La mente scientifica non fornisce tanto le risposte giuste
quanto le giuste domande.
Claude Lévi-Strauss
Il primo libro scritto a quattro mani da Mauro Biglino e Cinzia Mele, Gli Dèi Baltici della Bibbia, è un testo che pone domande e, se nell’attività di ricerca è importantissimo sollevare nuove questioni, questo lavoro può essere lo spunto per innumerevoli ricerche nel futuro. Come dicono gli stessi autori, è solo un primo approccio a un tema vastissimo ma non potevano aspettare di condividerlo e noi ne siamo ben felici.
Tutto è nato per il fortuito rinvenimento con Google Maps di due distinte aree boschive denominate Sodoma e Gomorra, in territorio finlandese, alle quali si sono affiancati inaspettati “pozzi di bitume” citati nel testo biblico, corrispondenti agli antichi canali là presenti adibiti al trasporto del catrame, prodotto da millenni in quei territori.
Quasi tutti l’avrebbero archiviato tali riscontri tra le “curiosità” e sarebbero passati avanti ma per nostra fortuna Cinzia Mele ha continuato a esplorare, ricercare, approfondire non solo a dal punto di vista geografico ma anche archeologico, linguistico, storico e mitologico, raccogliendo dati sconcertanti che aprono scenari inimmaginabili.
I toponimi biblici nel Baltico
Sodoma e Gomorra sono state solo l’inizio, dopo sono seguiti decine di “coincidenze” geografiche in sintonia con l’Antico Testamento che, libro e computer alla mano e con un po’ di pazienza possiamo individuare con Google Earth e con il sito di toponomastica finlandese Nimiarkisto.fi.
Abbiamo così trovato facilmente la città lappone di Kemi, omonima del nome dell’Antico Egitto, che in lingua sami viene chiamata Giepma, a sua volta assonante con il nome Egitto, di origine incerta (maa in finlandese significa “terra”), più a sud il Siinainkorpi (in lingua finlandese: Terra desolata del Sinai) e le terre riconducibili ad Abramo o ai patriarchi biblici. Sono presenti il fiume Giordano (Jordaninpurom cioè torrente del Giordano), Canaan (Kaanaamaa letteralmente in lingua finlandese Canaan è tradotto come Kaanaa, di cui Kaanaan è il genitivo, mentre maa significa come già detto, terra. Letteralmente Kaanaanmaa = terra di Canaan) o il fiume Nilo (Nilijoki letteralmente fiume Nilo) che sfocia nel fiordo Tana, a sua volta nome delle sorgenti del Nilo africano.
Sorprende come tali toponimi non siano sparsi in modo casuale nel territorio Baltico, bensì riflettono con precisione gli itinerari biblici suggerendoci, una volta tradotti, importanti informazioni coerenti con il testo e la logica del racconto biblico.
Un esempio per tutti è quello dell’Esodo, l’evento fondante della religione ebraica, che ancora oggi divide gli storici. I nomi dei luoghi del testo biblico e l’itinerario del viaggio si adattano alla realtà geografia e alla toponomastica di queste aree del nord, piuttosto che al Sinai egiziano.
Infatti, il termine che in italiano è tradotto come deserto, in realtà riconduce in ebraico al concetto di pascolo e non quello di dune sabbiose.
Anche il prof. Liverani nel suo libro Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele rileva insanabili incongruenze tra il racconto veterotestamentario e la realtà storica del Medioriente, sottolineando come siano “inventati” o anacronistici alcuni nomi di popolo, concludendo che essi siano nomi fittizi, che non trovano conferme nei reperti storici e archeologici. (vedi la nostra intervista a Cinzia Mele sull’Esodo nel Baltico).
Tutto questo lascia presupporre che il motivo dell’esistenza di questi toponimi necessiti di una spiegazione diversa dalla mera casualità. D’altronde non è ipotizzabile che i nomi alle località scandinave siano stati assegnati successivamente, ispirandosi alla Bibbia, come fanno gli emigranti quando occupano nuovi territori. Chi avrebbe voluto abitare a Sodoma o a Gomorra, simboli assoluti del peccato e della perdizione? Chi avrebbe voluto fissare il ricordo del nome di un acerrimo nemico?
Fino a qui potrebbe essere solo una bella ricerca geografica e niente più, ed invece il tutto trova riscontri in altri campi di ricerca.
Oltre i toponimi: la linguistica
La ricerca di Cinzia e Mauro ha preso spunto dall’omonimia tra i toponimi medio-orientali e baltici, ma si è presto estesa verso altri campi di ricerca. È stato quasi naturale ricercare nelle lingue nordiche il significato di termini riferiti a luoghi o popoli locali e anche in questo caso gli autori si sono trovati di fronte a una situazione inaspettata: le corrispondenze non sono solo fonetiche ma descrivono funzioni e caratteristichecongruenti con quanto riportato nei racconti biblici.
Riportiamo qui alcuni esempi che più hanno colpito la nostra attenzione, ancora una volta nel capitolo dedicato all’Esodo.
Iniziamo aprendo una breve parentesi sul termine ebraico yam, “mare”.
Curioso notare che, secondo quanto affermato dal Prof. Sirkka Paikkala nella presentazione della ricerca accademica Perception on Sea Names and Marine Regions Name in the vicinity of Finland , le popolazioni Nenets stanziate nel nord-ovest della Federazione russa, a cui appartengono anche i Sami, chiamano il mare con il medesimo termine usato nelle lingue semitiche: Yam.
Un altro esempio: in Es 15,22 la Bibbia recita: “Mosè fece partire Israele dal Mar Rosso ed essi avanzarono verso il deserto del Sur”. Lungo l’itinerario tracciato passo passo in territorio finlandese gli autori individuano un’area denominata Suurkorpi, dove korpi significa “deserto”, “terra selvaggia, essere in mezzo al nulla”, mentre Suur, sempre in lingua finlandese significa “vasto, grande, immenso”. Il particolare non è di poco conto, poiché non solo in Finlandia è possibile tracciare l’intero itinerario, ma quel deserto del Sur, assente nella penisola sinaitica, compare qui con un nome che ha significato nella lingua locale.
E ancora:
Dopo la sosta nel deserto del Sur il popolo ebraico si mette in cammino nel deserto senza trovare acqua per tre giorni e, arrivati presso la località di Mara, scoprono che non possono dissetarsi in quanto le acque non erano bevibili. Evidenziamo che in lingua finlandese hämärä significa “torbido” e dista a 50 kmdalla precedente tappa, compatibile quindi con il cammino indicato nella Bibbia: tre giorni di marcia a piedi.
Vi invitiamo ad affrontare la lettura del libro e a seguire il testo su Google Maps: sarà un’esperienza interessante che vi porterà a voler approfondire la ricerca con mente scevra da postulati, liberi dai dogmi dell’ortodossia accademica, ripartendo da zero nel riesaminare le fonti antiche in relazione a nuovi contesti.
Oltre i toponimi: l’archeologia
In area baltica sono presenti numerosi siti archeologici considerati “fuori contesto” secondo l’attuale visione storica ma in armonia con quanto la Bibbia tramanda.
Il campo di battaglia del Tollense racconta di un evento bellico di ampie proporzioni combattuto 3.200 anni fa e testimone, a detta degli archeologi tedeschi, di un’organizzazione militare mai ritenuta possibile nel Nord Europa dell’epoca.
E poi il tumulo di Kivik, nelle vicinanze di Torastarod, forse la Astarot biblica. L’enorme tumulo, 70 metri di diametro, conserva un sarcofago lungo quattro metri, le stesse dimensioni del luogo in giaceva il re Og, che ad Astorot aveva la propria residenza.
La città di Bjastamon altra recente scoperta poco nota è una grande città del 3000 a.C. portata alla luce in Svezia, testimone di un grado di civiltà complessa che va ben oltre quanto sino ad oggi ipotizzato.
Questi siti archeologici sono di particolare rilievo per il fatto che sono coevi di eventi biblici e situati a ridosso dei toponimi “giusti”, che riflettono e a volte sono perfettamente omonimi dei luoghi biblici; per contro, nei luoghi dove la tradizione colloca quanto narrato nel Testo Sacro, gli scarsi riscontri archeologici, geografici, etnografici alimentano il dibattito sulla mancata storicità delle memorie bibliche.
Ad esempio, nonostante i numerosi scavi, non sono mai stati ritrovati i resti della Gerusalemme di Salomone comprensiva di quel Tempio sfarzoso e della reggia, frutto, secondo parte degli storici, della volontà degli Israeliti di millantare un glorioso passato.
Un esempio di ricostruzione multidisciplinare
Un esempio tra i tanti possibili, ci suggerisce Cinzia Mele in una intervista, riguarda le vicende del re Giosafat il quale “costruì navi di Tarsis per andare ad Ofir ma non ci andò perché le navi si sfasciarono ad Esion Gheber” (1Re 22,49).
La città di Esion Gheber non è mai stata individuata in Medio Oriente, ma nell’area baltica la toponomastica ha consentito di tracciare la rotta in cui sono presenti le tre località citate nella Bibbia, ma soprattutto il luogo del naufragio identificato in Asjon-Kvar nei pressi di un tratto di mare del golfo di Botnia particolarmente insidioso, sul cui fondale giacciono innumerevoli relitti di navi anche molto antiche.
Conclusioni?
Come dicevamo all’inizio questo è un libro che pone domande e quella alla base di tutte è:
A quali territori si riferisce l’Antico Testamento?
Per quanto difficile da accettare, i dati geografici, storici, archeologici e linguistici sembrano suggerire che gli eventi biblici possano essere accaduti o comunque riferiti alle fredde terre del nord Europa.
Ricordiamo che toponimi egizi nel Mar Caspio attirarono l’attenzione del padre dell’egittologia, il britannico Sir Flinders Petrie che già agli inizi del secolo scorso si distinse per la meticolosa tecnica di scavo e la sistematicità nel raccogliere e descrivere qualsiasi tipo di reperto. Cosa realmente è accaduto? Domande, dubbie curiosità sono sempre stati il carburante per la ricerca.
Certamente è troppo presto per trarre conclusioni di qualsiasi genere ma la nostra curiosità è stata stuzzicata per cui non vediamo l’ora di sapere come sono proseguite le ricerche nel prossimo libro di Cinzia Mele e Mauro Biglino.
Waiting patiently for english translation, but would like to bring your knowledge the quite extensive shared vocabulary between finnish and hebrew. There have been some artificial addendums to finnish language late in history (by Daniel Juslenius in 1700s), but even so, the list is very long: https://olenus.wordpress.com/2021/03/03/seemi-julkaisee-suomi-heprea-archival-copy/
Some years ago there were also research into genetics of finnish cattle (“kyyttö”) would it be, by its curious red coloring, a fit for sacrifical offering as described in OT. Also canine genetics, especially breed “Kaanaankoira” has interesting family tree that seems to hint at migration between extreme north Finland and middle east.