Color turchese, grandi come un mirtillo: una decina di antiche perle di vetro veneziane sono state scoperte in una fossa domestica a Punyik Point, un campo Inuit stagionale vicino al Continental Divide nella Brooks Range in Alaska.
Le perle di vetro sono state trovate insieme a pezzi di metallo, rame per l’esattezza, e probabilmente appartenevano a una collana o a un braccialetto.
In seguito a una datazione al radiocarbonio sul filo vegetale avvolto intorno ai braccialetti di rame, i ricercatori hanno potuto stabilire che le antiche sfere turchesi risalirebbero a un periodo compreso tra il 1397 e il 1488 d.C.
Dunque, delle creazioni risalenti a un’epoca precedente alla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492.
Il team ha anche esaminato cinque delle dodici sfere con un’analisi di attivazione neutronica, una tecnica che bombarda i campioni con radioattività e quindi misura il decadimento radioattivo attraverso i raggi gamma emessi.
I risultati hanno mostrato che “le perle dell’Alaska” sono fatte di un vetro tipico della manifattura veneziana del XV secolo e successivamente europea.
La scoperta è di grande importanza per diversi motivi.
Come sono arrivate lì? E soprattutto chi ce le ha portate?
Non si tratta dei primi ritrovamenti simili nelle zone dell’Alaska, ma a differenza del passato, oggi gli archeologi hanno a disposizione strumenti molto più accurati per stabilire la datazione dei reperti.
I ricercatori Michael Kunz e Robin Mills, che le hanno trovate, stanno cercando il più possibile di far luce sulla loro storia analizzando tutte le ipotesi possibili.
Una delle tesi più accreditate sembra essere quella che attribuirebbe la presenza delle perle in Alaska a commercianti che potrebbero aver viaggiato lungo la Via della Seta, e dunque potrebbero essere passati in Siberia e attraversato lo Stretto di Bering.
Un fatto è certo, questi oggetti rappresentino una prova dei collegamenti esistenti tra Europa e America precedenti a Colombo e al colonialismo.
Azzardiamo noi un’ipotesi?!
Come abbiamo già documentato in altri articoli, il passaggio a Nord-Ovest era noto fin dall’antichità e questa potrebbe essere la prova definitiva.
Numerose sono le carte geografiche giunte fino a noi che evidenziano molte città sulla costa della Groenlandia, proprio davanti all’Islanda, ciò significa che la zona non solo era abitata ma anche conosciuta e praticata dai commercianti e dalle navi mercantili.
Ce ne dà testimonianza anche Cristoforo Colombo nel testo Le Historie di Cristoforo Colombo scritte dal figlio Fernando dove afferma di essere imbarcato nel 1477 come agente di commercio su una squadra di navi commerciali che avevano il loro itinerario prestabilito.
Leggendo attentamente le sue affermazioni non è difficile comprendere che si riferiscono chiaramente alla Groenlandia, l’isola che si trova cento leghe oltre l’Islanda.
Riportiamo qui le sue esatte parole, per ulteriori approfondimenti e testimonianze vi invitiamo a leggere il nostro articolo (https://www.larazzodeltempo.it/2021/historie-colombo/ ):
Io navigai l’anno 1477, nel mese di Febbraio, oltre Tile isola cento leghe, la cui parte Australe è lontana dall’Equinoziale settantatre gradi, e non sessantatre, come alcuni vogliono: né giace dentro della linea che include l’Occidente di Tolomeo, ma è molto più occidentale. E a quest’isola che è grande come l’Inghilterra, vanno gli Inglesi con le loro mercanzie, specialmente quelli di Bristol. E al tempo che i vi andai, non era congelato il mare, quantunque vi fossero si grosse maree, che in alcuni luoghi ascendeva ventisei braccia, e discendeva altrettante in altezza.
Per ulteriori approfondimenti si veda anche nostro articolo: