Nel corso del tempo le meteoriti sono state considerate sia oggetti di culto che oggetto di studi scientifici, in ogni caso ci trasmettono da sempre emozioni, materie prime e informazioni inestimabili su ciò che esiste al di fuori della Terra.
Le meteoriti sono oggetti unici. Dopo un lungo viaggio nello spazio, penetrano nell’atmosfera terrestre per poi atterrare con un impatto più o meno intenso.
Un enorme meteorite di ferro, esposto nel cortile del suo Museo Geologico di Copenaghen, è chiamato Agpalilik, “l’uomo” in lingua Inuit.
La roccia di 20 tonnellate è un frammento di un meteorite ancora più grande, il Cape York, trovato dagli esploratori occidentali in pezzi in una tenda Inuit nel nord-ovest della Groenlandia, ritenuto sacro e a lungo utilizzato come fonte di ferro per produrre strumenti.
Le prime voci dell’esistenza di queste masse metalliche raggiunse la comunità scientifica nel 1818. Cinque spedizioni tra il 1818 e il 1883 fallirono lo scopo di individuarne la posizione. Furono finalmente trovate da Robert Peary, il famoso esploratore artico, che nel 1894 con l’aiuto di una guida locale le localizzò sull’isola di Saviksoah, al largo di Capo York.
A Peary occorsero tre anni per organizzare il difficile spostamento delle meteoriti e il successivo imbarco. Per compiere l’opera fu necessaria addirittura la costruzione di un’apposita ferrovia, la prima in Groenlandia. L’esploratore fu ripagato dei suoi sforzi dall’American Museum of Natural History di New York che le acquistò entrambi.
Presso il Museo Geologico di Copenaghen lavorava un giovane geologo, Kurt Kjær che ogni mattina per anni amava soffermarsi un pochino ad osservare e fantasticare su quella pietra venuta dallo spazio.
Anni dopo Kurt Kjær, sorvolando in elicottero il ghiacciaio Hiawatha, nella zona nord occidentale della Groenlandia, notò un vistoso semicerchio che si protendeva nell’Oceano Artico e sospettò immediatamente che il ghiacciaio nascondesse un segreto “esplosivo”. Quello era sicuramente un cratere da impatto! Forse fu ispirato dal meteorite che ogni mattina lo accoglieva al suo ingresso al Museo.
Dopo numerosi studi i suoi sospetti vennero confermati. Ecco cosa riferiscono il PhD Kjær e 21 coautori in un articolo su Science Advances:
Nascosto sotto Hiawatha c’è un cratere da impatto largo 31 chilometri, abbastanza grande da inghiottire Washington, DC. Il cratere si è formato quando un asteroide di ferro di 1,5 chilometri di diametro si è schiantato sulla Terra.
La notizia della scoperta dell’impatto ha risvegliato un vecchio dibattito tra gli scienziati che studiano il clima in tempi remoti e un decennio fa, un piccolo gruppo di scienziati ha fatto un’ipotesi.
Nel tentativo di spiegare un evento di raffreddamento, lungo più di 1000 anni e chiamato Younger Dryas, che iniziò 12.800 anni fa, quando l’ultima era glaciale stava finendo, invocarono l’intervento di un agente extraterrestre: l’impatto di una o più comete.
L’impatto sarebbe stato uno spettacolo per chiunque si fosse trovato nel raggio di 500 chilometri. Una palla di fuoco bianca quattro volte più grande e tre volte più luminosa del sole avrebbe attraversato il cielo. Se l’oggetto avesse colpito una lastra di ghiaccio avrebbe scavato un tunnel fino al substrato roccioso, vaporizzando acqua e pietra allo stesso modo in un lampo. L’esplosione risultante sarebbe stata equivalente a quella di 700 bombe nucleari da 1 megaton, e anche un osservatore a centinaia di chilometri di distanza avrebbe sperimentato un’onda d’urto violenta, un mostruoso tuono e venti di uragano. Successivamente, potrebbero essere piovuti detriti di roccia sul Nord America e sull’Europa e il vapore rilasciato, un gas serra, potrebbe aver riscaldato localmente la Groenlandia, sciogliendo ancora più ghiaccio.
Un impatto simile sulla calotta glaciale avrebbe mandato l’acqua di fusione a riversarsi nell’Oceano Atlantico, interrompendo potenzialmente il flusso delle correnti oceaniche e causando l’abbassamento delle temperature, specialmente nell’emisfero settentrionale.
Dopo l’intuizione del dr. Kurt Kjær e dei suoi collaboratori, i fautori dell’impatto che provocò il “Younger Dryas” ora ne sono certi, “questo cratere ha la stessa età del Younger Dryas”, afferma James Kennett, un geologo marino dell’Università della California a Santa Barbara basandosi sulle variazioni della profondità del ghiaccio e dei modelli di flusso superficiale raccolti dal radar della Nasa Space Flight Center.
Il pugnale di ferro meteorico di Tutankhamon
Noto anche come pugnale di ferro di Tutankhamon o pugnale di King Tut, è un pugnale con lama di ferro scoperto nel 1925 dall’archeologo Howard Carter nella tomba dell’antico faraone egiziano Tutankhamon del XIV secolo a.C. nella Valle dei Re in Egitto.
Il pugnale è attualmente esposto al Museo Egizio nel Cairo ed è stato stabilito che il ferro usato per la lama è di provenienza meteoritica.
Si è potuto stabilire la sua origine da un’analisi della composizione del metallo fatta con la fluorescenza a raggi X, infatti contiene 10% di nichel e 0,6% di cobalto, concentrazioni tipiche delle meteoriti.
La Pietra nera dell’Islam
La Mecca è una città dell’attuale Arabia Saudita occidentale. Si trova al centro di sette colli (https://www.larazzodeltempo.it/2020/citta-sette-colli/) ed è il capoluogo della provincia omonima. È per antonomasia la città santa per i musulmani. È la città in cui, per la tradizione musulmana, è nato Maometto, ricordato come profeta e rifondatore dell’Islam. Contiene la più grande moschea del mondo, il Masjid al-Haram, dove è custodita la Pietra Nera sacra all’Islam.
Possiamo ipotizzare che la pietra nera sacra all’islam possa essere un pezzo di meteorite proveniente dal Nord?
Secondo il KJV Old Testament Hebrew Lexicon il termine Mecca deriva da Maqaq, Maw –kak che significa “Radice Primitiva”.
La Kaʿba è un’antica costruzione situata all’interno della Sacra Moschea e rappresenta l’edificio più sacro dell’islam. Nell’angolo est della Kaʿba è incastonata a circa un metro e mezzo d’altezza la Pietra Nera, un blocco minerale nero grande quasi come un pallone, di probabile origine meteoritica.
Relitto di un antico culto, che alcuni studiosi hanno pensato fosse ricordo di un passato preislamico litolatrico, la Pietra Nera è considerata dai musulmani l’ultimo reperto della “Casa Antica” (al-Bayt al-ʿatīq), fatta calare da Allah direttamente dal Paradiso sulla Terra, andata interamente distrutta dal Diluvio Universale.
Per l’Islam, la Pietra Nera fu messa in salvo da Noè, profeta noto all’Islam arabo col nome di Nūḥ, all’interno di una caverna nei pressi di La Mecca, e da lì l’oggetto sarebbe stato recuperato da Abramo nel momento in cui questi, con l’aiuto del figlio Ismaele, avrebbe dato inizio ai lavori della nuova Kaʿba.
Secondo un’altra tradizione, la Pietra Nera sarebbe un meteorite bianco che, caduto sulla terra, avrebbe assorbito tutti i peccati dell’uomo, assumendo l’attuale emblematico colore.
Ci siamo chiesti cosa ci fosse alla Mecca prima di Maometto
Hubal l’idolo preislamico, una variante del nordico Baal
Hubal era l’idolo venerato in età preislamica a La Mecca nel santuario urbano della Kaʿba a lui principalmente dedicato. Il suo simbolo era la Luna e il suo aspetto era quello di un vecchio con un arco e una faretra.
Il nome della divinità sembra essere semplicemente la variante araba del dio nord-semitico ha-Baʿl, vale a dire “il Dio” e non è forse un caso che l’espressione usata in età islamica per chiamare Allah fosse quella di Rabb al-Bayt, vale a dire “Il Signore del Santuario“, la medesima formula cioè usata precedentemente per Hubal.
Nei testi di Ras Shamra Baal viene chiamato “Padre degli Anni e dell’uomo”, ed è considerato il progenitore degli dèi. Si riteneva abitasse la “Montagna del Nord”, definito anche “Ombelico della Terra”.
Crateri di Kaali
I crateri di Kaali sono un gruppo di 9 crateri creati da un impatto di un oggetto di provenienza cosmica, un meteorite precipitato nelle vicinanze del villaggio di Kaali nell’isola estone di Saaremaa. L’analisi delle sferule di silicati nelle paludi estoni mostrano che l’eventuale età dei crateri da impatto potrebbe essere di circa 7600 anni. Altri studi mostrano epoche più recenti, dal 4000 a.C. al VII secolo a.C.
Secondo la teoria di impatto più recente, l’Estonia al momento dell’impatto era nell’età del bronzo scandinava e il sito era una foresta con una piccola popolazione umana.
Gli studiosi sostengono che l’evento figurava in primo piano in ambito regionale nella mitologia. Infatti il lago, era ed è tuttora considerato sacro.
La caduta di Fetonte/ Efesto, il fabbro degli dei
Figlio di Apollo, il dio del Sole cadde dal carro del padre colpito da una folgore di Zeus, morì e le sue sorelle piansero lacrime d’ambra, ci racconta la tradizione.
Questo evento ci permette di pensare che il meteorite, durante la caduta, potesse essere paragonato ad un piccolo sole (figlio del Sole) e le lacrime delle sorelle potrebbero essere state le scintille che seguirono il meteorite principale.
L’ambra estone è particolarmente pregiata, ha una chimica molto particolare, resa unica dalla “cottura” della resina fossile, che questa subì in seguito alla caduta del meteorite di Kaali.