In questa seconda parte ci occuperemo della geografia utilizzata da Platone per descrivere ed individuare non soltanto l’isola Atlantide, ma anche buona parte delle terre che circondano l’Oceano Atlantico settentrionale.
Iniziamo allora da due semplici paragrafi contenuti nel Timeo:
“Perché dicono le scritture come la vostra città distrusse un grande esercito, che insolentemente invadeva ad un tempo tutta l’Europa e l’Asia, movendo di fuor dell’Oceano Atlantico. Questo mare era allora navigabile e aveva un’isola innanzi a quella bocca, che si chiama, come voi dite, colonne d’Ercole. L’isola era più grande della Libia e dell’Asia riunite, e i navigatori allora potevano passare da quella parte alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente opposto, che costeggiava quel vero mare.”
Timeo, 24e
“Perché tutto questo mare, che sta di qua dalla bocca che ho detto, sembra un porto d’angusto ingresso, ma l’altro potresti rettamente chiamarlo vero mare, e la terra, che per intero l’abbraccia, un vero continente.”
Timeo, 25a
L’isola Atlantide, situata nell’Oceano Atlantico, chiamato così in onore di Atlante primo re dell’isola, si trovava di fronte alle Colonne o bocca d’Ercole, le quali separavano il vero mare da un mare più piccolo, mentre dell’altra parte, tutta una serie di isole si interponevano tra l’Atlantide stessa e un vero continente.
Partiamo allora da quella terra che abbraccia/costeggia, l’Oceano Atlantico, poiché noi oggi sappiamo che quel continente posto dall’altra parte dell’Oceano, esiste davvero, ed un’ulteriore conferma alle parole di Platone la possiamo ricavare dalla sua conformazione geografica, difatti le Americhe da nord a sud difatti abbracciano l’Oceano Atlantico, a tal punto da impedire il passaggio delle navi nell’Oceano Pacifico.
Le altre isole citate dal filosofo e utilizzate dai navigatori sono quindi le oltre trentaseimila isole dell’arcipelago artico canadese delle Nunavut, che separano il continente americano dall’isola Atlantide, oggi conosciuta con il nome di Groenlandia.
La bocca o stretto d’Ercole di fronte all’isola Atlantide che separa il vero mare da un mare che in confronto sembra “un porto d’angusto ingresso” corrisponde all’odierno Canale del Nord che collega l’Oceano Atlantico dal Mare d’Irlanda.
Le Colonne d’Ercole, così chiamate da Platone sono quindi le famose formazioni rocciose di basalto colonnare oggi conosciute come Giant’s Causeway, il selciato del Gigante, che ricopre parti del litorale dell’Irlanda del Nord e della Scozia.
Ricapitolando Platone, utilizzando informazioni di carattere nautico, descrive la geografia lungo quelle antiche rotte marine, che un tempo venivano utilizzate dai navigatori, per attraversare l’Atlantico settentrionale quando le temperature erano sensibilmente più alte di adesso con l’isola Atlantide posta esattamente al centro di queste rotte in posizione assolutamente strategica.
Dall’Europa all’America, con partenza dal Canale del Nord (lo stretto d’Ercole o Colonne d’Ercole) per avventurarsi nell’Oceano Atlantico settentrionale allora navigabile (il vero mare), arrivare in Groenlandia (l’isola Atlantide), proseguire per l’arcipelago artico canadese delle Nunavut (le altri isole) e infine giungere in America (il vero continente che “abbraccia” il vero mare).
Per quanto riguarda l’affermazione dell’isola Atlantide “più grande della Libia e dell’Asia riunite”, anche in questo caso Platone utilizza un’informazione geografica di carattere nautico e, poiché oggigiorno il concetto di “grandezza” di un territorio si riferisce normalmente alla sua superficie, è stata sempre equivocata, ma anticamente la “grandezza” di un isola si identificava con la lunghezza del suo profilo costiero, grossolanamente stimabile attraverso una semplice circumnavigazione (a differenza dell’area, che richiede ben altri mezzi). Ciò lo vediamo ad esempio in Diodoro Siculo, allorché riporta la “grandezza” della Gran Bretagna identificandola con il perimetro, inteso come somma dei sui tre lati (Biblioteca storica, V, 21), ma anche Cristoforo Colombo procedette allo stesso modo per l’isola Juana, l’attuale Cuba. Insomma Platone, ha confrontato la “grandezza” dell’isola Atlantide con lo sviluppo costiero della Libia e dell’Asia minore e, in effetti, il perimetro della Groenlandia, risulta leggermente superiore allo sviluppo complessivo della “Libia” (ossia l’Africa settentrionale, da Gibilterra al Sinai) e dell’”Asia” (la Palestina, il Libano, la Siria e la costa anatolica fino al Bosforo).
Occupiamoci adesso della geografia dell’isola Atlantide, cominciando come sempre dalle precise parole di Platone:
“Si diceva primamente che tutto il luogo fosse molto alto e scosceso dalla parte del mare, e tutt’intorno una pianura circondasse la città, e questa pianura, cinta in giro da monti discendenti fino al mare, fosse liscia e uniforme e tutta oblunga, di tremila stadi da una parte e di duemila dal mare fino al centro.”
Crizia, 118a
“Questo tratto di tutta l’isola era volto a mezzodì e riparato dai venti del settentrione. I monti che lo cingevano si diceva che superassero per numero, grandezza e bellezza tutti quelli ora esistenti, e chiudevano tra loro molti villaggi, ricchi d’abitanti.”
Crizia, 118b
L’isola Atlantide possedeva una pianura di duemila stadi per tremila stadi (356 Km x 534 Km) ed era circondata da monti che discendevano fino al mare che Platone descrive “per numero, grandezza e bellezza”, superiori a tutti quelli ora esistenti.
Grazie al sorvolo di aerei e satelliti dotati di GeoRadar, negli ultimi anni è stato possibile mappare l’intera superficie della Groenlandia al di sotto della sua attuale calotta di ghiaccio, ciò che è apparso corrisponde in maniera puntuale con le descrizione geografiche di Platone.
La Groenlandia effettivamente possiede una pianura delle dimensioni indicate nel Crizia, circondata da una serie di catene montuose che arrivano fino all’oceano. Nel descrivere la pianura “cinta in giro da monti discendenti fino al mare“, sembrerebbe quasi che Platone avesse avuto sotto gli occhi la seguente figura.