Avevamo visto nell’articolo precedente come, nella notte del 14 Agosto dell’8 a. C., dalle 4 del mattino in poi, fosse visibile, nel cielo di Gerusalemme, uno strano fenomeno astronomico.
Dentro la costellazione del Cancro, proprio all’interno dell’Ammasso stellare M44, ‘sorvegliato’ dalle stelle Delta e Gamma Cancri, era visibile il pianeta Marte, mentre il pianeta Venere era davvero vicino, poco a sud-ovest di M44, posto alla sinistra dell’ipotetico osservatore che ammirava questa relativamente rara evenienza celeste.
Abbiamo poi detto, sempre nella prima parte dello studio, che quest’evento celeste poteva, ipoteticamente, correlarsi alla precisa disposizione dei singoli elementi che costituiscono il fulcro della rappresentazione del “Presepe“, tradizionale raffigurazione iconografica del momento della nascita di Gesù.
Questa correlazione, storica-religiosa-astronomica, apparentemente temeraria ed impossibile, trova delle conferme nell’analisi dei singoli elementi celesti che la animano e la contraddistinguono. Essi sono, nell’ordine: la Costellazione del Cancro, l’Ammasso stellare noto come M44, posto al suo interno, in posizione centrale, le stelle Delta e Gamma del Cancro, il pianeta Venere, il pianeta Marte.
Vedremo, poi, di verificare, attraverso un’analisi lessicale e strutturale comparata dei testi dei Vangeli canonici e di quelli apocrifi, un’indagine per verificare se vi siano i margini di una possibile attendibilità fra la Natività di Gesù e la data del 14 agosto dell’8 a. C., quando si rese visibile, nel cielo di Gerusalemme, questa strana e particolare evenienza astronomica che abbiamo finora evidenziato.
Vediamo, perciò, di esaminare in sequenza come, per i popoli antichi, questi luoghi o corpi celesti astronomici poco fa citati fossero conosciuti ed a quali concetti cosmologici o teologici essi fossero legati.
- La costellazione del Cancro
Per gli antichi popoli la costellazione del Cancro era abbastanza importante. Gli antichi egizi la ponevano al di fuori delle altre 11 costellazioni zodiacali, come possiamo vedere a Denderah, sia nello zodiaco circolare, che in quello rettangolare. Senza dimenticare che le liste decanali (quelle 36 sottili fasce celesti verticali e parallele, poste al di sotto delle costellazioni zodiacali) avevano inizio proprio con i Decani associati alla costellazione del Cancro.
Per i babilonesi, inoltre, la costellazione del Cancro prendeva il nome di “Nagar” o “Nangar”, poi trasposto nel semitico “Naggar”, che, secondo alcuni autori, includeva la stella Procione, Alfa del Cane Minore. Il significato di “Na(n)gar” è “Carpentiere”.
A “Na(n)gar”, inoltre, sono associati due strani e misteriosi oggetti: il “Pukku”, “Cerchio” ed il “Mikku”, “Bacchetta del Cerchio”, da interpretare, secondo Giorgio de Santillana, in chiave cosmogonica o creatrice di un’armonia celeste. Ma ancora più strano è l’accorato e quasi disperato lamento che fa Gilgamesh, nella 7° tavoletta dell’”Enuma Elish”, quando afferma:
In quei giorni in cui il “Pukku” era con me nella “Casa di “Na(n)gar” (Carpentiere)” in cui la “Moglie del Carpentiere” era con me come la madre che mi diede la luce…Avessi lasciato il “Pukku” nella “Casa del Carpentiere”!!
Evidentemente la “Casa del Carpentiere” (“Na(n)gar”), forse la stessa M44, aveva delle valenze di equilibrio cosmico, di un’armonia, simile alla “Maat” degli egizi, che si erano inesorabilmente alterati.
Ribadisce, infatti, Robert Hinckley Allen (“Star names: their lore and meaning”, pag. 105), il nome del Cancro, in sumero, era, per Strassmann, “Nan-Garu”, mentre per Brown esso era “Nagar Asagga”, l’”Artigiano della via d’acqua”, mentre, per altri autori, era “Puluk-Ku”.
Gavin White riporta che, in testi (babilonesi) di epoca tarda, il nome del Cancro può anche essere scritto con il simbolo di “Nagar”. Questo segno significa “Carpentiere” od “Artigiano”, il che suggerisce come esso sia stato selezionato per illustrare l’analogia fra le chele del Granchio e la sega del Carpentiere.
Inoltre Gavin White (“Babylonian Star-lore”, pag. 79) riporta come questa costellazione era nota come il “Seggio di Anu”, la massima divinità del pantheon sumero, mentre egli afferma anche che il “Cancro, chiamato “Na(n)Gar”, “è descritto in testi astrologici del 1° millennio… come capace di contenere, all’interno del suo centro, un gruppo di stelle premute le une contro le altre. Queste stelle non sono nient’altro che l’Ammasso aperto M44, conosciuto nel ‘folk-lore’ astronomico greco, come “Mangiatoia” od “Alveare”.”
- Ammasso stellare M44
Posto quasi al centro della costellazione del Cancro, tale Ammasso stellare aperto era ben conosciuto dagli antichi, ove esso era noto come “Praesepe”, “Mangiatoia” e noi sappiamo la posizione del tutto basilare e centrale che tale oggetto ha nell’economia delle attuali raffigurazioni iconografiche del Presepe, tanto da condizionare il nome stesso dell’intera rappresentazione della Natività di Gesù.
M44 era definita dai saggi ebrei come “Porta della Genesi” e della “Manifestazione”.
Questo Ammasso era noto per gli arabi, con il nome di “Al-Ma’laf”, “la Stalla”, ma aveva anche l’appellativo di “Apiarium”, “Arnia”, corrispettivo dell’omologo termine inglese “Beehive”, con cui M44 era conosciuto in Gran Bretagna.
D’altro canto anche l’Odissea (Canto XIII) parla in forma criptata ed enigmatica di questo luogo, quando, citando Itaca, riporta:
“Vicino è un antro amabile, oscuro, sacro alle ninfe chiamate Naiadi: in esso vi sono crateri e anfore di pietra: là le api depongono il miele.”
I greci, inoltre, chiamavano quest’Ammasso come ϕατνη, derivato dal vocabolo indo-europeo “Bhendh”. Essa è citata come simbolo della costellazione del Cancro da Teofrasto (“De signis tempestatum”, 23, 43) e da Teocrito 22, 22, mentre l’astronomo Arato (“Phaenomena”, 892) la interpretava anche con il senso di “Commessura”. Come conferma il “Vocabolario greco-latino” di Lorenzo Rocci (pag. 1944), φατνη significa anche “Soffitto, cielo di una stanza, cassettoni del soffitto”.
Pur essendo posto poco sopra l’Eclittica, a causa della sua estrema vicinanza a questo percorso virtuale del Sole all’interno delle varie costellazioni zodiacali, era ed è ancora oggi possibile che i pianeti si possano avvicinare molto ad M44, e, sporadicamente, finirvi anche virtualmente dentro. Certo è che qui siamo in presenza di Marte che è proprio all’interno di M44, mentre Venere vi è talmente vicino che, quasi si potrebbe parlare di una congiunzione astronomica dei due pianeti.
- Stella Delta e Gamma Cancri
La stella Gamma Cancri, di Magnitudine +4,73, è appellata “Asellus Borealis”, “Asinello Settentrionale”, mentre Delta Cancri, di Magnitudine +4,17, è denominata “Asellus Australis”, “Asinello Meridionale”. Esse sembrano anche essere alla base del glifo astrologico del Cancro, mentre Plinio il Vecchio (“Historia naturalis”, XVII, 353 e XVIII, 80) affermava: “Vi sono, nel segno del Cancro, 2 stelle piccole chiamate Asinelli”.
Due immagini che mostrano il profilo della costellazione del Cancro. Sono ben visibili sia l’Ammasso stellare M44, al centro, che la Gamma (“Asellus Borealis”) e la Delta Cancri (“Asellus Australis”)
Tali Asinelli erano definiti Όνοι (“Asini”) in greco, ed “al-Himarain”, “due asini”, in arabo.
Per gli ebrei, tuttavia, soltanto una delle due stelle dette “Asinelli” era chiamata il “Forte Asino”. D’altro canto, l’”Almagesto latino” di Basilio, del 1551, riportava come solo la Gamma Cancri fosse definita “Asino”. L’astronomo Manilio, inoltre, chiamava gli “Asinelli” come “Iugulae”, il cui nome derivava dal termine “Iugum”, “Giogo”, associato ai buoi. Tale opzione richiamava il vocabolo accadico, associato a Praesepe ed agli “Asinelli”, di “Gu-Shir-Kes-Da”, il “Giogo di Chiusura”, richiamando una teorica assonanza con bovini o buoi.
Infine, una poesia chiamata “Hanes Taliesin”, espressione della tradizione iniziatica dei bardi del VI secolo d. C., in Irlanda, racchiudeva evidenti significati esoterici e simbolici, frutto di ataviche conoscenze trasmesse oralmente, oltre ad essere intenzionalmente criptata dal suo autore, con strofe embricate.
Ai versi 24-26 leggiamo: “Sono stato con il mio Signore (Gesù Cristo) nella mangiatoia dell’asino…nel firmamento”, che riverberava, evidentemente, in maniera significativa il legame esistente, nel cielo, fra la “Mangiatoia”/M44, l’”Asinello”, Gamma Cancri, e lo stesso Gesù bambino.
- Il pianeta Venere
Il pianeta Venere è stato associato da molti popoli dell’Antichità alla Grande Madre: Iside per gli Egizi, Ashtarte per i Fenici, Ishtar per i babilonesi. Infatti anche Plinio il Vecchio (“Historia Naturalis”, II, 6) dice: “Alii enim Iunonis, alii Isidis: alii Matris Deum appellavere”, “Alcuni chiamarono infatti (Venere) Giunone, altri Iside, altri Madre di Dio.” Questo pianeta potrebbe così essere una rappresentazione astronomica della Madre di Gesù, cioè la Madonna.
- Il pianeta Marte
La tradizione ermetica riporta che Dante pose il segno della Croce (“sono venuto a portare non la pace, ma la spada”) come simbolo del coraggio temerario e del sacrificio assoluto proprio del suo ‘cielo’ di Marte. Per il sommo ‘Vate’, non a caso, Cristo appariva come l’”Heliand” (Salvatore), l’eroe vittorioso, il giudice dei vivi e dei morti, essendo assimilato ad un “Rex tremendae maiestatis”.
Sempre per Dante, inoltre, Marte era importante in quanto detentore, per la sua posizione centrale nel sistema planetario, della maggior forza per il bene o per il male nell’azione. In senso ‘armonico’, come nota centrale della scala di 7 pianeti, esso poteva divenire anche la Forza uniformatrice.
Luciano di Samosata (“De Saltatione”) affermava, inoltre, che:
La danza circolare degli astri, l’intrico dei pianeti in rapporto alle stelle fisse, i ben ritmati rapporti che li legano, la loro ben ordinata armonia dimostrano l’esistenza primordiale della danza. Questa “Eutaktos Armonia”, “Armonia in buon ordine” è figlia di Marte e Venere.
- La datazione dell’agosto dell’8 a. C.
Nel Vangelo di Matteo (13, 55) viene detto, a proposito di Gesù: “Non è forse egli il figlio del Carpentiere?” , mentre nel Vangelo di Marco (6, 3) viene ribadito l’interrogativo: “Non è egli il Carpentiere, figlio di Maria, fratello di Giacomo, di Giuseppe, di Giuda e di Simone?”.
Geza Vermes, traduttore dei rotoli del Mar Morto, (o di Qumran) sosteneva che la parola τεκτων, tradotta come “Carpentiere”, che richiamava il “Na(n)gar” dei testi babilonesi, potrebbe, forse, riferirsi a un artigiano, ma potrebbe definire altrettanto bene uno studioso od un insegnante. Molto probabilmente essa non identificava Gesù o Giuseppe come semplici “Carpentieri”, facendo ipotizzare una connessione allegorica o simbolica, parzialmente criptata e da non interpretare in senso letterale.
Più esattamente Vermes li definiva come uomini esperti, eruditi, che erano maestri in quello che facevano. Appare, perciò, plausibile che la traduzione del greco “ο τεκτων” si riferisca ad un “Maestro del mestiere”.
Non a caso, il “Vocabolario di greco-italiano” di Lorenzo Rocci (pagina 1811), alla voce Τέκτων ci dice che tale termine è derivato dal sanscrito “Taksan”, e significa, infatti, “Artista, fabbro, artefice, scultore, falegname, carpentiere”, ma anche “architetto, ingegnere, costruttore”.
Se esaminiamo nei dettagli le descrizioni inerenti la nascita di Gesù, che ci giungono dai Vangeli sorgono, peraltro, delle riflessioni. Se è vero che il Vangelo di Luca (2, 4-6) riferisce che pur appartenendo Giuseppe alla “Casa ed alla famiglia di Davide”, essendo, cioè, di famiglia nobile e facoltosa, furono costretti a porre il bambino appena nato in una mangiatoia perché non vi era posto per loro all’albergo.
Il fatto in se stesso, da un punto di vista pratico e logistico appare poco probabile, se non inverosimile, ed appare fortemente condizionato dalla presenza della “Mangiatoia” e della “Stalla”.
Infatti, l’aspetto rituale di inserimento, quasi obbligato e sostanziale, come se si trattasse di una sorta di iniziazione o di una vera cerimonia di intronizzazione, del piccolo Gesù all’interno della “Mangiatoia”, (“Praesepe”) traspare dal Vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo. Qui leggiamo:
“Il 3° giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, mise il bambino nella “Mangiatoia” ed il bue e l’asino l’adorarono.”
Seguendo altre considerazioni ci viene da pensare che il mandato di predicazione di Gesù, culminato con la Crocifissione, in base a ricerche storiche, è stato collocato cronologicamente da ricercatori, effettivamente, al 33 d. C.. Resta da capire il reale significato di un versetto del Vangelo di Giovanni (8, 57), che, parlando di critiche fatte dai Giudei a Gesù, inerenti il patriarca Abramo, a lui così si rivolgono: “Non hai ancora 50 anni ed hai visto Abramo”, esattamente correlato al latino “Quinquaginta annos nondum habes et Abraham vidisti” ed al greco “πεντηκοντα ετη ουπω εχεις και Αβρααμ εωρακας” dello stesso versetto.
Noi sappiamo che il monaco Dionigi il Piccolo, vissuto nel VI secolo d. C., aveva attribuito, nel 525 d. C., una errata collocazione al censimento di Quirino. Pertanto egli post-datò, secondo il parere degli studiosi, la data di nascita di Gesù di ben 5-6 anni.
Per questo motivo, dando per acclarata la collocazione della Crocifissione al 33 d. C., risulterebbe, comunque, che Gesù avrebbe avuto, in quel particolare momento della sua vita, 38-39 anni di età.
Tuttavia, a quel punto, la frase del Vangelo di Giovanni avrebbe dovuto, coerentemente, essere: “Non hai ancora 40 anni”, tenendo conto, peraltro, che per il lessico ebraico, il quantitativo di 40 anni, aveva anche il valore di “un generico periodo di tempo”.
Il fatto che venisse, invece, esplicitamente affermato: ”Non hai ancora 50 anni”, porrebbe l’attenzione all’evidenza sostanziale, che, in quel momento della sua vita, citata dal versetto del Vangelo di Giovanni, Gesù avrebbe superato, di fatto, i 40 anni di età.
Non a caso, in questo senso specifico, la data del 8 a. C., proposta dall’eccezionale evento astronomico descritto in precedenza, soddisferebbe in pieno tale affermazione, in quanto: il 33 d. C., data del Ministero e della Crocifissione, addizionato all’8 a. C., data dello straordinario evento celeste, fornirebbe un’età di 41 anni. La locuzione “non hai ancora 50 anni” di Giovanni 8, 57, sarebbe, a questo punto, del tutto rispettata.
Da un altro punto di vista, la scelta di far nascere Gesù il 25 dicembre, data posta in prossimità del solstizio invernale, collocato al 21 dicembre, molto vicina, se non coincidente, a quella della nascita del dio Mitra, il cui culto era ancora diffuso in quei tempi in giro per l’Europa. Tale decisione risale al pontificato di papa Liberio (?-366 d. C.), nel 353 d. C., vale a dire, oltre 300 anni dopo la vita di Gesù. Ma se osserviamo le analisi degli autori che hanno cercato di investigare il possibile mese di nascita di Gesù, troviamo altre conferme.
Infatti, il mese di agosto (14 agosto), oltre ai mesi di febbraio, marzo, maggio e settembre, è effettivamente considerato, da parte degli studiosi di storiografia ed epigrafia cristiana, uno dei possibili mesi reali di nascita di Gesù.
Ma conferme cronologiche ci giungono anche eseguendo un’altra serie di conteggi ponderati, suffragati da riferimenti bibliografici.
Se analizziamo nei dettagli, infatti, la sequenza degli avvenimenti che seguono alla nascita di Gesù, così come ci vengono tramandati dalla tradizione e dai Vangeli, apprendiamo che la visita dei Re Magi sarebbe avvenuta due anni dopo la nascita di Gesù. Infatti, il Vangelo dello Pseudo-Matteo 16, 1 (Codici Laurenziano e Vaticano 5257), parlando della visita dei Magi afferma: “Transacto vero secundo anno”, “Trascorso realmente il secondo anno (dalla nascita)”.
Alla visita dei Magi sarebbe seguita, come affermano i Vangeli canonici, la Strage degli Innocenti ordinata da Erode, che riguardava, guarda caso, “tutti i maschi primogeniti da due anni in giù” (Vangelo di Matteo 2, 16 e Vangelo dello Pseudo-Matteo 17, 1). Tale affermazione conferma, di fatto, la testimonianza dello Pseudo-Matteo.
La conseguente fuga in Egitto di Giuseppe, Maria e Gesù, a scopo precauzionale per salvaguardare l’integrità fisica della Sacra Famiglia, e la loro permanenza nella Terra dei faraoni sarebbe durata, secondo fonti copte, 3 anni ed 11 mesi. Dopo la morte di Erode, avvenuta, secondo gli storici, nel 4 a. C., e di cui la Famiglia avrebbe avuto sentore dopo qualche mese, Giuseppe, Maria e Gesù avrebbero fatto ritorno in terra d’Israele.
Se noi facciamo i conti, introducendo tutte queste variabili che abbiamo incontrato, otteniamo che la data della nascita di Gesù avrebbe potuto davvero essere nuovamente compatibile con l’8 a. C.
D’altro canto, il fatto che, nell’Apocalisse di San Giovanni (5, 5), venisse usato, per definire Gesù, l’epiteto di “Leone di Giuda”, apre una ulteriore duplice possibile interpretazione. La prima, più evidente, era che il vessillo del Regno di Giuda mostra, effettivamente, un leone. La seconda, più criptata, era che il Leone poteva riferirsi al segno zodiacale entro cui ricade il 14 agosto, data dell’eccezionale evento astronomico che abbiamo considerato finora.
In ogni caso, queste nostre ipotesi che focalizzano l’attenzione su di una rara manifestazione celeste non appaiono del tutto estemporanee. Infatti Adrian Gilbert (“I Re Pellegrini”) sostiene che la Natività di Gesù: “sia una rappresentazione simbolica ed allegorica del momento astronomico che corrispondeva al tempo in cui Gesù è nato…Gli studiosi dell’iconografia cristiana, ricostruendo le linee principali della storia, così come viene narrata da Matteo, registrarono nelle loro opere i dettagli dell’Oroscopo di Gesù. Trasformarono, infatti, la storia dell’immagine archetipica della Natività, realizzarono una struttura che ebbe tanto successo da essere ricordata a 2000 anni di distanza.”
Marie Francoise Baslez sostiene, inoltre, che: “La pubblicazione degli scritti inter-testamentari ha mostrato che certi ambienti ebraici risentivano della generale attrazione verso l’Astrologia, in particolare il giudaismo alessandrino e quello di Qumran: la pratica dell’oroscopo è attestata da alcuni manoscritti del Mar Morto e l’uomo vi appare determinato dal segno zodiacale sotto il quale è nato.”
Non possiamo affermare con certezza assoluta che la eccezionale congiunzione planetaria di Marte, dentro M44, il “Praesepe”, corrispettivo dell’odierna “Mangiatoia”, e di Venere, entrambi collocati dentro la costellazione del Cancro, con un asinello ed un bue che sorvegliano questo quadro da breve distanza, quasi fossero sentinelle o guardiani della scena, siano la prova dell’effettiva nascita di Gesù, poi fissate per sempre da San Francesco, nel 1223, nella realizzazione del “Presepe”, che noi tutti oggi conosciamo e costruiamo nelle nostre case, ma è altrettanto vero che la serie di circostanze descritte, lessicali, religiose, epigrafiche, astronomiche, appare davvero troppo imponente e coincidente per definirla semplicemente casuale…
Forse, potremmo davvero affermare: “Dalle calde notti di estate nel cielo di una Gerusalemme di molti, molti anni fa…fino ai giorni nostri…!!!”