Nell’Antico Testamento troviamo diversi riferimenti al fatto che Yahweh risiedesse stabilmente in Cielo, oltre che, temporaneamente, sulla Terra.
In 1Re 8, 39 e 43 ed in 2Cronache 6, 30, in 1Re 8, 49, in 2Cronache 30, 27, in Deuteronomio 26, 15, in Isaia 13, 5 e 63, 15, nel Salmo 33, 13-14, ed altri troviamo espliciti riferimenti alla residenza celeste di Yahweh, ma in Deuteronomio 30, 4-5 (a) e Neemia 1, 9 (b), che riprende il versetto di Deuteronomio, volgendolo al plurale, troviamo dei versetti molto misteriosi, che esaminiamo nella versione originale ebraica.
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- “Se tu fossi (Im-Iheh) (ti trovassi) essendo stato condotto via, espulso dentro l’estremità (be-Qetseh) del cielo, da qui (mi-Sham) ti raccoglierà Yahweh, tuo Elohim, e da qui (mi-Sham) ti porterà via e farà andare te, Yahweh, Elohim tuo, verso la terra che possedettero i tuoi padri”.
- “Se fossero, (si trovassero) essendo stati condotti via, espulsi, dentro l’estremità (be-Qetseh) del cielo, da là (mi-Sham) io li radunerò e li condurrò via verso il luogo (el-Ha-Maqom) che ho scelto per far risiedere, scendere (le-Shaken) il mio nome là.”
Alcune domande sorgono spontanee.
- Come sono finiti, trasportati con una certa energia e forza, alcuni ebrei “dentro l’estremità del cielo“, visto che Yahweh non afferma di essere lui il reponsabile di questo loro spostamento, visto che non manifesta, in questi tre versetti, alcun risentimento verso i malcapitati ebrei, ma anzi, è molto ‘tenero’ e ‘premuroso’ nell’organizzare il loro salvataggio.
- Questo luogo, posto “dentro l’estremità del cielo“, pur non essendo molto congeniale ad una vita serena degli ebrei finiti laggiù, era, in ogni caso, in grado di fornire loro un “basic life support” (Supporto base per la vita) cioè aria respirabile e temperatura sopportabile per quegli sfortunati ebrei, che erano finiti in quel luogo sperduto, visto che nessuni di essi perisce.
- Sembrerebbe, dal contesto del discorso affrontato, che, evidentemente, era possibile finire, autonomamente e spontaneamente in qualche modo, dalla Terra, in questo remoto luogo, posto agli estremi limiti del cielo, quasi involontariamente.
- L’azione di salvataggio e recupero di Yahweh, in questo sperduto luogo del cielo doveva, prima di tutto raccogliere gli ebrei, evidentemente sperduti e sparsi in questo luogo remoto, da soli od in piccoli gruppi, lontani gli uni dagli altri.
- Solamente ed unicamente dopo averli radunati, forse per comodità di trasferimento in gruppo, o forse per ignote modalità logistiche, connesse al trasporto stesso, Yahweh li può trasferire.
- Se Deuteronomio afferma chiaramente che il trasferimento è un viaggio di ritorno verso la Terra (dei padri), presumibile luogo di partenza degli ebrei stessi, Neemia, invece, tiene un atteggiamento più ambiguo, facendo ipotizzare, teoricamente, che la meta di ritorno fosse la Terra, ma senza nominarla di fatto. La dizione “Verso il luogo che ho scelto per far risiedere (scendere) il mio nome là“, infatti non esclude che Yahweh potesse decidere di trasferire gli ebrei in qualsiasi luogo adatto dell’Universo egli avesse deciso di porre le basi (per se stesso e, conseguentemente, degli ebrei al suo seguito) per una sua abitazione stanziale.
Curiosamente questi interrogativi, inerenti le riflessioni che sono sorte alla lettura di questi tre versetti, trovano un perfetto contraltare su svariati argomenti dibattuti in passato ne Le Porte degli Elohim, quali il Salmo 24, la Cosmogenesi e la Cosmologia ebraica dell’Universo, ed affermazioni miscellanee proposte da Michael Laitman e dal compianto Arie ben Nun.
La Bibbia, tanto per cambiare, conferma se stessa.
Ma questa è un’altra storia!