La famosa e curiosa Stele di Paser è una stele egizia in calcare risalente alla XX dinastia, costruita da Paser attorno al 1150 a.C., durante il regno di Ramses VI. Il testo della stele è un inno alla dea Mut.

Mappa del Recinto di Mut a Luxor antica Tebe
È stata trovata da Giovanni Battista Belzoni un esploratore, ingegnere e pioniere dell’archeologia italiana, a Karnak nel 1817 benché non sia ben chiaro dove, poiché le informazioni lasciateci dallo scopritore sono tutt’altro che precise. Con molta probabilità la scoperta è avvenuta nel recinto di Mut a Luxor, antica Tebe.
Il distretto di Mut contiene almeno sei templi: il tempio di Mut, il tempio di Contra e i templi A, B, C e D. Intorno al tempio di Mut vero e proprio, su tre lati, c’è un lago sacro chiamato Isheru.
Descrizione della stele
La Stele di Paser è un reperto gravemente danneggiato. Un’ampia fenditura la attraversa in diagonale dividendola in due. Come molte stele, originariamente aveva la forma classica di una lapide, ma la sezione superiore a semicerchio è andata in larga misura perduta, così come parte del bordo e tutto il quarto inferiore. Sopravvivono due frammenti, per un totale di 1.10m in altezza e 0.83m in larghezza.
Nel registro superiore della stele vi è una processione di almeno diciannove divinità, in attitudine di adorazione, presumibilmente davanti alla dea Mut, la cui immagine è però andata perduta. A molte di queste divinità manca ora la testa e tutte sono senza didascalia.
Sotto il fregio delle divinità, una linea di iscrizione, da destra a sinistra, dà indicazioni sulla provenienza della stele.
Alla base della stele restano labili tracce di un’altra linea di geroglifici, probabilmente da sinistra a destra, come pare dedursi da un apparente segno raffigurante un uccello. È possibile che fosse la continuazione della linea superiore.
Sul lato sinistro, invece, poco sotto la metà, compare quello che si può ritenere il nome del proprietario del monumento: Paser, giustificato.
L’area centrale della stele è coperta da una griglia, ogni quadrato del quale contiene un gruppo di segni geroglifici che originariamente erano pieni di pigmento blu, che avrebbe reso più facile la lettura.
La griglia, costituita da tante piccole cellette quadrate di circa 12 mm di lato è di sessantasette quadrati in larghezza e ottanta quadrati in lunghezza, ma potrebbe essere stata originariamente di ottanta per ottanta.
Le ridotte dimensioni fanno sì che l’identificazione dei segni danneggiati sia spesso difficile. Il testo, redatto prevalentemente in medio egiziano si presenta come una sequenza di frasi più o meno brevi.
Il nome della stele è leggermente fuorviante: non è come un moderno cruciverba, la linea di testo orizzontale sopra la griglia indica che la griglia contiene un inno a Mut e che dovrebbe essere letta “tre volte”.
Lo scopo del puzzle era decifrare e leggere i diversi inni.
La stele può essere letta sia orizzontalmente sia verticalmente grazie allo speciale gioco di parole utilizzato dagli scribi egizi che amavano molto giocare con le parole e le immagini e poiché l’effetto complessivo di tutti questi elementi è quello di un “codice”, essi vengono spesso definiti con il termine di crittografia o parole crociate.
In realtà però non esistono caselle inutilizzate, quindi la definizione “parole quadrate” è preferibile a quella, più comunemente utilizzata di “parole crociate” o “cruciverba”.
Tutto il mistero della Stele è racchiuso nella prima riga di testo in orizzontale che contiene però anche alcune indicazioni su come leggere la stele:
“… egli è il grande dio che adora questa dea. Invero, riguardo a questo scritto, esso è letto tre volte. Mai è stata vista una cosa simile ad esso fin dall’inizio, né è stata udita fin dal tempo del dio. Esso è stabilito nel Tempio di Mut, signora di Isheru, per l’eternità, come Ra, eternamente.”
Qualcuno ha ipotizzato che il “terzo modo” consista nel leggere i margini esterni, ma il reperto è troppo danneggiato per poter verificare questa possibilità.
Nonostante le lingue egizie siano ormai perfettamente traducibili, l’enigma delle iscrizioni presenti sulla Stele di Paser rimane irrisolto.
Quei simboli disposti lungo una sorta di griglia, che si possono leggere sia orizzontalmente sia verticalmente ottenendo varianti del medesimo inno, e quel misterioso “terzo modo” a cui alludono le istruzioni per la lettura e di cui ancora non si è scoperto nulla, rimangono in una delle numerose sale, stipate fino al soffitto di statue e vasi, dei magazzini sotterranei del British Museum a cui fu venduta nel 1820 da Henry Salt, allora Console Generale in Egitto, e “datore di lavoro” del Belzoni.
Informiamo i nostri lettori che non siamo riusciti a trovare una foto “certa” della Stele di Paser, molte sono così chiamate su Google ma nessuna corrisponde alle descrizioni, abbiamo perciò preferito non inserire immagini.
Fonti:
https://mediterraneoantico.it/wp-content/uploads/2020/08/La-stele-di-Paser.pdf