Nel 2012 gli archeologi hanno scoperto che un sito a Wadi Ameyra contiene circa 60 disegni e iscrizioni scolpite da spedizioni minerarie inviate dai primi faraoni d’Egitto.
Le antiche spedizioni, secondo le iscrizioni, avrebbero estratto da queste zone metalli, turchese e rame.
Gli archeologi stimano che le prime incisioni a Wadi Ameyra risalgono a circa 5.200 anni fa, mentre le più recenti risalgono al regno di un faraone di nome Nebre che regnò circa 4.800 anni fa. Qualche tempo dopo il governo del faraone Nebre, il percorso delle spedizioni fu modificato, aggirando Wadi Ameyra.
I ritrovamenti sono stati riportati di recente nel libro di Pierre Tallet La zone minière pharaonique du Sud-Sinaï II (Institut français d’archéologie orientale, 2015).
The White Walls – Le Bianche Mura
Un’iscrizione trovata a Wadi Ameyra mostra un’antica capitale chiamata “le mura bianche”.
Gli archeologi ipotizzano si tratti della città di Menphis, costruita, secondo gli scrittori greci e romani, da un re semi-leggendario, primo unificatore dell’alto e basso Egitto, di nome Menes, che gli egittologi identificano con Narmer, un sovrano appartenente alla I dinastia egizia. L’iscrizione mostra che l’antica capitale esisteva durante il periodo di Iry-Hor e avrebbe potuto essere costruita anche prima che fosse faraone.
“Abbiamo a Wadi Ameyra un’iscrizione che dà per la prima volta il nome di questa città, “le bianche mura”, ed è associata al nome di Iry-Hor, un re che governò l’Egitto due generazioni prima di Narmer“, conferma Pierre Tallet nel suo libro.
Barche arcaiche
Tra i disegni scoperti a Wadi Ameyra ce ne sono molti che mostrano barche.
Su tre di queste barche, gli archeologi hanno identificato un Serekh reale, un simbolo faraonico che assomiglia un po’ alla facciata di un palazzo, o una cabina sulle barche.
In tempi successivi alcune barche furono sepolte accanto alle piramidi egiziane, comprese le piramidi di Giza, dove infatti furono trovate. Viene spontaneo domandarsi il perché, cosa avevano di così importante queste imbarcazioni, cosa rappresentavano per i primi Faraoni?
Le barche raffigurate a Wadi Ameyra “sono davvero arcaiche, molto più antiche di quelle trovate accanto alle piramidi” sostiene Pierre Tallet. Abbiamo davanti la rappresentazione dell’arrivo in Egitto dei Compagni di Horus? L’immagine ingrandita mette in evidenza una scena di persone che vengono bastonate a morte. Al centro si intravvede il Sereck con il simbolo dei Compagni di Horus o gli Shemsu-Hor, il Falco, a sinistra una persona è inginocchiata a rendere loro omaggio.
SEREKHT
Il serekht è una cornice rettangolare nella quale è inserito un simbolo usato nell’Egitto del periodo Protodinastico per indicare il sovrano.
Si compone di una rappresentazione che viene di norma interpretata come una fortezza o mura di una città, denominata facciata di palazzo, sottostante i simboli geroglifici che formano il nome ufficiale del re.
Al di sopra, di norma, si trova il falco che rappresenta Horo, simbolo della reincarnazione del sovrano. Il nome scritto nel serekht è infatti detto nome Horo, il più antico della titolatura reale.
Il significato apotropaico indicava nel sovrano “Colui che è nella casa del dio Horus” ossia il re era il dio stesso che viveva nella propria casa.
Il Serekht rimane in uso fino al termine della civiltà egizia come uno dei Grandi Nomi ma a partire dalla III dinastia perse la caratteristica di identificare il sovrano quando questa funzione fu assunta dai nomi scritti nel cartiglio (di forma circolare), che veniva usato come segno di protezione.
Antica monarca femminile
Le iscrizioni ci informano che la regina Neith-Hotep si fece avanti come governante circa 5.000 anni fa, millenni prima che Hatshepsut o Cleopatra VII governassero il paese.
Si conosceva l’esistenza di questa arcaica regina anche prima di questo ritrovamento, ma gli egittologi la identificarono come prima moglie del faraone Narmer.
La scoperta e la decifrazione, avvenuta nel gennaio del 2016 nel Sinai durante una spedizione condotta dall’archeologo francese Pierre Tallet, delle iscrizioni sulla roccia di Wadi Ameyra risalenti al periodo in questione, ha rivelato che Neithotep fu regina reggente nei primi anni del regno di Djer, secondo successore di Narmer, e che quindi fu probabilmente una sposa di Aha:
“Le iscrizioni dimostrano che lei [Neith-Hotep] è stata una regina egizia, ritenuta a lungo moglie di Narmer, primo sovrano della I dinastia, ma recentemente identificata come moglie del faraone Aha, secondo sovrano della medesima dinastia, e madre di Djer” scrive Pierre Tallet
Gli Shemsu-Hor o Compagni di Horo
Scrive Sabina Marineo in Prima di Cheope. Le origini:
<<Gli Shemsu-Hor, i compagni di Horus, erano nemici di Seth, detto il “rosso”, l’eterno rivale di Horus.
Rappresentato con la testa di canide (ancora oggi si dibatte sull’animale che Seth simboleggiava), fu descritto come una divinità dalla grande forza. Non per niente la forza fisica dei faraoni veniva spesso paragonata a quella di Seth.
Seth era forse, insieme con la potente dea Neith, il portavoce di una cultura predinastica antecedente cui mise fine Horus. Interessante è anche la radice del nome di Seth che corrisponde a quella del nome egizio di Iside, Aset, e ha portato la ricercatrice svizzera Christa Wolf a formulare un’ipotesi ardita e tuttavia accattivante: forse questo Seth delle origini non era una figura maschile, ma femminile.
In tal caso la vittoria di Horus sul Delta rappresenterebbe anche la vittoria di una tribù patriarcale guerriera su una comunità delle origini, guidata da una donna.
D’altra parte Horus era detto “quello che giunse da lontano“, spesso anche semplicemente: “il lontano”.
Da dove giunse questo signore guerriero che riuscì a vincere Seth e Neith, a sottomettere sia l’Alto che il Basso Egitto e a fondare una dinastia di semidei? Diversi elementi sembrano indicare la sua provenienza da un Paese straniero.
Nel Canone di Torino il regno di Horus è seguito da quello degli Shemsu-Hor, i Compagni di Horus. Molto si è dibattuto su questi personaggi. Probabilmente gli Shemsu furono i sovrani che seguirono il leggendario Horus sul trono delle Due Terre e che precedettero i re predinastici di cui abbiamo oggi conoscenza, quelli delle cosiddette “dinastie 0”.
Senza dubbio si trattava di capi guerrieri, perché dobbiamo pensare che il personaggio di Horus non è mai stato quello di una divinità pacifica. Horus era il dio della battaglia, armato di arpione o clava, pronto a infilzare il serpente Apophis che minacciava la barca di Ra e – sulla famosa Paletta di Narmer conservata al Museo Egizio del Cairo – a sgozzare i nemici di re Narmer con un mortifero colpo di grazia. E anche nelle rappresentazioni sopra esposte vediamo che i personaggi sbarcati infieriscono e pretendono sottomissione.
Considerando il problema dell’identità degli Shemsu, l’egittologo Walter Emery scriveva: “…verso la fine del IV millennio a.C. il popolo che è noto nei miti come Shemsu-Hor corrispondeva ad una classe di aristocratici che governava l’intero Egitto.” Mentre Wallis Budge, offrendo un’interpretazione propria e del tutto originale, tradusse il nome Shemsu-Hor con la definizione fabbri di Horus, preferendola a Compagni di Horus. L’appellativo potrebbe non essere sbagliato, come ci ricorda Felice Vinci in Omero nel Baltico, sicuramente a bordo delle navi i marinai erano in grado di fare un po’ di tutto, erano maestri d’ascia e fabbri, insomma pronti a riparare e risolvere qualsiasi problema si presentasse a bordo.
L’appellativo fabbri di Horus ci conduce alle misteriose officine del tempio di Edfu dove sappiamo si lavoravano i metalli…>>.
Per Wikipedia alla voce I compagni di Horo leggiamo:
I Compagni di Horo o Shemsu-Hor, erano personaggi dalla natura semi-divina, che costituivano il seguito del dio ed erano adorati in tutti i suoi templi.
Giunsero via mare a seguito di Horo e sono stati i protagonisti dell’unione delle Due Terre, unione che si pensava fosse stata sigillata dal matrimonio di Menes, con la principessa Neithotep del Sud, e costituirono il nucleo per il futuro sviluppo di uno Stato che durerà fino al periodo greco-romano.
Manetone, così narrato da Eusebio di Cesarea, classificò l’ancestrale storia egizia in quattro periodi:
1) Regno degli Dei
2) Regno dei Semidei
3) Regno degli Spiriti venerabili
4) Regno dei Sovrani umani
Gli Shemsu-Hor erano gli Spiriti venerabili dei successori di Horo, dal quale derivò la titolatura reale dei sovrani e sono considerati la transizione tra i primi due regni e quello dei sovrani umani. Avevano come emblema il canide nero, Upuaut.
L’egittologo Kurt Sethe, che pubblicò diversi saggi, tra cui Preistoria e protoreligione degli egizi (Urgeschichte und älteste Religion der Ägypter, 1930) ha individuato negli Shemsu-Hor, gli antichi sovrani di Hierakompolis e di Buto la cui storia è narrata in un papiro geroglifico di epoca romana che tratta di tradizioni e leggende popolari. Questi sovrani erano preistorici adoratori di Aton nei tempi in cui ancora non si costruivano templi solari e forse erano poco conosciuti persino agli stessi egizi.
Alcuni sovrani della dinastia 0, sono chiamati nel Papiro di Torino ed in altre fonti egizie, Shemsu-Hor e presentano nel loro serekht l’immagine di un falco.
Nel tempio di Hathor a Dendera, di epoca tolemaica, alcune iscrizioni trattano di eventi avvenuti da epoche remote al sovrano Pepi I della VI dinastia e confermano così anche l’esistenza di un tempio ben più antico.
In particolare le iscrizioni in una delle cripte parlano del periodo predinastico e dei leggendari Shemsu-Hor. Le parole degli antichi Egizi pervenute fino a noi, ci dicono che furono questi ultimi che progettarono il tempio e la citazione precisa che il sovrano Thutmose III volle erigere l’edificio avendo ritrovato nella città di Dendera degli arcaici disegni del progetto eseguiti sia su rotolo di pelle del periodo degli Shemsu-Hor sia riprodotti sull’antico muro del lato sud già edificato da Pepi I.
Fonti:
– https://www.livescience.com/53406-early-egyptian-queen-revealed-in-hieroglyphs.html
– https://www.livescience.com/53405-wadi-ameyra-photos.html
– Prima di Cheope. Le origini, Sabina Marineo, Nexused.