L’Ankh (☥) è un antico e sacro simbolo egizio che essenzialmente simboleggia la lunga vita.
Il significato originale di questo simbolo nella cultura egizia rimane un mistero per gli egittologi. Molte sono, infatti, le teorie che ipotizzano le origini, ma soprattutto, l’uso dell’Ankh.
Dopo un’attenta analisi delle immagini rinvenute nelle numerose tombe faraoniche finora scoperte, il dr. Barbetta ci suggerisce una interessante ipotesi di ricerca che merita sicuramente attenzione.
L’analisi di testi ed immagini è avvenuta nell’assoluto rispetto delle regole adottate per una corretta interpretazione, cioè abbinando alle singole immagini le frasi geroglifiche con funzione didascalica.
L’Ankh appare di frequente nelle opere artistiche dell’Antico Egitto, dove gli dèi, e molto sporadicamente il Faraone, sono raffigurati con questo “oggetto” in mano.
Ma curiosamente, mentre il Faraone sporadicamente impugna il sacro oggetto per l’occhiello, quando l’Ankh è raffigurato nelle mani di un dio può anche essere impugnato, con estrema delicatezza, tra il pollice e l’indice per il lato lungo, con un’azione diretta dal basso verso l’alto, più precisamente verso le narici del Faraone, come ci viene mostrato e deliziosamente descritto dalla didascalia in geroglifico sulla parete nord della tomba di Tutankhamon, quando il Faraone viene accolto dalla dea Nut, la didascalia recita:
“fare dare salute e lunga vita. Attraverso le tue narici la lunga vita”.
Qui abbiamo la conferma, non solo visiva, ma anche didascalica, che attraverso le narici del Faraone gli dèi infondevano energia vitale tramite l’Ankh.
Sappiamo, inoltre, che gli addetti all’imbalsamazione, dopo aver sfondato lo sfenoide e l’etmoide, estraevano il cervello con un uncino proprio dalle narici; quindi le narici erano una via d’accesso al cervello.
Ma quale potrebbe essere l’organo bersaglio posto in prossimità del cervello?
Osservando l’immagine mostrata nel video dal dr. Barbetta, risulta probabile che la parte del cervello a cui si voleva accedere fosse la Ghiandola Pineale, o epìfisi, una ghiandola endocrina situata nel cervello dei vertebrati, che è sempre stata ritenuta di grande importanza nelle culture orientali e con interessanti riverberazioni anche nella cultura ebraica, come organo che può sviluppare le capacità sensoriali del soggetto.
L’epìfisi è grande circa un centimetro di lunghezza per mezzo centimetro di larghezza e il suo peso si aggira intorno al mezzo grammo. Le sue cellule producono la melatonina che regola il ritmo circadiano del sonno-veglia, reagendo alla poca luce ed influisce sulle attività delle ovaie; è inoltre legata al sistema dell’ipotalamo che regola anche il centro della fame.
Sappiamo ad esempio, dalle ultime ricerche, che una restrizione di apporto calorico, influenzata dalla stimolazione dell’ipotalamo, ha la possibilità di attivare le sirtuine che limitano fenomeni quali l’invecchiamento e la resistenza allo stress, influenzando anche l’efficienza energetica.
Sono stati trovati numerosi Ankh nelle tombe Egizie, curiosamente, quelli dell’Antico Regno, sono in metallo, principalmente in rame.
Sappiamo che il rame è un ottimo conduttore elettrico, un possibile stimolatore di biofrequenze ELF (Extremely Low Frequency), cioè basse frequenze, tra i 5/10 Hertz e questa potrebbe essere una modalità di stimolazione celebrale, una volta transitato attraverso le narici, su qualche parte interna, di cui l’epifisi è un possibile elemento.
Un’analisi delle immagini
Dalle immagini che ci provengono dalle varie tombe egizie, possiamo dedurre che esista una possibilità che questo “effetto” venisse applicato concretamente.
Analizziamo diverse immagini per capire il metodo usato dagli dèi.
Tuthmosi III
Spesso, quando viene usato in modo “attivo“ l’Ankh, dietro la schiena del Faraone all’altezza della nuca troviamo una frase in geroglifico che recita:
la protezione magica della lunga vita dietro di lui (lo rende) Signore come (il dio) Ra
Sesostri I
A sinistra vediamo la classica raffigurazione del Dio Min dal fallo eretto, a destra il Faraone che regge nella mano sinistra il simbolo dell’Ankh in posizione di riposo, cioè per l’occhiello; il Dio, posto al centro, invece, impugna l’Ankh con le due dita della mano destra, dal lato lungo, dirigendolo verso il naso del Faraone, con la mano sinistra, invece, sembra voler creare un contatto trattenendo il polso del Faraone.
Questo gesto risulta molto interessante ai fini della nostra ricerca, infatti dalla fisiologia sappiamo che all’interno del tunnel carpale decorrono rami superficiali di 3 nervi importanti:
- Nervo Mediano
- Nervo Radiale
- Nervo Ulnare
3 rami del Plesso Brachiale che assicurano la sensibilità e la motilità del braccio, ma anche, secondo la medicina Cinese energetica, importanti Meridiani dell’agopuntura, che si interfacciano ad una sorta di “autostrade neurali” per avere accesso alle vie centrali.
Amenhotep II
La stessa situazione la vediamo nella Tomba di Amenhotep II, nel pannello della Dea Hathor.
Leggermente diversa, invece, appare la situazione di Amenhotep II con il dio Anubi, a sinistra della foto, che con una mano regge l’Ankh nella consueta posizione di azione e con l’altra, quasi a stabilire un contatto, viene appoggiata sulla spalla del Faraone.
Tuthmosis IV
Stessa situazione vediamo nelle tombe di Tuthmosis IV che vediamo qui “attivato” sia dal dio Anubi che dalla dea Hathor.
Tutankhamon
Analoga situazione nella tomba di Tutankhamon, dove sia il dio Anubi che la dea Hathor effettuano sempre la stessa attività, con la medesima postura e lo stesso angolo di attivazione sul Faraone.
Seti I
Seti I si distingue sempre, notiamo nell’immagine che il Dio Horus, sotto forma di Ra, impugna un Ankh speciale, formato da un normale Ankh più due piccoli scettri Was, e sappiamo da Wallis Budge che lo scettro Was aveva una valenza di “dare salute”, “dare benessere”, sia fisico che psicologico.
Ma la cosa più interessante dell’immagine è la postura della mano sinistra di Horus, posta dietro la nuca di Seti I, probabilmente posizionata a funzione direzionale per catalizzare il flusso di attivazione dell’Ankh.
In talune circostanze, l’Ankh viene usato con doppia postura, sia anteriore che posteriore alla testa del faraone.
Concludendo
Attraverso l’analisi attenta di queste immagini, ripetiamo, analizzate sempre, dopo aver esaminato con estrema attenzione i criteri lessicali nell’ambito della scrittura geroglifica e applicata una contestualizzazione concreta con l’ambito egizio, possiamo dare il via ad incredibili nuove ricerche in ambito medico.
Complimenti , volevo sapere se sono stati fatti degli esperimenti : realizzare un ankh in rame e provare su persone o animali gli effetti prodotti, con analisi scientifiche, altrimenti si resta un pò sul vago.
grazie