Quando è stata tracciata la Terra? Ma soprattutto da chi?
Sorvolando la sconfinata e selvaggia foresta della Taiga della Yakutia, spesso i piloti sono sorpresi nel vedere che tutte queste foreste enormi e completamente disabitate sono ricoperte da linee rette di decine o addirittura centinaia di chilometri, che si sovrappongono formando rombi e quadrati.
Queste linee di demarcazione sono tracciate in due direzioni: alcune vanno rigorosamente da sud a nord, mentre altre sono sovrapposte ad esse con un angolo di quarantacinque gradi, formando una sorta di rete di triangolazione, molto simile a quella con la quale l’uomo moderno mappa la Terra.
La popolazione locale sa benissimo che queste radure esistono da secoli e su di esse non crescono alberi.
Sorge spontanea una domanda: chi è stato in grado di delimitare un territorio così selvaggio e impraticabile?
Né nella vecchia URSS, né ora in Russia, ci sono mai stati fondi per tracciare queste radure così diritte nella selvaggia foresta-tundra. Inoltre, queste radure sono state eseguite in modo così perfettamente uniforme, come se non ci fossero ostacoli, dislivelli o paludi.
Un reticolo in Siberia e oltre
È possibile osservare tale marcatura solo in Yakutia? Sembrerebbe di no. Se consideriamo questa anomalia in modo più ampio, possiamo trovare una marcatura simile in tutto il nostro pianeta, o meglio, tracce residue di esso.
La Yakutia è un territorio poco antropizzato, il che significa che nulla è cambiato qui per molti secoli e forse millenni, qui perciò tutto appare più evidente. Ma se ci soffermiamo ad osservare le famose autostrade e ferrovie dell’Australia e degli Stati Uniti possiamo notare che seguono le stesse tracce.
Probabilmente fu molto conveniente utilizzare queste tracce senza farsi troppe domande, evitando così di eseguire i necessari rilievi e lavori geodetici, fu sufficiente aggiungere un terrapieno da ricoprire con asfalto o binari. La civiltà ha approfittando di questo dono, ma facendo così ha praticamente cancellato l’intera marcatura visibile della Terra. E ora è possibile vederlo bene solo nella selvaggia Yakutia.
Testimonianza di Andrey Kadykchansky
Traduzione di un articolo apparso su Livejournal
Ho vissuto in quei luoghi per molti anni, ho lavorato nella silvicoltura e posso affermare con certezza che nessuno ha mai diviso o pensato di dividere la taiga in modo così drastico, semplicemente perché non ha alcun senso. In epoca sovietica, soprattutto, questo sarebbe stato visto come uno spreco di denaro pubblico.
Alcuni osservatori hanno suggerito che potrebbero essere tracce lasciate dai geologi. Ho qualche dubbio in proposito. Non è difficile per un economista calcolare quanta attrezzatura, carburante, materiali di consumo sarebbero stati necessari per la realizzazione di un tale lavoro in un’area remota, raggiungibile solo via aereo o con un fuoristrada. Sicuramente i costi avrebbero richiesto una voce separata nel budget annuale della Yakutia. Si può quindi facilmente affermare che l’URSS non ha nulla a che fare con queste linee.
Allora chi ha disegnato la superficie del pianeta come un foglio di carta su un tavolo da disegno, ma soprattutto perché tali linee sembra si siano conservate ovunque dove la superficie terrestre non è stata modificata dall’uomo?
Proprio così, anche nelle aree popolate sparse per il pianeta possiamo osservare tali formazioni che spesso sono state utilizzate con successo per le nostre esigenze. Le famose autostrade degli Stati Uniti e dell’Australia, ad esempio, non hanno richiesto una preparazione preliminare durante la fase di costruzione, tutti i rilevamenti geodetici erano stati completati molto tempo fa, le linee erano lì a disposizione, fu sufficiente costruire argini e in cima mettere l’asfalto o i binari della ferrovia.
Ora torniamo in Yakutia, dove le persone non hanno avuto il tempo di usare queste linee per i propri scopi, o semplicemente di distruggerle.
La foto mostra chiaramente che le linee sono disegnate in due direzioni, formando una rete. Una serie di linee è orientata da nord a sud, l’altra si interseca con un angolo di quarantacinque gradi con incredibile precisione. Il risultato è un’immagine che ricorda una rete di triangolazione, con l’aiuto della quale una persona è in grado di mappare una zona.
Queste linee ricordano tanto quelle che si trovano sulle mappe del medioevo o sui Portolani, linee che sono effettivamente legate alla geodesia, “informazioni autentiche“, secondo Andrey Kadykchansky, “ereditate dagli antichi e utilizzate dai moderni cartografi che le avrebbero utilizzate anche in assenza degli strumenti necessari per tracciarle.”
Tutto questo può essere paragonato, prosegue l’autore, ad un utensile che cade nelle mani di un selvaggio su un’isola deserta. Non è in grado di crearne uno, ma impara presto ad usarlo. Quindi, suggerisce l’autore, i nostri antenati sicuramente non erano in grado di fare un’indagine geodetica, ma usarono i risultati di un’indagine fatta molto prima di loro!
Ma allora, ci si chiede, di chi furono queste mani? Di Dio, degli atlantidei? O forse la Terra stessa in qualche modo si è “tatuata” sotto forma di una griglia?
Così si conclude l’articolo di Andrey Kadykchansky
Portolani
Un portolano (il cui nome deriva dalla parola latina portus cioè: porto) è un manuale per la navigazione costiera e portuale o aeronautica basato sull’esperienza e l’osservazione, contenente informazioni relative ad una delimitata regione
Essi si distinguono per alcuni caratteri che derivano dalla loro natura di carte nautiche: perciò rappresentano solo le coste, di cui indicano fittamente tutte le località; le aree marine sono coperte da una rete di linee lossodromiche che si dipartono da rose dei venti. Non venivano invece rappresentati meridiani e paralleli. I portolani del Mediterraneo giunsero ad un alto grado di precisione.
Un portolano riporta informazioni utili al riconoscimento dei luoghi tramite descrizioni testuali, disegni e carte geografiche; contiene informazioni sulla normativa locale, su pericoli e ostacoli alla navigazione come secche o relitti; indicazioni per l’ingresso nei porti, per l’ancoraggio ed ogni altra informazione ritenuta utile alla navigazione e alla sicurezza. Nel portolano troviamo non soltanto i riferimenti per il cabotaggio costiero, ma anche l’indicazione di rotte in mare aperto.
Queste rotte in mare aperto durante il Medioevo erano chiamate con parola latina transfretus (quarta declinazione), come si legge ad esempio nel Liber Rivieriarum della fine del XIII secolo: nei testi italiani si usano formule come a golfo lanciato o soprattutto peleggio (più raramente: pileggio), vocabolo adoperato anche da Dante Alighieri proprio col significato di “audace traversata”: “Non è pileggio da picciol barca / quel che fendendo va l’ardita prora / né da nocchier che a se stesso parca.” (Dante, Divina Commedia, Paradiso, canto XXIII, vv. 67-69).
Nella maggioranza dei casi il testo portolanico precisa per ciascun peleggio sia la distanza da percorrere, sia la direzione rispetto ai punti cardinali.
Nel lessico del portolano medievale italiano il navigare per cabotaggio costiero è detto per starea, ricalcando un’espressione del greco medievale (sterea ghe = la terraferma).
Ipotesi di Radmir Kilmatov
Traduzione di un articolo apparso su radmirkilmatov.livejournal.
Sorvolando la zona degli Urali è difficile non notare una stranezza della regione di Perm.
Quasi tutti i confini settentrionali della regione sono tracciati non lungo fiumi o le creste, ma lungo una linea retta. Queste linee rette formano una specie di reticolo non in direzioni naturali nord/sud, ovest/est, ma con linee oblique, con un angolo di circa 17 gradi. È come se qualcuno per mappare le radure, avesse preso in mano una bussola e avesse deciso di essere più originale del solito, tracciando non semplici quadrati ma rombi.
“Per capire dove sono dirette le linee è necessario ricordare che il nostro pianeta è uno sferoide“, ci ricorda l’autore, e seguendo le marcature degli Urali si scopre con grande sorpresa che portano a un luogo molto interessante, un luogo “dove circa 12.000 anni fa si trovava il nord magnetico”: la Groenlandia.
Conclusioni di A. Koltypin alla luce dei due articoli precedenti
Quindi, quando sono state fatte queste marcature? Prima della catastrofe di 11.700 anni fa, quando il polo nord era in Groenlandia, o dopo la catastrofe 11.700 anni fa, quando l’asse terrestre si è spostato di 15-17 gradi e il polo nord si è spostato nella sua posizione attuale?
Trovare la risposta a questo quesito è molto importante. Molte sono le fonti che parlano di una antica civiltà precedente ad una catastrofe e i ritrovamenti di seid, cromlech, dolmen e altri megaliti potrebbero essere correlati.
La nostra opinione
Fenomeno sicuramente molto interessante. Abbiamo avuto conferma da alcuni commenti sul sito originale russo che “Su queste strisce non cresce nulla, all’interno è visibile solo sabbia bianca che continua anche nei letti dei fiumi che queste linee attraversano.” Волчёк Александр
Fenomeno impressionante che a nostro avviso richiederebbe un approccio scientifico, come ad esempio un’analisi chimica del terreno o un attento studio geofisico del problema.
Osservando la foto proposta da Radmir Kilmatov notiamo che i prolungamenti delle linee siberiane arrivano, come da lui evidenziato, in Groenlandia ma non in un punto qualsiasi, ma una zona ben precisa la Baia di Disko.
Come non pensare all’ipotesi proposta da Marco Goti, ampiamente documentata da rilievi geografici e sostenuta da importanti fonti storiche e letterarie. Egli partendo dalla geometria contenuta nei dialoghi platonici Timeo e Crizia, attraverso uno studio sull’inconfondibile conformazione geologica, identifica l’isola di Atlantide con la Groenlandia. Non solo, egli individua l’evento catastrofico che ne determinò la repentina distruzione, arrivando persino a designare con assoluta esattezza le coordinate geografiche del sito in cui si trovava la capitale, con la sua particolarissima struttura ad anelli concentrici di terra e di mare: la Baia di Disko.
Potrebbero le linee della Yakuzia essere quanto è rimasto di un reticolo terrestre che “mirava” alla capitale più importante di quel tempo, l’epoca d’oro descritta da tutti i miti terrestri e portata a noi da Platone?
L’isola Atlantide oggi conosciuta come Groenlandia, possedeva un’ampia pianura quasi rettangolare, circondata da catene montuose di una grandezza e di una bellezza mai viste prima, con la sua splendida capitale ad anelli concentrici di mare e terra, oggi sepolta sotto una spessa calotta di ghiaccio, in un punto preciso e particolare nella baia di Disko, a seguito di un terribile evento catastrofico.
Vi invitiamo a leggere gli articoli che lo riguardano:
https://www.larazzodeltempo.it/2020/ollumlengri-fjord/
https://www.larazzodeltempo.it/2020/geometria-platonica/
https://www.larazzodeltempo.it/2021/geometria-platonica2/
https://www.larazzodeltempo.it/2021/mappa-bowen-kangia-fjord/
Fonti:
Il Polo Nord magnetico non c’entra nulla: le linee sono orientate verso un antico Polo Nord geografico, che si trovava in quella posizione tra i 210.000 e i 225.000 anni fa. Anche altri edifici, per esempio le piramidi di Teotihuacan, sono orientati verso lo stesso punto. Vi suggerisco di visionare le ricerche di Mario Buildreps, vi si spalancherà un mondo.