Nel corso del secolo scorso, decine di lastre di pietra scolpite, di origine e funzione sconosciute, sono state scoperte nella parte meridionale dello stato del Messico, per lo più intorno al piccolo sito archeologico di San Miguel Ixtapan, Tejupilco.
Ulteriori scavi, iniziati nel 1995, hanno rivelato le fondamenta di grandi edifici costruiti con enormi blocchi di basalto e andesite pesanti diverse tonnellate, il cui stile ricorda da vicino le architetture megalitiche del Peru e della Bolivia poste a migliaia di chilometri di distanza.
I primi esploratori – Un’influenza andina nel Messico centrale?
La prima menzione dell’esistenza di importanti vestigia archeologiche in questa parte dello stato del Messico risale al 1908, tuttavia, fu solo nel 1960 che gli archeologi americani Charles R. Wicke e Maudie Bullington pubblicarono le prime fotografie di una serie di enigmatiche lastre di pietra provenienti dalla chiesa di San Miguel Ixtapan e dalla vicina Hacienda de Guadalupe. Nel loro articolo intitolato “A possible Andean Influence in Central Mexico” (Una possibile influenza andina nel Messico centrale), pubblicato nella prestigiosa rivista American Antiquity, i due autori scrivono: “Lastre di pietra recentemente scoperte nella regione vicino a Tejupilco nello stato del Messico sono scolpite in uno stile semplice, a basso rilievo, audace e geometrico, diverso degli stili mesoamericani noti ma con sorprendenti parallelismi nelle Ande peruviane“. Secondo i due autori, i rilievi “rappresentano uno stile artistico […] che non è mai stato descritto nella letteratura dell’archeologia mesoamericana. Inoltre, sembra impossibile associarlo a qualsiasi stile scultoreo mesoamericano conosciuto. La posizione isolata dei rilievi nel sudovest dello Stato del Messico vicino al confine con Guerrero, ha certamente contribuito alla loro oscurità”. (Wicke e Bullington, 1960)
L’aspetto più sorprendente del sito di San Miguel Ixtapan, che ha richiamato l’attenzione dei primi ricercatori ed esploratori, è che tutte le lastre presentano la stessa misteriosa decorazione, costituita da una forma a T rovesciata sopra una cornice rettangolare con modanature doppie o triple, le cui dimensioni variavano da circa 1,26 a oltre 1,60 metri di lunghezza, uno stile artistico che non è mai stato descritto nella letteratura dell’archeologia mesoamericana ma con sorprendenti parallelismi nelle Ande peruviane.
Nonostante l’interesse iniziale tuttavia, le lastre furono rapidamente respinte come manufatti dell’era coloniale. Tra le argomentazioni prodotte dai detrattori, vi era il fatto che la precisione degli intagli in pietre dure come l’andesite e il basalto (durezza 6-7 sulla scala di Moh) avrebbe richiesto l’uso di strumenti metallici sconosciuti nel Messico precolombiano.
I primi scavi scientifici
Gli scavi condotti a San Miguel Ixtapan a partire dal 1995 hanno rivelato l’esistenza di numerose strutture sepolte, tra cui una grande piramide a più livelli, un campo per il gioco della pelota e una scalinata monumentale costruita con enormi blocchi di basalto. Tra i ritrovamenti più significativi vi è quello di una camera sigillata situata a un lato della piramide principale.
La camera, nota attualmente come “Recinto delle Sculture”, conteneva due enormi lastre megalitiche ricoperte da intricati motivi geometrici simili a quelle documentate e fotografate nel 1960, insieme a diversi idoli con le braccia incrociate.Questa scoperta dimostra oltre ogni dubbio che le lastre rappresentano autentici manufatti precolombiani, e non sculture di epoca coloniale prodotte con strumenti metallici in tempi moderni.
La camera e il contesto archeologico in cui sono state rinvenuti le lastre sono stati datati intorno al 700-900 d.C. Ci sono tuttavia prove che le lastre potrebbero essere in realtà molto più antiche e che siano state solamente appropriate da parte di una cultura successiva. Mentre la porzione esplorata del sito è ancora molto limitata, le prove archeologiche suggeriscono che il sito fosse già abitato nel periodo pre-classico (ca. 1000 a.C. – 250 d.C.), e forse molto prima, durante il periodo formativo della civiltà mesoamericana.
Secondo le informazioni storiche fornite dal municipio di Tejupilco, le prime prove di occupazione umana nella zona risalgono al 12.000 a.C., sotto forma di pitture rupestri nel sito di Cueva de los Monitos nella Sierra de Nanchititla.
Una civiltà sconosciuta
Nei primi anni 2010, alcuni operai che scavavano per installare un parafulmine al di sopra di un monticciolo piramidale scoprirono una sepoltura intatta datata al 2000 a.C., cioè quasi 2.000 anni prima della prima occupazione documentata del sito. Accanto alla sepoltura venne rinvenuta una collana e una maschera di giada di eccezionale fattura artistica, che si trova attualmente esposta nel museo del sito di San Miguel Ixtapan.
La civiltà che ha prodotto questi enigmatici manufatti è del tutto sconosciuta.
L’incredibile modello in scala – “pietra Maqueta”
Modello in scala di quella che sembra essere una grande città preispanica, scolpito in un enorme masso di basalto di 3 metri per 4 ed è simile ad altri modelli architettonici in pietra trovati a Xochicalco, nello stato di Morelos, Plazuelas (Guanajuato), e Valle de Bravo (Stato del Messico).
Una delle scoperte più notevoli fatte nel sito di San Miguel Ixtapan è quella di un enorme modello in scala di quella che sembra essere una grande città preispanica o centro cerimoniale contenente numerose piramidi, campi da gioco, piazze collegate da scalinate e piattaforme monumentali.
Il modello venne alla luce durante lavori agricoli nel 1985, e fu proprio la sua scoperta a condurre alla realizzazione dei primi scavi archeologici nel sito.
Il modello venne scolpito in un enorme masso di basalto di 3 metri per 4 ed è simile ad altri modelli architettonici in pietra trovati a Xochicalco, nello stato di Morelos, Plazuelas (Guanajuato), e Valle de Bravo (Stato del Messico).
Gli archeologi non sono d’accordo sull’età del modello. Mentre non c’è dubbio che il modello rappresenti una grande città precolombiana di dimensioni e raffinatezza eccezionali.
La domanda è: quale città?
Le porzioni finora scavate ed esplorate del sito di San Miguel Ixtapan non sembrano corrispondere a nessuna delle caratteristiche architettoniche del modello in pietra, un fatto che ha portato gli archeologi a ipotizzare che il modello raffigurasse una città tuttora sconosciuta, una che doveva ancora essere costruita o un modello ideale di città sacra.
Il modello sembra suggerire un tipo di architettura monolitica che potrebbe avere una relazione con i vicini templi rupestri di Malinalco, Acatzingo de la Piedra, vicino a Tenancingo, e Tezcotzingo, sempre nel Messico centrale.
Architettura megalitica di alta precisione
L’aspetto più sorprendente del sito di San Miguel Ixtapan è tuttavia la sua sofisticata architettura megalitica, che fa uso di enormi lastre di pietra andesitica e basaltica ricoperte di elaborati disegni geometrici.
Nel corso di almeno due diverse spedizioni condotte nei primi mesi del 2021 dal presente autore accompagnato dai membri del team di ricerca del Progetto ARX e dall’archeologo Victor Osorio Ogarrio, direttore incaricato della zona archeologica di San Miguel Ixtapan, chi scrive ha potuto documentare l’esistenza di oltre 20 grandi lastre di pietra andesitica, la maggior parte delle quali inedite e mai pubblicate nella letteratura archeologica della regione:
- Tre lastre di pietra andesitica con intagli geometrici nella chiesa di San Miguel Ixtapan(due nei contrafforti a nord e a sud, una in piedi di fronte alla chiesa oltre l’arco d’ingresso).
- Una lastra di pietra basaltica non decorata su un lato della piazza di fronte alla chiesa
- Due lastre di pietra verde nel “Recinto delle Sculture” del sito archeologico di San Miguel Ixtapan, parzialmente ricoperte di stucco.
- Un frammento di una grande lastra di pietra basaltica proveniente dal sito di Juluapan, ora esposta nel museo del sito di San Miguel Ixtapan.
- Una lastra di pietra basaltica spezzata in quattro parti nel sito di Rancho “I” – Si tratta della stessa lastra fotografata da Wicke e Bullington nel loro articolo del 1960, quando la lastra si trovava ancora integra nei terreni di proprietà dell’Hacienda di Guadalupe.
- Una grande lastra di pietra basaltica intatta, capovolta, nello stesso sito di Rancho “I” situata a poca distanza da quella già precedentemente riportata da Wicke e Bullington i primi ricercatori.
- Una lastra di pietra basaltica in piedi parzialmente sepolta vicino a un tumulo saccheggiato presso l’Hacienda di Guadalupe, fotografata da Wicke e Bullington nel 1960 e ora perduta.
- Due lastre di pietra andesitica non decorata e il frammento di un’altra lastra andesitica con decorazione geometrica a forma di T rovesciata sul Cerro de la Guitarra, scoperte e abbandonate da cacciatori di tesori all’interno di una trincea di scavo in anni recenti.
- Una lastra di pietra basaltica con intagli geometrici dal sito di Pinzán Morado (Los Pinzanes), situato a circa 15 chilometri a nord-ovest di San Miguel Ixtapan, rinvenuta all’interno di un basamento piramidale già saccheggiato e in seguito risepolta dall’INAH (Istituto Nazionale Messicano di Antropologia e Storia) per ragioni di conservazione e per le difficoltà logistiche del trasporto.
Oltre a queste 14 lastre che sono conosciute con certezza dalla zona di San Miguel Ixtapan, altre 5 sono conosciute da testimonianze oculari e comunicazioni personali:
- Altre 2 lastre vicino all’Hacienda de Guadalupe (riportate da Wicke e Bullington sulla base di testimonianze oculari ma già irreperibili al momento della loro visita).
- Una lastra non decorata a San Francisco Tejupilco (Victor Osorio Ogarrio – Comunicazione personale), probabilmente ancora in situ.
- Una lastra scavata da cacciatori di tesori da un tumulo saccheggiato vicino all’arco d’ingresso della città di San Miguel Ixtapan, ora perduta.
- Una lastra sommersa nel letto del rio Aquiagua, a valle del sito di Rancho “I” (Victor Osorio Ogarrio – comunicazione personale).
La dimensione delle lastre varia tra 1,2 metri di lunghezza per 0,9 metri di larghezza, fino a 1,8 metri per 1,6 di larghezza, con uno spessore compreso tra 20 e 60 centimetri. Si ritiene che la lastra più grande proveniente dal sito di Rancho “I” abbia un peso compreso tra le 3 e le 5 tonnellate.
La decorazione consiste in una forma a T rovesciata sopra una cornice rettangolare con una doppia, tripla e in alcuni casi anche quadrupla modanatura.
Non è noto se le lastre fossero destinate ad essere collocate orizzontalmente o verticalmente, né se la forma a T formasse la parte inferiore o superiore della lastra (Questa ipotesi si basa esclusivamente sul fatto che la maggior parte delle lastre conosciute presentavano questa orientazione al momento della scoperta.
Le lastre del “Recinto delle Sculture” non si conformano a questo schema e sembrano essere state ricollocate all’interno del recinto come parte di un reimpiego antico.
La lastra trovata di fronte alla chiesa di San Miguel Ixtapan è unica in quanto contiene due sporgenze marcate nella parte inferiore della forma a T rovesciata.
La T, un Simbolo di sotterranei? Il misterioso Cerro de la Muñeca
Quale potrebbe essere il significato della forma a T rovesciata che si trova espressa così prominentemente nella tradizione scultorea di San Miguel Ixtapan?
Una prima ipotesi è che la forma a T rovesciata rappresenti la forma stilizzata di una caverna artificiale.
Un simbolo quasi identico, infatti, appare sulla mappa di Cuauhtinchan II come rappresentazione della grotta sacra e del luogo di origine. A questo proposito, si differenzia da altre raffigurazioni di grotte naturali in quanto esibisce un profilo geometrico, un’apertura artificiale sormontata da un architrave e può quindi riferirsi a una grotta artificiale o a una caverna naturale modificata artificialmente (Medina e Tucker, 2008).
Tra i popoli mesoamericani, questa grotta era considerata come la rappresentazione fisica di Chicomoztoc, il leggendario luogo di origine. Lo stesso simbolismo potrebbe avere anche una valenza funeraria, in quanto i corpi mummificati degli antenati venivano solitamente deposti all’interno di grotte o caverne funerarie.
La forma a T rovesciata potrebbe quindi rappresentare un ingresso simbolico agli inferi, la dimora degli antenati.
Una simile caverna funeraria potrebbe essere esistita realmente nel Cerro de la Muñeca, un importante rilievo dalle pareti rocciose quasi verticali situato a nord di San Miguel Ixtapan, verso il quale molte delle piramidi e delle piattaforme cerimoniali del sito sembrano essere state allineate.
Prove di contatto transoceanico con il Sud America?
Lo stile delle sculture di San Miguel Ixtapan è estremamente preciso, con angoli retti e superfici perfettamente piane.
Al di là della loro grande somiglianza con la scultura andina, le lastre scolpite, i pilastri monolitici e gli altri elementi architettonici di andesite e di basalto del sito di San Miguel Ixtapan evocano immagini dei grandi siti archeologici di Tiwanaku e Puma Punku in Bolivia.
Non esiste nessuna spiegazione rispetto a come esattamente questo stile e tecnica di lavorazione della pietra, che non ha eguali in Mesoamerica, possa essersi fatto strada dagli altopiani del Perù e della Bolivia fino al Messico centrale, a oltre 5.000 chilometri di distanza.
Come una Tiwanaku sepolta e ancora in attesa di essere esplorata, solo futuri scavi al di sotto dello spesso strato di limo alluvionale che ricopre la gran parte del sito potranno un giorno rivelare la vera estensione dell’architettura megalitica di San Miguel Ixtapan.
Le misurazioni preliminari mostrano che il sito dovesse essere molto esteso, occupando un’area di almeno 3 per 1,5 chilometri. È possibile che la sua scomparsa e abbandono sia da attribuire a un cataclisma naturale, un terremoto o una frana, che ha lasciato la maggior parte delle strutture profondamente sepolte sotto uno spesso strato di sedimenti.
Secondo fonti coloniali, l’area di San Miguel Ixtapan era abitata da popoli che parlavano una lingua non Nahua, chiamati Chontal, letteralmente “stranieri” o “forestieri”, dagli Aztechi. Tra questi popoli c’erano sicuramente i Taraschi, noti anche come Purupecha, un popolo la cui esatta origine geografica ha a lungo incuriosito storici ed etnologi.
Le ultime ricerche suggeriscono che i Taraschi potrebbero aver raggiunto le coste del Messico dall’Ecuador o dal Perù (Malmstrom, 1995). Ciò sarebbe dimostrato dall’esistenza di stretti legami commerciali in epoca precolombiana tra l’ovest del Messico e il Sud America, nonché dalla grande affinità linguistica che esiste tra le lingue Quechua e Purupecha.
Interessante è anche la diffusione in questa parte del Messico di tecniche metallurgiche tipicamente sudamericane. Fino all’epoca coloniale, i Taraschi erano conosciuti per la loro eccellente oreficeria e per la lavorazione dell’argento e del rame, i quali possedevano armi e strumenti di metallo diversi da qualsiasi altro popolo della Mesoamerica.
Un sito in pericolo
Il sito di San Miguel Ixtapan e i suoi vasti resti megalitici sono ora minacciati dall’urbanizzazione e dal saccheggio. Una delle più grandi lastre di pietra megalitica fotografate da Wicke e Bullington nel 1960 in un terreno di proprietà della Hacienda di Guadalupe, è stata ridotta in frantumi nei primi in anni recenti da vandali e cacciatori di tesori. Da allora molte altre lastre sono scomparse o sono oggi conosciute solo attraverso testimonianze oculari.
L’intera regione che comprende la parte meridionale dello stato del Messico e il nord di Guerrero è teatro di una forte attività criminale, che si estende anche al traffico di antichità e al saccheggio di siti archeologici. Quasi ovunque si trovano le tracce di buche e trincee scavate dai cacciatori di tesori, che demoliscono sistematicamente i monumenti antichi alla ricerca di manufatti di valore che possano poi essere venduti sul mercato delle antichità.
L’ Associazione ARX ha quindi lanciato un appello e una raccolta fondi con il fine di consentire il recupero e la conservazione delle lastre che si trovano attualmente minacciate da atti di vandalismo e saccheggio in campi di proprietà privata e ai margini della zona abitata. In un secondo momento, e in collaborazione con la Segreteria per la Cultura della Stato del Messico e l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia, si prevede di utilizzare i fondi raccolti per la realizzazione di una mappatura sistematica del sito con LiDAR e la conduzione di analisi mirate e non invasive del sottosuolo con strumentazione geofisica per l’identificazione di possibili strutture sepolte.
Chiunque volesse collaborare a questo importante progetto, lo può fare attraverso la seguente pagina:
https://donadora.org/campanas/conservacion-arqueologica
Con una piccola donazione, anche solo di 10 Euro, potrete contribuire al salvataggio e alla conservazione di un sito archeologico tra i più importanti ed enigmatici dell’intera Mesoamerica, che potrebbe contenere indizi chiave sull’origine della civiltà e i contatti tra Centro e Sud America.
La tua donazione sarà fondamentale per garantire che questo importante pezzo del passato dell’umanità sia preservato a beneficio delle generazioni future, nonché per sostenere ulteriori ricerche ed esplorazioni in una delle aree meno studiate e più a rischio della Mesoamerica.
Bibliografia
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[2] INAH. “Zona Arqueológica de San Miguel Ixtapan”, on January 9, 2008. On-line resource: https://www.inah.gob.mx/zonas/46-zona-arqueologica-de-san-miguel-ixtapan. Accessed on April 20, 2021.
[3] Malmstrom, Vincent H. “Geographical Origins of the Tarascans”. Geographical Review, vol. 85, No. 1, January 1995, pp. 31-40.
[4] Medina Jaén, Miguel and Tim M. Tucker, “El Glifo escalonado en el Mapa de Cuauhtinchan II: Símbolo de la Montaña y la Cueva de Origen”. Mapa de Cuauhtinchan II: Entre la Ciencia y lo Sagrado. Mesoamerican Research Foundation, 2008.
[5] Mena, Ramón. “Piezas arqueológicas de Tejupilco”. Boletín de la Sociedad Mexicana de Geografía y Estadística. Época 5, vol. 3, 1908, pp. 185-87.
[6] Osorio Ogarrio, Victor Ángel, and Marco Antonio de León Cortés. “Una posible Diosa Prehispánica en San Miguel Ixtapan, Tejupilco”. Arqueología Mexicana, 158, July-August 2019, pp. 46-51.
[7] Reyna Robles, Rosa María. La Cultura Arqueológica Mezcala. Ciudad de México: Instituto Nacional de Antropología e Historia, 2006.
[8] Reyna Robles, Rosa María and Christine Neiderberger Betton. El Pasado Arqueológico de Guerrero. INAH/ CEMCA/ Gobierno del Estado de Guerrero, 2002.
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[11] Various Authors. “San Miguel Ixtapan, Estado de México”. Arqueología Mexicana, Especial 35, Estado de México, guía arqueológica, June 2010.
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[13] Weitlaner, Roberto J. Informe sobre varios viajes a los estados de México y Guerrero. Ms. Carpeta XIV-2, 1944. Fondo Weitlaner, DEAS-Instituto Nacional de Antropología e Historia, Ciudad de México.
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[15] Wikipedia. “San Miguel Ixtapan (Archaeological Site)”. Last edited on December 19, 2020. On-line: https://en.wikipedia.org/wiki/San_Miguel_Ixtapan_(archaeological_site). Accessed on April 20, 2021.