Ad ipotizzare che il regista Georges Lucas si sia ispirato all’antico papiro egizio Westcar (2589-2566 a.C.) per la famosissima saga di Guerre Stellari, è Cipriano Catellacci, maestro di storia della scuola San Gregorio di Firenze “Guidati dalla professoressa Ilaria Cariddi dell’Istituto papirologico G. Vitelli – spiega Cipriano Catellacci – con un gruppo di studenti abbiamo analizzato per intero l’antico papiro Westcar risalente all’epoca della dinastia del faraone Cheope, ormai noto da decenni e attualmente esposto a Berlino, e abbiamo nuovamente tradotto gli antichi geroglifici segno per segno. Ne sono emerse alcune analogie con la storia ed i personaggi presenti nella saga firmata da Lucas”.
Il manoscritto (Berlin Pap. 3033), il cui nome deriva dall’inglese Miss Westcar, che lo portò dall’Egitto, conosciuto anche come Le storie di Cheope, fu redatto nella XVI o XVII dinastia, ma il testo originale risale probabilmente al Medio Regno.
Si tratta di un papiro contenente cinque storie raccontate al faraone Cheope dai suoi figli, con lo scopo di intrattenerlo e fargli vincere la noia. Il filo conduttore delle storie sono i temi della magia e dei sortilegi. L’ultima delle cinque storie racconta di un potente mago centenario che si chiama Djedi. La corretta pronuncia del nome però è Jedi, esattamente come i cavalieri di Star Wars.
I giovani ricercatori hanno effettuato uno studio comparativo tra il papiro e gli episodi della saga di Star Wars e ne sono emerse ipotesi davvero interessanti.
“Le analogie che ho riscontrato nel corso dello studio comparato – spiega Catellacci – non sono poche né a mio avviso trascurabili. Prima di tutto il mago Djedi nominato nel papiro ha oltre 300 anni, dunque una vita che va oltre la normale durata dell’esistenza umana. Anche Maestro Joda – nell’episodio di Guerre stellari “Il ritorno dello Jedi”, 1983 – dichiara di avere 900 anni. In secondo luogo – continua il maestro di storia – il nome Djedi in geroglifico egizio è rappresentato dal pilastro Djed, che rappresenta la colonna vertebrale del dio Osiride, considerata dagli antichi egizi simbolo di forza e di stabilità, le stesse due virtù imprescindibili dei cavalieri Jedi di Lucas, portatori appunto di forza e stabilità nell’universo (episodio “L’ascesa di Skywalker, 2019, in cui Rei, discendente di Skywalker, porta pace e stabilità nella galassia). Un altro punto in comune è il potere taumaturgico del potente mago Djedi che riesce a riattaccare arti amputati agli animali, esattamente come i cavalieri Jedi riescono a spostare oggetti distrutti di enormi dimensioni (come appunto un’astronave nell’episodio “Il ritorno dello Jedi”) o guarire ferite come Rei fa con Kayorel nell’episodio “L’ascesa di Skywalker” del 2019. La quarta analogia che ho ipotizzato è legata alla profezia fatta da Djedi a Cheope sulla nascita di bambini che porteranno stabilità in tutto il mondo; anche nella saga di Star Wars, la senatrice Padme partorisce due figli destinati a riportare la stabilità nella Galassia (“La Vendetta dei Sith”, 2005). Lo stesso Djedi nel papiro aiuterà la partoriente Reddjedet a mettere al mondo i suoi figli, così come il cavaliere Jedi Obi One Kenobi farà con Padme in Guerre Stellari. In ultimo, nel papiro Westcar, il faraone Cheope chiede al mago Djedi “È vero che conosci il numero delle stanze segrete del santuario di Thot?”, il mago risponde affermativamente, annunciando però al faraone che saranno i figli di Reddjedet a svelargli questo segreto. Ebbene, nella saga diretta da George Lucas sarà Rei, l’erede di Skywalker, a ricomporre le mappe per ritrovarlo, nell’episodio “Il risveglio della forza” del 2015».
Insomma, ce n’è abbastanza per appassionarsi e approfondire l’argomento. Magari andando a riguardare dal principio l’intera saga del regista americano ma, a questo punto, solo dopo essersi fatti un accurato giro del Museo Egizio di Firenze.
Non sarebbe la prima volta che il regista Georges Lucas si ispira alla tradizione egiziana, per sua stessa ammissione Indiana Jones, uno tra i suoi personaggi più famosi, è stato ispirato all’esploratore egittologo Giovanni Battista Belzoni, avanguardista scopritore della tomba di Seti I.