A Mont’e Prama non solo Giganti: “Lì sotto c’è una città intera. Un’antichissima Pompei sarda”. Una cosa prospettata per altro, espressamente o sottovoce, anche da valenti archeologi.
Lo sostiene a gran voce invece, Gaetano Ranieri, professore di Geofisica Applicata presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari, già docente al Politecnico di Torino. “I resti si estendono per 16 ettari”. Linee rette che ricordano strade, aree geometriche simili a stanze.
Ma gli scavi sono stati interrotti.
Molte voci si levano ormai per dire che sotto quel tratto di territorio vi è probabilmente molto di più di quanto venuto alla luce finora. Altre statue, altre tombe, forse persino un’intera città.
Il sito di Mont’e Prama
Secondo la versione ufficiale della Soprintendenza ai Beni archeologici, Mont’e Prama è un sito di 750 metri quadri in cui sono stati ritrovati decine giganti e di modelli di nuraghe, il betile più grande (2,30 metri) mai scavato in Sardegna, diverse tombe a pozzetto, reperti di ogni tipo e un complesso di quattro capanne. In totale si parla di 5178 frammenti di statue da cui è stato possibile individuare con esattezza una trentina di giganti e un numero simile di modelli di nuraghe.
Secondo i dati geologici raccolti da Gaetano Ranieri, supportato dagli archeologi dell’Università di Sassari, le cose sarebbero decisamente più complesse. Innanzitutto, le dimensioni. Grazie a quella sorta di ecoscandaglio terrestre che è il georadar, Ranieri ha “letto” 16 ettari di terreno in cui ha trovato migliaia di “anomalie”.
Per quanto sia chiaro che ogni anomalia non debba per forza essere un ritrovamento epocale, ce ne sono alcune che sembrerebbero togliere ogni dubbio, sotto quei terreni, minacciati da abbandoni e sfruttamento agricolo, si celano i resti ben conservati di una città molto più antica di quella seppellita impietosamente dal Vesuvio in epoca romana.
Le teorie di Gaetano Ranieri hanno basi scientifiche solidissime e vengono utilizzate ogni giorno in campi come quelli delle indagini petrolifere o più semplicemente nel controllo dei cieli.
Il georadar, utilizzato dallo staff del professor Ranieri, non è altro che un radar rivolto verso il sottosuolo, uno scanner con le ruote, capace di radiografare il terreno tanto da poter mettere in luce i dettagli. Certo, le letture dei dati non sono facili, servono esperti in grado di leggere complessi tabulati geologici, ma la precisione è eccezionale.
«Mont’e Prama è la più grande scoperta archeologica del Mediterraneo occidentale negli ultimi cinquant’anni», sostiene Ranieri.
Secondo la sua équipe, il sito potrebbe contenere anche un santuario nuragico, una necropoli, edifici e centinaia di reperti. «A Mont’e Prama abbiamo eseguito la stessa ricerca che in Marocco ci ha consentito di scoprire l’anfiteatro romano di Volubilis e il tempio di Ercole a Lixius», spiega il Prof. Ranieri «Abbiamo analizzato soltanto sei ettari e trovato tanti indizi che ci fanno pensare che esistano strutture di grande interesse archeologico. E non si tratta di conformazioni geologiche. Dai nostri rilievi presumo che ci sarà da scavare per anni. Sarebbe bello che qui venissero a lavorare gli esperti delle più prestigiose università internazionali».
GAETANO RANIERI
Ordinario di geofisica applicata (facoltà di Ingegneria e Architettura, Università di Cagliari), già docente al Politecnico di Torino, Gaetano Ranieri ha oltre trent’anni di esperienza didattica nella disciplina, ha diretto il corso di perfezionamento in Difesa del suolo e tutela dell’ambiente, il dipartimento di Georisorse e territorio e il dottorato di ricerca in Ingegneria geologico-ambientale.
È stato tra i primi al mondo ad applicare tecniche di tomografia sismica allo studio di beni architettonici, di metodologie geofisiche per la caratterizzazione di rifiuti urbani, per la riabilitazione di suoli desertificati e per la disinfezione elettromagnetica delle acque e per l’agricoltura di precisione.