Per gli Inuit, gli abitanti originari delle regioni costiere artiche e subartiche dell’America settentrionale e della punta nord orientale della Siberia, le principali fonti di sostentamento sono state la caccia e soprattutto la pesca. Come ogni popolo costiero, per navigare lungo le frastagliate coste del loro territorio avevano bisogno di mappe cartografiche.
Le mappe tattili
Gli Inuit hanno trovato una insolita soluzione per avere mappe portatili, facili da usare, impermeabili e galleggianti. Scolpivano le mappe su legno, al contrario delle tradizionali mappe realizzate su carta, in modo che potessero essere delle vere e proprie mappe tattili, leggibili anche durante le lunghe notti polari.
Presso il Museo Nazionale della Groenlandia, a Nuuk, si trovano esposte tre antiche mappe tattili in legno utilizzate dal popolo degli Inuit, identificate dagli studiosi come il percorso da Sermiligaaq a Kangertittivatsiaq, sulla costa orientale della Groenlandia.
Descrivono la forma del paesaggio in modo lineare: la forma della costa è la caratteristica paesaggistica più importante da osservare mentre si è in mare.
I contorni delle mappe sono molto evidenti, per consentire a coloro che le usavano di utilizzare solo il tatto: i marinai le tenevano spesso dentro i guanti, e quindi era solo con le dita che controllavano la posizione sulla linea costiera. Altro elemento importante era il materiale con cui era realizzate: il legno galleggia, e in caso di caduta in acqua, la mappa poteva essere facilmente recuperata.
Il ritrovamento delle mappe tattili
Questo particolare tipo di mappe tattili fu scoperto nel 1885, grazie a Gustav Holm che comandò una spedizione verso la costa orientale della Groenlandia. Incontrò diversi membri della comunità Tunumiit, che fino ad allora non avevano avuto alcun contatto con gli europei. Un nativo di nome Kunit avvicinò Holm l’8 febbraio 1885, per vendere le mappe di legno da lui stesso realizzate. Al suo rientro in Danimarca, Holm regalò le mappe al Museo Nazionale di Copenhagen, dove sono rimaste fino alla metà degli anni ’60, quando furono trasferite al Museo Nazionale della Groenlandia, a Nuuk. Secondo D. Woodward e G.M. Lewis, studiosi di cartografia, ne esiste solo un altro esemplare conosciuto in tutto il mondo, conservato al Michigan State University Museum, che forse è una copia del lavoro di Kunit.
La mappa di Bowen
La Mappa di Bowen è una carta geografica comprendente la parte meridionale della Groenlandia, le isole Faer Oer e l’Islanda, realizzata nel 1747 dal cartografo e incisore inglese Emanuel Bowen (1714-1767), sulla base dei resoconti delle esplorazioni effettuate dal norvegese Hans Egede (1686-1758), che era in realtà un missionario, soprannominato “l’Apostolo della Groenlandia”.
In questa mappa è riportato un canale che taglia trasversalmente la Groenlandia da nord-ovest a sud-est, ossia dalla baia di Disko ai fiordi della costa sud-orientale dell’isola, affacciata sullo stretto di Danimarca.
Questo canale, che data la regolarità del suo tracciato ben difficilmente può essere considerato di origine naturale, è quasi rettilineo, lungo oltre 600km e di larghezza pressoché uniforme, sembrerebbe costruito per collegare direttamente la baia di Disko con il continente europeo, evitando alle navi la lunga circumnavigazione della Groenlandia meridionale.
Sembra ragionevole supporre che in corrispondenza del “periodo caldo medioevale” ( circa IX-XIII secolo d.C) i marinai fossero riusciti a perlustrare entrambi gli accessi al canale di Bowen.
Il primo accesso è dalla parte della Baia di Disko, accessibile attraverso il fiordo Kangia oggi ostruito dal ghiacciaio Sermeq Kujalleq, mentre l’altro accesso, quello dell’Ollummlengri Fiord, letteralmente “il fiordo più lungo di tutti” corrisponde, presumibilmente, alle uniche tre mappe tattili di legno arrivate fono a noi.
Esaminando attentamente la mappa si può notare che il fiordo di Kangia nella Baia di Disko viene disegnato completamente libero dai ghiacci. E una nota scritta in inglese sulla mappa appare davvero interessante :
“Si dice che questi stretti in passato fossero transitabili, ma ora sono bloccati dal ghiaccio“ (It is said that these streight were formely passable, but now they are shut up with ice)
Per chi volesse saperne di più può approfondire l’argomento, in maniera accademica, nel libro “The History of Cartography, Volume 2, Book 3: Cartography in the Traditional African, American, Arctic, Australian, and Pacific Societies”
Fonti :
“Atlantide: Mistero svelato L’Isola di Platone” di Marco Goti prefazione di Felice Vinci – suggeriamo la fine di comprendere le connessioni con questo articolo la lettura della prefazione qui disponibile: https://www.larazzodeltempo.it/2020/atlantide/
https://www.vanillamagazine.it/le-rarissime-e-geniali-mappe-tattili-degli-inuit-della-groenlandia/