Gli architetti in cerca di soluzioni per una vita sostenibile nel 21° secolo stanno studiando l’antica città di Caral in Perù, una meraviglia ingegneristica costruita circa 5.000 anni fa.
I costruttori di Caral hanno creato una città con piramidi, anfiteatri scavati nella roccia, edifici antisismici e condutture sotterranee che incanalavano il vento per mantenere il fuoco acceso, tutto questo realizzato con strumenti semplici.
Caral si estende su 626 ettari e di trova su una terrazza arida che guarda sulla verde valle del fiume Supe, a pochi chilometri dall’Oceano Pacifico.
Si ritiene che sia il sito della più antica civiltà conosciuta nelle Americhe, la civiltà Caral o Norte Chico, che si sviluppò dal 3.000 al 1.800 a.C., antica quasi quanto l’Antico Egitto.
Ci sono almeno 30 siti archeologici che sono attribuiti a questa società, ognuno con strutture cerimoniali su larga scala, con piazze aperte. I centri cerimoniali si estendono ciascuno per diversi ettari e tutti si trovano all’interno di quattro valli fluviali, un’area di soli 1.800 chilometri quadrati. Ci sono anche numerosi siti più piccoli all’interno di questa zona, con complesse caratteristiche rituali su scala minore, che gli studiosi hanno interpretato come rappresentanti di luoghi in cui i leader potevano incontrarsi privatamente.
Le prime indagini sistematiche di questi siti sono iniziate negli anni ’90 e da tempo si discuteva sul tipo di sussistenza della civiltà Caral. Inizialmente si riteneva che la popolazione fosse costituita da cacciatori-raccoglitori-pescatori, persone che si occupavano di frutteti ma che si affidavano principalmente alle risorse marittime. Tuttavia, ulteriori prove sotto forma di fitoliti, polline, granuli di amido sugli strumenti di pietra e su coproliti di uomo e di cani hanno dimostrato che i residenti coltivavano un’ampia varietà di vegetali.
Nel 2015 l’Unione Internazionale degli Architetti si è incontrata in questo Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e ha firmato un documento chiamato Lettera per Caral, che celebra l’antica città come esempio di una pianificazione urbana sostenibile e di uno stile di vita in armonia con la natura.
Gli architetti di tutto il mondo si erano già incontrati ad Atene nel 1933 per firmare il manifesto di riferimento per l’urbanistica e a Venezia nel 1964 per richiedere la conservazione dei monumenti in tutto il mondo.
“Ci rivolgiamo al passato per vedere come era organizzata la civiltà 5.000 anni fa, pensando alla loro devozione nei confronti della natura, alla loro visione cosmica”, ha dichiarato Jose Arispe, uno dei principali architetti del Perù e consigliere dell’Unione Internazionale degli Architetti.
CI si stupisce delle prodezze ingegneristiche come ad esempio i condotti che venivano usati per alimentare i fuochi usati nelle cerimonie religiose e continuare a farli bruciare. Il sistema si basa su ciò che i fisici ora chiamano effetto Venturi, la riduzione della pressione quando un fluido scorre attraverso uno spazio ristretto.
“Stiamo riscoprendo il lavoro degli architetti e degli ingegneri di allora, quando ancora non c’erano strumenti come la livella o il filo a piombo. Sono lavori di alta ingegneria”, ha detto.
Gli edifici della città, che si trova in una zona sismicamente attiva, presentano anche basi flessibili chiamate “shicras” che assomigliano a grandi cesti pieni di pietre, una tecnica per ridurre al minimo i danni da terremoto.
Apparentemente gli abitanti di Caral non avevano armi né mura difensive per tenere lontani i popoli vicini.
“Era una cultura pacifica che può essere un riferimento per le generazioni future”, ha detto Arispe.
Inoltre hanno costruito la città su terreni aridi per riservare i terreni fertili all’agricoltura.
“Questa società era molto interessata a svilupparsi in armonia con la natura. Non occuparono mai la valle, non si stabilirono su terreni produttivi. I campi fertili erano divinità”, ha detto l’archeologo peruviano Ruth Shady, che ha condotto i primi scavi a Caral nel 1996 e ha portato il sito all’attenzione mondiale.
Messaggio per il mondo
Caral si trova nella Supe Valley, in una regione semi-arida a circa 200 chilometri a nord di Lima, appena nell’entroterra dell’Oceano Pacifico.
L’orizzonte è dominato da sette piramidi di pietra che sembrano illuminarsi al sole.
La città è costruita attorno a due piazze circolari scavate e le ricerche effettuate indicano che c’erano mercati regolari che attiravano commercianti da una vasta regione.
I pescatori e gli agricoltori scambiavano le loro merci con flauti fatti di ossa di condor o con conchiglie provenienti dall’attuale Ecuador per creare collane.
Sono in corso scavi per scoprire ancora di più sulla storia del sito.
La città potrebbe anche essere stata la culla del Quechua, che divenne la lingua del successivo impero Inca ed è ancora usata oggi.
“Questa è una civiltà che ha raggiunto grandezza e prestigio. Questo è il messaggio per il mondo: possiamo vivere in armonia con la natura per proteggere il pianeta e avere relazioni rispettose e pacifiche con altre culture“, ha detto Shady.
Caral fu colpito da una lunga siccità intorno al 1.800 a.C., costringendo i residenti ad abbandonare la zona. Dopo la loro partenza, la città fu sepolta dalla sabbia.
Fonte:
https://phys.org/news/2015-11-peru-ancient-city-caral-modern.html