Nel 1939, l’archeologo italiano Prof. Maiuri scoprì in una modesta abitazione tra le rovine dell’antica Pompei, in una cassa lignea situata sul lato occidentale del Viridarium, una piccola e rara scultura d’avorio sopravvissuta non solo al calore intenso della lava, ma che si è mantenuta pressoché intatta per oltre 2000 anni.
La statua secondo il Prof. Maiuri raffigura la divinità indiana della bellezza e fertilità femminile. Da allora è stata citata come la “statua della dea Lakshmi a Pompei” in molti libri e articoli.
Ad un sguardo più attento in realtà non sembra una statua di una dea.
Iconografia
La statuetta è rappresentata a tutto tondo completamente nuda, con ai lati due ancelle che portano articoli da toeletta. Le gambe sono girate di lato e un braccio piegato per tenere gli orecchini.
Il suo corpo è adornato di pesanti gioielli: un diadema sulla fronte, una collana sul petto e grandi e numerosi anelli alle caviglie e ai polsi. I suoi lunghi capelli, anch’essi riccamente ricamati, le scendono dalle spalle fino alla vita.
Guardando gli stili di capelli e ornamenti, in realtà non sembrano molto indiani, principalmente l’acconciatura, è inconsueta per la dea Lakshmi, manca inoltre il fiore di loto che si trova nell’iconografia classica di Lakshmi. La figura è anche meno prosperosa rispetto alle solite statue indiane. I braccialetti nelle braccia e nei piedi sembrano più di tipo africano
Un foro rotondo sopra la testa suggerisce che la statuetta servisse da manico, probabilmente per un oggetto da toeletta, o che fosse un supporto per un qualche tipo di arredo. Si presume che la si debba guardare solo da davanti poiché i dettagli posteriori sono molto piatti.
Questo raro manufatto rappresenta comunque un importante indizio dei rapporti commerciali che esistevano già dal I secolo d.C. tra i paesi del Mediterraneo occidentale e l’Oriente tramite il porto di Puteoli, oggi conosciuto come Pozzuoli: creato in epoca augustea, il porto riceveva da ogni destinazione conosciuta spezie, schiavi, vino, grano, ceramiche e oggetti preziosi destinati alla vendita sul mercato romano.
La figura è ora nel Gabinetto Segreto del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.