Verso la fine dell’età della pietra, in un piccolo villaggio di pescatori nel sud della Danimarca, una donna dalla pelle scura con capelli castani e penetranti occhi blu masticava un pezzo appiccicoso di catrame di betulla indurito.
La pece di betulla, prodotta riscaldando la corteccia dell’albero, veniva comunemente usata in Scandinavia come colla preistorica per attaccare strumenti di pietra ai manici.
Gli scienziati sospettano diversi motivi per cui le persone possano averlo masticato: renderlo nuovamente malleabile dopo che si era raffreddato, alleviare i mal di denti perché è leggermente antisettico, pulire i denti dopo un pasto, alleviare i crampi della fame o semplicemente per passare il tempo, un po’ come si fa in altri popolazioni più a sud con le foglie di tabacco.
In ogni caso, quando lo ha buttato via, è rimasto sigillato sotto strati di sabbia e limo per circa 5.700 anni fino a quando un team di archeologi lo ha trovato.
Le proprietà di resistenza all’acqua della gomma hanno contribuito a preservare il DNA all’interno, così come le sue lievi proprietà antisettiche hanno contribuito a prevenire il decadimento microbico.
Ma la scoperta è stata resa possibile anche dalle condizioni del sito, chiamato Syltholm, in un’isola nel sud della Danimarca, dove il fango denso ha perfettamente conservato una vasta gamma di manufatti unici dell’età della pietra.
Il sito
Il villaggio, soprannominato Syltholm dai moderni archeologi, era vicino a una laguna costiera protetta dal Mar Baltico da isole con barriera sabbiosa.
Gli scavi sono iniziati nel sito nel 2012 in preparazione della costruzione di un tunnel, offrendo al Museo Lolland-Falster un’opportunità unica in campo archeologico.
A Syltholm non sono ancora stati trovati resti umani di sepolture.
Il sito è disseminato di resti che indicano una dipendenza da risorse come pesce, piante o animali domestici, e questo offre la possibilità ai ricercatori di cercare di ipotizzare lo stile di vita e il mondo in cui vivevano.
Nei pressi del luogo dove è stata rinvenuta l’antica “Chewing Gum” sono state trovate strane dighe per intrappolare i pesci che probabilmente infilzavano con lance con la punta d’osso.
Una sorprendente quantità di informazioni
“L’antica gomma di betulla è una specie di Sacro Graal quando si tratta di preservare il DNA antico” afferma Hannes Schroeder, un antropologo molecolare dell’Università di Copenaghen.
Sebbene non siano stati recuperati resti umani nel sito di scavo, il DNA sul catrame di betulla ha rivelato una sorprendente quantità di informazioni relative al suo “masticatore” di 5.700 anni.
Che aspetto aveva, cosa mangiava, quali batteri e virus portava con sé, da dove sarebbe potuta venire la sua gente.
La gomma è stata masticata da una femmina, la sua età è sconosciuta, ma potrebbe essere stata una bambina considerando le impronte dei denti piuttosto piccole.
La scarsa igiene orale dell’epoca ha contribuito ad aggiungere ulteriori prove all’indagine, poiché nella gomma erano identificabili anche tracce di alimenti.
La gomma aveva al suo interno anche tracce di DNA di nocciola (Corylus avellana) e germano reale (Anas platyrhynchos), che la donna potrebbe aver mangiato non molto tempo prima.
La sua dieta, anatra e nocciole, avvalerebbe l’ipotesi che fosse una cacciatrice-raccoglitrice e vivesse di risorse selvatiche.
Gli scienziati hanno anche trovato tracce degli innumerevoli microbi che vivevano nella bocca della giovane. I campioni di DNA antico includono sempre geni microbici, ma in genere provengono dall’ambiente. Il team ha confrontato la composizione tassonomica dei microbi ben conservati con quelli trovati nelle bocche umane moderne.
La maggior parte erano microflora ordinarie come quelle ancora presenti nella maggior parte delle bocche umane altri, invece, erano patogeni.
Studio microbico
“Interessante in questo studio è il DNA microbico” afferma Anders Götherström, archeologo molecolare dell’Università di Stoccolma “Il DNA di antichi patogeni contenuto in questo tipo di mastici può essere una fonte di dati molto migliore rispetto alle ossa o ai denti.”
Sono state individuate prove batteriche di malattie gengivali e lo Streptococcus pneumoniae, che oggi può causare la polmonite ed è responsabile di un milione o più di decessi infantili ogni anno.
Nella bocca della donna era presente anche il virus di Epstein-Barr, che è presente in oltre il 90% degli esseri umani viventi, di solito benigno. Il virus può essere associato a gravi malattie come la mononucleosi infettiva, il linfoma di Hodgkin e la sclerosi multipla.
Sebbene siano stati identificati 26 fattori di virulenza o molecole che rendono i patogeni più efficaci nell’infezione degli ospiti, il team di ricercatori non è stato in grado di determinare lo stato di salute della giovane donna.
È stato stabilito con certezza che era intollerante al lattosio, cosa che sarebbe stata comune tra i cacciatori-raccoglitori prima dello sviluppo dell’allevamento.
L’avvento dell’agricoltura ha cambiato l’intestino umano e i microbiomi orali, perché sono diventati disponibili più alimenti ricchi di carboidrati. (Sono cambiati di nuovo durante la rivoluzione industriale, quando zuccheri raffinati e oli vegetali sono arrivati a dominare il menu.) Laura Weyrich, paleomicrobiologa alla Pennsylvania State University, che non era coinvolta nello studio, afferma che è difficile trarre conclusioni generali sulla dieta della donna di Syltholm. La dottoressa Weyrich afferma che lo studio potrebbe aprire un nuovo capitolo sulle ipotesi di evoluzione dei popoli antichi.
“Penso che il DNA antico, andando avanti, abbia molto da offrire nella coevoluzione genoma umano-microbioma umano”, afferma Weyrich.
Mappare i movimenti migratori
“È stato così stabilito che la giovane donna aveva una sorprendente combinazione di pelle scura, capelli scuri e occhi blu” dice il dottor Schroeder co-autore dello studio “È interessante perché è la stessa combinazione di tratti fisici che apparentemente era molto comune nell’Europa mesolitica. Quindi tutti questi altri antichi genomi [europei] che conosciamo, come La Braña in Spagna, hanno tutti questa combinazione di tratti fisici che ovviamente oggi in Europa non è così comune. Gli europei indigeni hanno ora un colore della pelle più chiaro, ma a quanto pare non era così da 5.000 a 10.000 anni fa.”

Ricostruzione dal DNA ricavato da un dente umano trovato in una grotta a La Braña, in Spagna
Il sequenziamento di nuova generazione ha rivoluzionato gli studi sul DNA antico. Alcuni ricercatori colleghi di Theis Jensen, il bioarcheologo dell’Università di Copenaghen, autore dello studio, sono stati in grado di estrarre il DNA parziale di tre individui da grumi di catrame di betulla datati a circa 10.000 anni fa e hanno pubblicato i loro risultati in Communications Biology a maggio.
Lo studio comparato dei vari “chewing-gum” recuperati in altri siti Europei, può aiutare a mappare il movimento dei popoli.
Secondo Schroeder e i suoi colleghi, il genoma della donna Syltholm indica che non era imparentata con le comunità di agricoltori che vivevano in Danimarca nello stesso periodo. Era discendente di un gruppo genetico che gli archeologi chiamano cacciatori-raccoglitori occidentali, che iniziò a stabilirsi in Scandinavia attraverso una rotta meridionale già 11.700 anni fa, e sembra che provenisse dal continente. Ulteriori lavori archeologici hanno dimostrato che era un’epoca di transizione
Recenti studi, infatti, suggeriscono che due diverse ondate di persone hanno colonizzato la Scandinavia dopo che le calotte glaciali si sono ritirate tra 12.000 a 11.000 anni fa, attraverso una rotta meridionale e una rotta nord-orientale lungo la costa norvegese odierna.
“Sembra che da queste parti ci siano state sacche di cacciatori-raccoglitori che sopravvissero o vissero a fianco degli agricoltori per centinaia di anni” afferma uno dei ricercatori, ma gli studi e le ricerche continuano.
Fonti:
– https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6917805/
– https://www.sciencedaily.com/releases/2014/01/140126134643.htm