Fino a un paio di decenni fa, gli strumenti in pietra della cultura Clovis, che in genere hanno circa circa 13.000 anni, erano considerati la prima tecnologia umana nelle Americhe.
La cultura Clovis
Secondo una teoria molto diffusa denominata Clovis-First, il popolo Clovis, noto anche come Paleoindiani, è di norma visto come i primi abitatori umani del Nuovo Mondo e viene considerato il progenitore di tutte le culture indigene dell’America del Nord e del Sud. Arrivò per la prima volta in Nord America a piedi dall’Asia attraversando lo stretto di Bering, il tratto di terra che un tempo collegava la Siberia e l’Alaska, viaggiando lungo un corridoio libero dai ghiacci che si aprì quando le enormi lastre che un tempo coprivano l’interno del Nord America iniziarono a ritirarsi, cioè circa 14.000 anni fa, al termine dell’ultima era glaciale.
I primi segni di questa cultura abbiamo iniziato a trovarli nel 1926 vicino a Clovis, nel Nuovo Messico, e consistevano principalmente in punte di lance ricavate dalle rocce che diventeranno il loro segno distintivo.
Il sito di Cooper’s Ferry
Questa visione è stata recentemente contestata da vari ritrovamenti archeologici, ritenuti più antichi. Uno fra questi è stato scoperto nell’Idaho occidentale, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science, ed è il sito di Cooper’s Ferry.
Le date al radiocarbonio mostrano che uomini hanno fabbricato gli strumenti ritrovati e macellato gli animali ritrovati a Cooper’s Ferry, tra 15.000 e 16.000 anni fa.
Questo renderebbe Cooper’s Ferry un’aggiunta, rara e importante, alla manciata di siti archeologici che stanno ribaltando la teoria tradizionale del popolamento delle Americhe.
Sebbene dozzine di siti affermino di essere ciò che gli archeologi chiamano pre-Clovis, Donald Grayson, archeologo e professore emerito dell’Università di Washington, ritiene che ad oggi solo pochi siti siano datati con precisione, tra cui il Monte Verde in Cile (circa 14.500 anni fa), i siti di Friedkin e Gault in Texas (rispettivamente 15.500 e 16.000 anni) e il sito di Paisley Caves in Oregon (circa 14.000 anni).
Ma anche Grayson, che ammette di avere una visione relativamente “rigida e intransigente”, conferma che Cooper’s Ferry può essere inclusa nella sua breve lista.
Teoria alternativa
Todd Braje, un archeologo presso la San Diego State University che ha esaminato il documento di Science, ha confermato i risultati dello studio, affermando che il sito è un’ulteriore prova del fatto che “la teoria Clovis-first non è più sostenibile“.
Il sito di Cooper’s Ferry è stato scoperto per la prima volta dall’archeologo Loren Davis, durante le sue ricerche per la tesi di laurea, a Cooper’s Ferry nel 1997 sul fondo di un canyon vicino a una curva del fiume Salmon, un luogo idilliaco con estati calde e inverni freddi.
Ora è professore alla Oregon State University di Corvallis e autore principale del documento riportato da “Science”.
Ora è professore alla Oregon State University di Corvallis e autore principale del documento riportato da “Science”.
Nell’ultimo decennio di scavi, Davis e il suo team hanno trovato prove di rocce spaccate dal calore provenienti da antichi falò, aree di lavoro per la fabbricazione e la riparazione di strumenti, siti di macellazione e frammenti di ossa di animali.
L’anno scorso il team di Davis ha inviato un campione di carbone da un focolare per i test al radiocarbonio ed è rimasto sorpreso dal fatto che avesse un’età di 14.000 anni. Per confermare questi risultati, sono stati testati più campioni di materiale provenienti da Cooper’s Ferry.
“I nostri risultati continuavano a diventare sempre più antichi, sempre più antichi“, afferma Davis. Lo strato più profondo di sedimenti pieni di artefatti aveva un’età compresa tra circa 15.000 e 16.000 anni. “Non avrei mai pensato che il sito fosse così vecchio.”
Cooper’s Ferry è un’altra prova che le persone erano già a sud delle calotte glaciali che un tempo coprivano il Nord America, prima che si formasse un corridoio privo di ghiaccio nella parte bassa del continente circa 14.000 anni fa.
Davis e i suoi colleghi pensano che le loro scoperte offrano supporto per una teoria che sta acquistando popolarità tra gli archeologi: le prime persone a vedere i continenti americani furono i navigatori che remarono verso la costa del Pacifico.
Nello studio, Davis e i suoi colleghi hanno notato somiglianze tra gli strumenti che hanno scoperto e gli artefatti che sono stati realizzati tra 16.000 e 13.000 anni fa in Giappone, che forse indicano una origine comune.
“La sfida ora è connettere Cooper’s Ferry con i pochi altri siti in America del Nord e nel mondo.”, affermano i ricercatori, “Abbiamo molto lavoro da fare per costruire la vera storia”.
Fonte: National Geographic – 29 agosto 2019