Questa moneta romana è datata al 7 a.C. ed è stata coniata da Marco Salvio Otone, nonno dell’imperatore romano Otone.
La testa è l’immagine di Cesare Augusto e la scritta recita: CAESAR AVGVST PONT MAX TRIBVNIC POT. Sul lato opposto si legge: M SALVIVS OTHHO IIIVIR AAAFF
È stata trovata dall’archeologo Reg Nichol nel dicembre 2003 sulle rive del Taylor-Reserve, un affluente del fiume Opawa che sfocia nello Stretto di Cook in Nuova Zelanda.
La moneta si trovava all’interno di una pianura alluvionale e di un sistema di canali che sfocia nel fiume Wairau. È stato portata in superficie da uno scavatore e giaceva nel terreno ben al di sotto della superficie.
Attualmente è esposta nell’atrio del Marlborough District Council a Blenheim, in Nuova Zelanda.
Un’altra incongruenza
Un altro strano ritrovamento, una moneta proveniente dall’Egitto, emessa sotto il dominio greco, è stata trovata da un contadino intento a scavare un buco per un palo della luce in una foresta pluviale dell’estremo nord, nel Queensland, in Australia, davanti alla Papua Nuova Guinea.
Da una veloce ricerca su Google è emerso che un buon numero di altre monete romane sono state trovate in Nuova Zelanda dall’alba dell’era coloniale.
- Il 14 novembre 1878 una moneta dell’era di Giulio Cesare (che regnò dal 46 al 44 a.C.) fu ritrovata a 60 cm sotto la superficie del terreno a Mount Victoria, sulla North Shore di Auckland. La scoperta è stata riportata dall’Evening Post , così come da Auckland Star, Thames Star e Hawkes Bay Herald nei giorni successivi.
- Una moneta romana fu trovata a Invercargill, nell’Isola del Sud intorno al 6 settembre 1894 e riportata nell’Otago Witness.
- Una moneta romana emerse dal sottosuolo argilloso a Ponsonby, Auckland intorno al 16-17 settembre 1903, notizia riportata nel New Zealand Herald il 19 settembre 1903. Era dell’era di Costantino (che regnò dal 306 al 337 ANNO DOMINI). La moneta è entrata nella collezione del Museo di Auckland.
- A una distanza ragionevolmente breve da dove l’archeologo Reg Nichol ha trovato la moneta romana del 7 a.C. nel 2003, un’altra ne è stata trovata a Picton, come riportato nell’Evening Post, 22 dicembre 1917. Questa era stata coniata durante il regno di Costantino I ed è stata datata intorno al 292 d.C.
- Un’altra moneta romana fu scoperta sulla battigia del porto di Manukau nel 1931 e riportata nel New Zealand Herald il 7 febbraio 1931
- Una moneta romana recante l’immagine di un uomo ben rasato che indossa una corona d’alloro è stata valutata dal numismatico del Dominion Museum nel 1935 e si pensa che abbia 2000 anni. Era di bronzo e ricoperta da un verderame verde scuro, che indicava la sua antichità. Sembra che sia stato trovata nella regione di Wellington e un rapporto che la riguarda apparve sulla stampa il 16 luglio 1935.
Naturalmente, in un’atmosfera in cui la storia deve sostenere le opinioni e le agende degli organi politici, non si può in alcun modo sostenere che queste monete siano arrivate sulle coste della Nuova Zelanda.
La visione semplicistica e irrealistica ritiene che tutte queste monete siano state lasciate cadere da goffi coloni che andavano in giro con i buchi nelle tasche!
Un giornalista del New Zealand Herald ha trovato questa banale spiegazione poco convincente quando ha scritto un articolo riguardante il ritrovamento di Ponsonby del 1903:
“È molto strano pensare che uno dei nostri primi coloni, i nostri pionieri dalla camicia blu o dal maglione blu, sarebbe andato in giro a Ponsonby con una moneta romana in tasca, che l’avrebbe lasciata cadere, e che in seguito, nell’anno di nostro Signore 1903, sarebbe stata dissotterrata. Le possibilità sono di circa dieci milioni su una ».
È ancora da accertare se navi romane o greche, per esempio, siano state attratte dalle naturali correnti equatoriali meridionali verso l’Australia o la Nuova Zelanda, ma le loro monete hanno certamente compiuto il viaggio, e non da sole ma erano certamente in possesso dei primi esploratori usciti dal Mediterraneo e Regioni del Mar Rosso.
Gli antichi marinai che attraversavano il Mar Rosso nell’Oceano Indiano avrebbero potuto essere stati trascinati stagionalmente in Australia e Nuova Zelanda dalle correnti equatoriali meridionali che portarono, secoli dopo, molti esploratori nella regione.
Infatti tra i naviganti è risaputo che una nave disalberata nell’Oceano Indiano e lasciata alla deriva potrebbe facilmente finire sulla penisola di Poutu – Northland, costa occidentale della Nuova Zelanda, o essere trascinata attraverso lo stretto di Cook tra le isole del nord e del sud per affondare nelle regioni costiere orientali di entrambe le isole.
La storia della navigazione e delle scoperte geografiche è oggi più che mai avvolta nel mistero.
Sappiamo pochissimo delle conoscenze nautiche compiute dalle civiltà che ci hanno preceduto perché partiamo dall’assunto che per lungo tempo i nostri avi non conoscessero la navigazione via mare.
Dell’Antica Sapienza Marinara sappiamo pochissimo, o meglio non ci è pervenuto quasi nulla di esplicito.
La diffusione delle scoperte geografiche e le tecniche della navigazione venivano custodite gelosamente e coloro che ne erano stati iniziati avevano il vincolo del silenzio pena la morte, come Strabone racconta avvenisse a Rodi nella sua Geografia. Non dimentichiamo che in passato la conoscenza di una nuova via di comunicazione era molto importante e da essa poteva dipendere addirittura il successo di una dinastia.
Dobbiamo perciò imparare a “guardare”, o forse sarebbe meglio che i reperti nascosti nei musei o i siti archeologici venissero studiati da equipe multidisciplinari.
Si potrebbe anche pensare a una “catena” di scambi tra civiltà partita da Roma, senza pensare a un contatto diretto tra i mercanti e viaggiatori Romani e le coste dell’Oceania.
Cosa ne pensa?
Antica Tartaria…