La ragazza di Egtved, attualmente esposta presso il Museo Nazionale di Danimarca a Copenaghen, prende il nome dal villaggio danese in cui è stata trovata nel 1921, in un grande tumulo di torba che ha permesso nei secoli di sviluppare un microclima unico: la torba acida creava un sottile strato di ferro attorno alla bara, che permetteva all’acqua piovana di penetrare nella bara, ma non di uscire.
Queste condizioni acide, prive di ossigeno e bagnate hanno portato al decadimento delle ossa, ormai inesistenti, ma hanno lasciato intatti capelli, unghie e vestiti, hanno spiegato i ricercatori.
Nella bara l’adolescente era avvolta in una pelle di bue. Il suo abbigliamento, che ha suscitato scalpore negli anni ’20, è l’esempio meglio conservato di uno stile ormai noto nel nord Europa durante l’età del bronzo. Indossava un corpetto con le maniche che raggiungevano il gomito, aveva la vita scoperta e indossava una gonna corta di lana con frange.
Aveva braccialetti di bronzo e una cintura di lana con un grosso disco decorato con spirali e una punta.
Ai suoi piedi c’erano i resti cremati di un bambino dii 5 – 6 anni. Vicino alla testa c’era una piccola scatola di corteccia di betulla che conteneva un punteruolo, spille di bronzo e una rete per capelli, un secchio di birra di grano e del miele.
All’interno della bara sono state trovate tracce di mirto e mirtilli e polline di fiori, che sottoposti agli esami sono risultati essere di Achillea comune, una pianta originaria delle regioni temperate dell’emisfero settentrionale, ottima come mangime per il bestiame e che fiorisce in estate, da cui se ne può dedurre che la sepoltura avvenne durante la stagione estiva.
Molte figure dell’età del bronzo mostrano donne in abiti simili, con simboli a spirale associati a un culto del sole scandinavo, quindi gli storici hanno concluso che la ragazza doveva essere una sacerdotessa di quel culto solare.
Achillea millefolium
La tradizione trasmessaci da Plinio il Vecchio vuole che Achille curò alcune ferite dei suoi compagni d’arme, nell’assedio di Troia, con tale pianta; da qui il nome del genere. Sembra che sia stato Chirone, suo maestro, ad informarlo delle capacità cicatrizzanti della pianta.
Una grande viaggiatrice
Una nuova analisi, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, suggerisce che la donna potrebbe aver trascorso la prima infanzia nella Foresta Nera in Germania meridionale, facendo diversi viaggi avanti e indietro tra le due aree almeno negli ultimi due anni della sua vita. È stato possibile ricostruire tutto ciò grazie ad un lavoro certosino condotto nel 2015 dalla Prof.ssa Karin Frei, geologa e ricercatrice di archeologia presso il Museo Nazionale di Danimarca, che ha esaminato, in una indagine multidisciplinare che vedeva la collaborazione della Nazionale Research Foundation danese e del Centro di ricerca tessile presso l’Università di Copenhagen, gli isotopi chimici dello stronzio (Sr) dei denti, delle unghie, dei capelli e dei vestiti della ragazza. Lo smalto dei denti è stato campionato per ricostruire i primi anni della sua vita, segmenti di capelli del cuoio capelluto per ricostruire, almeno, i 23 mesi finali della sua vita e segmenti di una delle sue unghie per ricostruire gli ultimi 6 mesi della sua vita.
Poiché le rocce in diverse regioni contengono diversi rapporti di isotopi di stronzio, che vengono poi assorbiti da piante, animali e persone che mangiano in quella regione, il rapporto può rivelare dove aveva vissuto una persona o un animale. Il team ha scoperto che la lana usata per i capi d’abbigliamento non proveniva da nessuna parte vicino alla Danimarca e probabilmente proveniva da una zona vicino alla Foresta Nera in Germania.
Successivamente il team della dottoressa Frei ha analizzato una parte dei capelli della ragazza e un dente molare, che si forma all’inizio dell’infanzia e non cambia più. La ragazza aveva capelli lunghi circa 23 centimetri, e poiché i capelli crescono di circa 1 cm al mese, è stato possibile ricostruire gli ultimi due anni della sua vita.
Dati i numerosi viaggi effettuati su lunghe distanze, probabilmente viaggiava in barca sfruttando la navigazione fluviale, ha ipotizzato la dottoressa Frei. Le ossa craniche cremate del bambino sepolto accanto alla ragazza Egtved hanno rivelato che aveva passato molto tempo nella stessa regione della ragazza di Egtved.