quali solo il più recente (Mari III) è stato largamente documentato, mentre i primi due ( Mari I e Mari II ) non hanno ancora rivelato tutti i loro segreti.
Un piano progettato fin dall’inizio
Mari non va considerato come un piccolo insediamento che poi è cresciuto, ma piuttosto una nuova città progettata fin dall’inizio in tutte le sue dimensioni e forma, fondata nel periodo proto-dinastico I mesopotamico, circa 2900 a.C., allo scopo di controllare le vie fluviali dell’Eufrate che erano parte delle vie commerciali che collegavano il Levante con il meridione di Sumer.
La città fu costruita a 1 o 2 Kilometri di distanza dal fiume Eufrate per metterla al sicuro dalle piene alluvionali, ed era connessa al fiume grazie a un canale artificiale lungo dai 7 agli 8 kilometri a seconda del numero di anse presenti nel suo tracciato, ora difficili da identificare.
Il destino della città, seduto sulla terrazza dell’Eufrate, è da subito dipeso dal risultato di una lotta costante contro le acque superficiali e sotterranee.
I sondaggi hanno identificato diversi canali, alcuni dei quali sicuramente utilizzati per le colture agricole, altri per la navigazione.
L’opera fluviale artificiale più importante è il canale che metteva in comunicazione il fiume Khabur all’Eufrate, sfociando nel secondo, poco prima della chiusa di Baghouz, facilitando così il collegamento fluviale tra la piana mesopotamica attiva e le pendici del Tauro.
I Marioti costruirono vaste reti di raccolta dell’acqua piovana, come dimostrano le tubature e le cisterne scoperte nel Grand Palais Royal o in alcune strade della città. Ma lo sforzo principale dei costruttori si è concentrato sullo sviluppo di strade con marciapiedi assorbenti (miscela di ghiaia, cenere e frammenti) per facilitare l’eliminazione dell’acqua piovana.
Per proteggere pareti e pavimenti, i Marioti hanno utilizzato anche rivestimenti in gesso e bitume per impermeabilizzare tubature e stanze in cui l’acqua ha svolto un ruolo importante.
Storia
La prima Mari fu fondata circa nel 2.900 a.C. e fu abbandonata all’inizio nella metà del XXVI secolo a.C. per motivi sconosciuti, ma fu ricostruita prima del 2500 a.C. e divenne la capitale di un regno che controllerà l’est semitico. Questa seconda Mari, di organizzazione e cultura sumerica, ingaggiò una lunga guerra con la sua rivale Ebla, su cui riuscì a prevalere, ma fu poco dopo conquistata e distrutta nel 2.300 circa a.C. da Sargon di Akkad, la città fu ricostruita durante il dominio accadico e posta sotto il controllo di governatori che portavano il titolo di Shakkanakku (governatori militari).
Nella fase di dissoluzione dell’impero accadico i governatori si resero indipendenti e fecero di Mari nuovamente un regno in grado di controllare la valle del medio Eufrate. Nella prima metà del IXX secolo a.C. la dinastia dei Shakkanakku si estinse e il controllo del regno passò alla dinastia amorrita di Lim che però ebbe vita breve e la città passò sotto il controllo babilonese nel 1761 a.C.
La città sopravvisse come piccolo centro durante l’impero Babilonese, Assiro e poi Persiano per spopolarsi in epoca ellenistica.
Cultura e religione
Il primo e il secondo regno furono fortemente influenzati dal sud di Sumer.
La società era governata da un’oligarchia urbana e i cittadini erano ovunque noti per le elaborate acconciature, le barbe molto curate e i vestiti molto appariscenti.
Il calendario era calcolato utilizzando l’anno solare diviso in dodici mesi, ed era lo stesso calendario utilizzato a Ebla (L’antico calendario eblaita).
Gli scribi utilizzavano la scrittura sumera e le opere d’arte erano simili a quelle del resto di Sumer, così come gli stili architettonici.
L’influenza mesopotamica continuò a essere intensa su Mari anche nel periodo amorrita, come risulta evidente nello stile babilonese utilizzato dagli scribi. Nonostante questa influenza, però, in questo periodo comincia a diffondersi e poi a prevalere uno differente stile siriano, che risulta evidente nei sigilli dei re, che riflettono chiaramente un influsso siriano.
La società aveva ancora una struttura tribale e consisteva in massima parte di agricoltori e nomadi (Haneans) e, in contrasto con il resto della Mesopotamia, il tempio aveva un ruolo inferiore nella vita quotidiana rispetto al palazzo, che deteneva il potere politico ed economico.
Le donne godevano di una relativa eguaglianza con gli uomini, la regina Shibtu regnò nel nome di suo marito mentre questi era impegnato lontano dalla città, aveva un ruolo amministrativo rilevante e un’evidente autorità sui più alti ufficiali di suo marito.
Il pantheon includeva sia divinità sumere sia semitiche e, per gran parte della sua storia, Dagan fu la divinità egemone a Mari, mentre Mer era la divinità patrona.
Altre divinità importanti erano la semitica Ištar (corrispondente alla sumera Inanna) , il semitico Athtar e infine Šamaš, il dio del sole che era considerato come una delle divinità più importanti.
Fra le divinità sumere le più venerate erano: Ninhursag, Dumuzi, Enki, Anu, ed Enlil.
Economia
Alla prima Mari risale il più antico laboratorio per la produzione di ruote mai scoperto in Siria ed era un importante centro per la lavorazione del bronzo.
Nella città erano anche presenti interi distretti dedicati alla fusione dei metalli, alla tintura delle stoffe e produzione di ceramiche, il carbone necessario giungeva in città su chiatte fluviali provenienti dal corso superiore del fiume Khabur e dall’area dell’Eufrate.
L’economia del secondo regno era basata sia sull’agricoltura sia sul commercio. L’economia era centralizzata e diretta da un’organizzazione statale e periferica (comunale), dove le sementi venivano immagazzinate in granai gestiti dalle autorità locali e poi redistribuite alla popolazione in base alla status sociale.
Lo stato controllava anche l’allevamento in tutto il regno. Alcune persone dipendevano direttamente dal palazzo, saltando le autorità periferiche, fra questi erano i produttori di metallo e tessuti e gli ufficiali dell’esercito.
La Mari amorrita conservò la precedente struttura economica, nella quale però pesavano un poco di più i prodotti dell’agricoltura irrigua della valle dell’Eufrate. La città mantenne il suo ruolo commerciale e fu un punto di scambio importante per mercanti provenienti da Babilonia e altri regni, riceveva merci da sud e da est attraverso le chiatte fluviali e le redistribuiva verso nord, nord ovest e ovest.
Le principali merci gestite a Mari erano i metalli e lo stagno importati dall’altopiano iraniano ed esportati a ovest fino a Creta.
Altre merci includevano rame da Cipro, argento dall’Anatolia, lana dal Libano, oro dall’Egitto, olio d’oliva, vino e tessuti, oltre a pietre preziose, dall’attuale Afghanistan.