In questo articolo partiamo dalle conclusioni dell’articolo Scoperta una statuetta di leone di 45.000 anni nella Grotta di Denisova.
Riportiamo, qui di seguito, alcuni suggerimenti di Agostino De Santi Abati che ci hanno indotto ad interessanti riflessioni.
Per prima cosa, egli ha portato alla nostra attenzione le tacche oblique, divise in gruppi di quattro, che decorano l’oggetto d’avorio di mammut rinvenuto nella grotta di Denisova.
L’autore ci fa giustamente notare la somiglianza di queste tacche con l’alfabeto noto come Beth-Luis-Nion (dalle prime tre lettere che lo compongono), o alfabeto Ogham (da Ogma, dio della conoscenza e delle arti che, secondo la tradizione, ne fu il creatore), che era un linguaggio criptico, usato dai Druidi nei loro rituali e nelle preziose divinazioni profetiche.
Gli accademici lo collocano in epoca relativamente recente, attestandolo tra il V-VI secolo d.C e dicono rinvenuto unicamente nei paesi anglosassoni; in realtà abbiamo molte testimonianze di questo antico alfabeto arboreo, sia in Sardegna che in molti luoghi del Nord America, su reperti molto antecedenti, ma purtroppo nessun accademico ha preso in considerazione tali ritrovamenti, definendoli il più delle volte dei semplici segni senza significato.
L’Ogham è composto da cinque vocali e quindici consonanti ed è un sistema di scrittura verticale, procedente dal basso verso l’alto, che richiama la forma di un albero: un tronco da cui si propagano i rami. In Scozia, Irlanda e Galles sono state ritrovate delle lapidi funerarie in cui sono ancora visibili i caratteri ogamici, ma i reperti sono molto scarsi perché, nella maggior parte dei casi, questa scrittura veniva incisa sul legno, materiale facilmente deperibile nel tempo.
Leggenda irlandese sulla nascita dell’alfabeto Ogham
Secondo il Lebor Gabála Érenn dell’XI secolo, l’Auraicept na n-Éces del XIV secolo e altri folklor irlandesi medievali, Ogham fu inventato per la prima volta subito dopo la caduta della Torre di Babele, insieme al linguaggio gaelico, dal leggendario Scito re, Fenius Farsa. Secondo l’Auraicept, Fenius viaggiò dalla Scizia insieme a Goídel mac Ethéoir, Íar mac Nema e un seguito di 72 studiosi. Arrivarono nella pianura di Shinar per studiare le lingue confuse nella torre di Nimrod (la Torre di Babele). Scoprendo che erano già stati dispersi, Fenius mandò i suoi studiosi a studiarli, rimanendo presso la torre, coordinando lo sforzo. Dopo dieci anni, le indagini furono completate e Fenius creò in Bérla tóbaide “la lingua selezionata”, prendendo il meglio da ciascuna delle lingue confuse, che chiamò Goídelc, Goidelic, dopo Goídel mac Ethéoir. Ha anche creato estensioni di Goídelc, chiamato Bérla Féne, dopo di sé, Íarmberla , dopo Íar mac Nema e altri, e Beithe-luis-nuin (l’ogham) come un sistema di scrittura perfetto per le sue lingue. I nomi che ha dato alle lettere erano quelli dei suoi 25 migliori studiosi.
È palese che la lettera rappresentata sembra essere la Straif, la quattordicesima lettera dell’alfabeto Ogham, ᚎ.
Le vecchie varianti di ortografia irlandese sono straif , straiph , zraif , sraif , sraiph , sraib.
Il valore fonetico originale della lettera è incerto, ma potrebbe essere stato [st], [ts] o [sw]. La tradizione manoscritta medievale la trascrive con il latino Z.
Secondo il Druid handbook di Greer JM, il valore fonetico è “Z” e la traduzione è “zolfo“.
A questo punto l’unico animale che viene collegato allo zolfo per via del suo valore ctonio cioè sotterraneo, appartenente all’abisso, alle profondità terrestri, è il lupo.
Il lupo richiama il carattere indomito degli antichi guerrieri nordici detti “Úlfheðinn” o “mantello di lupo“, poiché indossavano le pelli di questo animale e avevano come arma il Mjöllnir it, il “Frantumatore” rappresentato come un martello, sebbene originariamente fosse un’ascia o un randello, in grado di emanare lampi, il Martello di Thor, l’arma del dio del fulmine e del tuono della mitologia norrena.
Infine, suggerisce sempre Agostino De Santi Abati, a conferma delle lettere Ogham impresse sul reperto come lettera Z e che l’animale rappresentato è un LUPO e non un leone, in ebraico biblico la radice זאב (z’b) non esiste come verbo e il sostantivo associato זאב (Zeeb) in ebraico significa LUPO. In arabo è un verbo che si traduce con “disprezzare”, “spaventare e scacciare”.
Il post ci ha convinti: l’animale ritrovato senza testa e con il corpo inciso, potrebbe essere un lupo, ma ciò induce altre riflessioni: l’importanza del Lupo, o meglio della Lupa che appare in molte mitologie, il bastone Uas, Usir o Djam, i ritrovamenti di Nahmal Mishmar e l’arte della lavorazione dei metalli … ma questa è tutta un’altra storia.
Agostino De Santi Abati è nato a Bari nel 1966. Da sempre appassionato di misteri e immagini sacre che lo hanno portato ad ampliare la sua ricerca con studi di crittologia, la disciplina che si occupa delle scritture nascoste, simbolismo, etimologia e lingue antiche come l’ebraico. Nel 2014 ha pubblicato il libro “I segreti codici della Gioconda” e “Sardegna la terra degli uomini blu” edito da Lux.Co con prefazione di Mauro Biglino.