La storia delle grotte sotto la piana di Giza e del loro ritrovamento è intrigante perché è stata molto movimentata: usate, nascoste, trovate, dimenticate, ritrovate, ignorate ed infine magnificate.
Cominciamo dal principio e ricostruiamo la storia del ritrovamento andando per ordine.
Un libro di memorie dimenticato
Nel 1817 Sir Henry Salt, console generale britannico in Egitto, insieme al grande esploratore italiano Giovanni Caviglia, esplorò una spaziosa tomba a ovest della Grande Piramide. Faceva parte di un’indagine sistematica della necropoli di Giza allo scopo di trovare e portare in patria, antichità e tesori di ogni tipo, sia di valore commerciale che filologico.
Dopo aver esplorato una fenditura nella roccia, Salt e Caviglia si ritrovarono inaspettatamente a scrutare all’interno di una camera simile a un abisso, in parte scavata, in parte naturale, che si apriva in un labirinto di passaggi sotterranei. Dopo aver viaggiato per alcune centinaia di metri, i due uomini si imbatterono in una spaziosa camera che si collegava ad altre tre camere di pari dimensioni, da cui passavano vari passaggi a “labirinto”.
Sin dall’età dei miti e delle leggende egizie dei faraoni, si faceva riferimento a una grotta sotterranea a Giza. Tali storie sono state raccontate dai viaggiatori romani e arabi in Egitto e vengono raccontate ancora oggi da coloro che abitano gli insediamenti e i villaggi più vicini alla piana.
Di questo ritrovamento si erano perse le tracce ma ne troviamo un’allusione in “Vita e corrispondenza di Henry Salt” di J.J.Hall (1834) in cui afferma:
L’impresa successiva di Caviglia fu di esaminare le catacombe nelle vicinanze delle piramidi. Quelle a ovest non appaiono aver posseduto un interesse particolare; lui e Salt entrarono in alcune, ma le trovarono poco invitanti tanto da non indurli a proseguire la loro ricerca; e anche se il capitano Caviglia successivamente penetrò in uno dei tanti passaggi “labirintici” osservati, fino alla distanza di trecento piedi, non incontrò nulla per compensarlo del suo tentativo.
Andrew Collins, uno scrittore ed esploratore britannico, dopo aver letto questo breve resoconto, decise di provare a cercare l’entrata di questo mondo sotterraneo.
Come è stata trovata l’entrata delle grotte
È noto che le tre piramidi sull’altopiano di Giza appaiono leggermente disallineate, non sono in linea retta. Così, quando nel 1993 Robert Bauval e Adrian Gilbert nel loro bestseller Il Mistero di Orione proposero le tre stelle della cintura di Orione come definizione del piano di base delle Piramidi di Giza, la teoria incontrò un certo entusiasmo. Tuttavia, l’allineamento non era “perfetto”.
Collins e l’ingegnere Rodney Hale scoprirono un altro gruppo di stelle nella costellazione Cygnus (Cigno) che corrispondevano alla perfezione. Sovrapponendo le stelle del Cigno alle tre piramidi, Collins constatò che una stella, Deneb, non corrispondeva. Guardando dove avrebbe dovuto esserci qualcosa, una piramide o un tempio, non c’era nulla. Forse il tempo l’aveva distrutto? Forse era stato sepolto? O forse era un segno che c’era qualcos’altro sotto l’altopiano, in attesa di essere scoperto.
Nel 2008 Collins, insieme al suo assistente Nigel Skinner Simpson, decise di cercare queste grotte nell’area in cui questa stella del Cigno corrisponde in relazione alle tre piramidi. In questa zona era situata la tomba NC2, anche detta tomba degli uccelli. Qui scoprì una serie di catacombe, come aveva descritto Henry Salt, ma nessun segno di grotte. Ma, mentre stava per lasciare il sito, notò una frattura nel muro della catacomba che alla fine rivelò l’ingresso di questo enorme complesso di grotte.
Eccitato da questa incredibile scoperta, Collins informò le autorità egizie ma il dott. Zahi Hawass, ora Segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie, respinse la scoperta di quella che chiamava “la grotta di Collins”, dicendo che lo scrittore britannico si era semplicemente confuso con una tomba già nota, aggiungendo che non c’erano grotte naturali a Giza.
Nel dicembre 2009, dopo averne negato l’esistenza, Zahi Hawass ha dichiarato che una squadra, che comprendeva archeologi, geologi, ingegneri e architetti sotto la sua guida, stava indagando nei pressi della tomba NC2 ed ha affermato “Credo che le grotte in cui siamo entrati facciano parte di un complesso molto più grande che si estende sotto l’intero altopiano di Giza… Secondo me è naturale non artificiale, ma sono state usate nel periodo tardo e nel periodo romano per le sepolture di animali o cose del genere.”
Da allora le grotte sono inaccessibili.
La geologia e la formazione delle grotte
Il profilo a forma di buco della serratura del sistema di grotte e la levigatezza delle pareti rendono evidente che le grotte sono di origine naturale.
Il calcare, come quello presente nel substrato roccioso di Giza, viene sciolto nel tempo tramite l’anidride carbonica contenuta nell’acqua piovana e dissolvendosi sceglie il percorso di minor resistenza attraverso le fratture naturali nella roccia.
L’erosione a forma di buco di serratura indica che l’acqua piovana ha attraversato le fessure sotto la falda acquifera, scavando grotte circolari. Quindi, quando la falda si è abbassata ha scolpito una depressione a forma di V alla base del profilo circolare, producendo un profilo a forma di buco della serratura.
Dal momento che è proprio ciò che si trova nelle grotte di Giza, questo implica che all’inizio l’acqua piovana deve essere fluita sotto il livello della falda freatica, ma poi ad un certo punto questa falda si è abbassata, creando il profilo che vediamo oggi.
Il fatto che le pareti delle caverne siano spesso lisce, in particolare nelle aree più profonde, è un’ulteriore conferma della loro creazione dall’acqua piovana.
Il possibile uso di queste grotte
Secondo Collins, le grotte, che sono vecchie di decine di migliaia di anni, se non centinaia di migliaia di anni, possono avere ispirato lo sviluppo del settore e le piramidi con la credenza in un mondo sotterraneo, infatti antichi testi funerari alludono chiaramente all’esistenza di un mondo sotterraneo in prossimità delle piramidi di Giza.
Giza era conosciuta anticamente come Rostau, che significa bocca dei passaggi. Questo è lo stesso nome di una regione dell’antico inferno egizio noto come Duat. Secondo Collins La bocca dei passaggi è senza dubbio un riferimento per l’ingresso ad una grotta e il passaggio al mondo sotterraneo.
Inoltre pensa che inoltrandosi più in profondità nelle grotte si potrebbe raggiungere il punto esatto corrispondente alla stella Deneb della costellazione del Cigno che potrebbe riservare delle sorprese.
Di altro parere è il ricercatore Armando Mei che, nel suo libro Il Segreto degli Dei, ritiene, secondo la sua ipotesi del progetto unitario della piana di Giza, che
in quel punto esatto i costruttori di Giza avevano compiuto la Nona Meraviglia del complesso (dopo la Sfinge, le tre Piramidi, la parte inferiore della Tomba di Khentkhaus e i tre Templi della valle), costruendo la costellazione dell’Acquario, ovvero il bacino artificiale contenente acqua salata, disposto esattamente in un punto non visibile da Giza, e stabilendo il suo centro ad Ovest, con ingresso esattamente a Nord. Non passi inosservato il numero Nove, il cui significato esoterico si riferisce al “compimento” dell’opera”.
Visto che le ricerche ora sono sotto il controllo delle autorità egiziane Collins continua le ricerche tramite immagini satellitari radar. Ad oggi le ricerche suggeriscono che le grotte continuano in direzione della Seconda Piramide, che si dice segnasse il punto della tomba di Hermes, il leggendario fondatore della civiltà egizia.
Fonti:
– Armando Mei, Il Segreto degli Dèi
– http://www.andrewcollins.com/
– https://archaeologynewsnetwork.blogspot.com/2010/09/vast-cave-complex-discovered-under-giza.html#VDebBV5gRy8WuqsH.97