Avvolto nel morbido abbraccio della torba, è sopravvissuto a incendi boschivi, alluvioni e terremoti e alla transizione del mondo da un’era glaciale alla nostra.
L’Idolo Šigir (o Shigir) è stato riportato alla luce solo nel 1894. Fu ritrovato, per caso, dai minatori d’oro nei Monti Urali, a 4 metri di profondità nella torbiera di Shigir in Russia.
Furono estratti i frammenti e portati alla Società Naturalistica degli Urali dove il professor D. I. Lobanov combinò i frammenti principali fino a ricostruire una scultura alta 2,8 m.
Nel 1914, l’archeologo Vladimir Tolmačëv utilizzò anche i frammenti scartati precedentemente e propose una ricostruzione che porta l’altezza dell’idolo a 5,3 metri, e, per fortuna, ne fece dei disegni molto dettagliati.
Come è arrivato fino a noi?
Molti elementi hanno contribuito alla straordinaria conservazione dei frammenti che fa di questo idolo il più antico manufatto in legno ad oggi ritrovato.
È intagliato in larice siberiano, legno usato per le sue caratteristiche di durezza, resistenza all’usura, impermeabilità e resistenza alla decomposizione. Inoltre è rimasto sepolto nella torba che crea un ambiente anaerobico acido che uccide i microorganismi.
Nonostante la sua unicità, l’idolo non ha ricevuto i migliori trattamenti, infatti alcuni dei frammenti sono andati persi, in circostanze non ben chiarite, e di essi restano solo i disegni di Tolmačëv. A noi sono rimaste solo la metà superiore e la base conservate presso il Museo Storico Regionale Sverdlovsk a Yekateriburg in Russia, in un contenitore di vetro riempito di gas inerte, progettato per mantenere specifiche condizioni di temperatura e umidità in modo da proteggere i frammenti da ulteriori deterioramenti.
Il dibattito sulla datazione
Quando fu ritrovato era evidente che fosse molto vecchio e furono fatte alcune ipotesi ma nessuna andava oltre il VI millennio a. C..
Nel 1997 fu eseguita la prima datazione al carbonio-14 che diede come risultato un’età di 9.500 anni.
Non tutti gli studiosi accettarono queste conclusioni. Alcuni sostenevano che la datazione al radiocarbonio poteva essere inattendibile per diversi motivi: per esempio, gli incendi boschivi e la presenza di granito nella zona avrebbero potuto alterare i dati, e quindi rendere l’analisi molto meno precisa. Altri sostenevano che i cacciatori-raccoglitori non avrebbero potuto produrre una scultura così grande, né avere avuto la complessa immaginazione simbolica per decorarla.
Fu richiesta una nuova datazione e nel 2014 sono stati analizzati alcuni campioni con un nuovo metodo, la spettrometria di massa con acceleratore, dal German Archaeological Institute di Berlino e dall’Agency for Heritage Service della Bassa Sassonia.
I risultati, pubblicati nell’agosto 2015, rivelano che l’idolo di Shigir ha un’età di 11.600 anni, 2.000 anni in più di quelli della valutazione precedente.
Uno sguardo da vicino
Accuratamente levigato con strumenti di pietra in un unico tronco di larice siberiano, l’idolo ha una testa riconoscibilmente umana, con la bocca aperta in una “o”. Il corpo è piatto e rettangolare ed è ricoperto davanti e dietro di volti e mani umani, insieme a linee orizzontali, linee a zigzag, rombi e altri motivi geometrici. L’estremità inferiore ha delle sporgenze che potrebbero rappresentare i piedi.
Tolmačëv aveva individuato sul corpo cinque volti: tre nella parte anteriore e due in quella posteriore, e li aveva rappresentati nei suoi disegni (vedi figure sottostanti). Con la perdita di una parte dell’idolo si sono persi anche alcuni volti di cui rimangono solo questi disegni.
Nel 2003 Svetlana Savčenko, curatore capo dell’idolo, scoprì un sesto volto situato posteriormente. Infine, durante le analisi cui l’idolo è stato sottoposto nel 2015, è stato scoperto un settimo volto, mai individuato fino ad allora perché riconoscibile soltanto al microscopio.
Per quanto riguarda la sua collocazione alcuni hanno suggerito che assomigli a un totem e quindi sia stato infilato nel terreno, mentre gli esperti insistono sul fatto che la parte inferiore dell’idolo di Shigir non è stata nel terreno, piuttosto è stato appoggiato contro un albero o forse più probabilmente contro una parete di roccia sulla riva dell’acqua.
Secondo il dott. Mikhail Zhilin, ricercatore del dipartimento di Archeologia presso l’Accademia delle Scienze russa, si trovava su un piedistallo relativamente duro, presumibilmente di pietra, perché la parte inferiore era stata schiacciata da una forte pressione.
Secondo il dendrologo Karl-Uwe Heussner, l’idolo è rimasto in piedi sulla riva del grande lago preistorico Shigir per circa 20 anni; poi apparve una grande crepa nel mezzo, seguita da una serie di piccole crepe. L’idolo cadde in acqua, galleggiò per circa un anno, poi affondò sul fondo del lago e iniziò la formazione di torba attorno ad esso.
Proviamo a interpretare
Il significato dei segni scolpiti sull’idolo è un mistero assoluto e si possono solo fare ipotesi.
Nel 2015, durante una conferenza a Yekaterinburg, gli esperti hanno discusso del significato dei simboli, confrontandoli con altre opere d’arte e con esempi etnografici più recenti. I reperti più simili di quel tempo sono quelli di Göbekli Tepe, a più di 2500 chilometri di distanza, dove cacciatori-raccoglitori si radunavano per celebrare riti e scolpivano animali simili stilizzati su pilastri di pietra alti più di 5 metri.
Thomas Terberger dell’Ufficio Regionale per la Tutela dei Beni Culturali della Bassa Sassonia vede un parallelo più recente: i totem del nord-ovest del Pacifico, destinati a onorare gli dei o i venerati antenati.
L’archeologo Mikhail Zhilin dell’Accademia delle scienze russa di Mosca afferma che l’idolo potrebbe rappresentare spiriti o demoni della foresta locale.
Peter Vang Petersen, un archeologo del Museo Nazionale di Danimarca a Copenhagen, suggerisce che le incisioni a zigzag potrebbero essere una sorta di cartello “Alla larga!” destinato a segnare uno spazio pericoloso o tabù.
Potrebbe essere una mappa pittorica, o avere qualche relazione con le divinità, con alcuni antropologi che suggeriscono che le linee potrebbero rappresentare i confini tra il mondo spirituale e la terra.
Zhilin spiega l’esperienza emotiva di vedere la scultura dal vivo:
“Studiamo l’idolo con un sentimento di timore reverenziale. Questo è un capolavoro, con un valore e una forza emotivi giganteschi. È una scultura unica, non c’è nient’altro al mondo come questo. È molto vivo e allo stesso tempo molto complicato”.
Fonti:
https://phys.org/news/2018-04-wooden-shigir-idol-egyptian-pyramids.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Idolo_di_%C5%A0igir